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Il colera del 1855 a Pievequinta fece 49 vittime in meno di due mesi

Uno studio di Mauro Mariani evidenzia la tragedia vissuta dalla frazione forlivese

Il colera del 1855 a Pievequinta fece 49 vittime in meno di due mesi

Sull'ultimo giornalino del Comitato di Quartiere Pievequinta, Caserma e Casemurate (si tratta nientemeno che del 120° numero) lo storico Mauro Mariani ha pubblicato un importante articolo dove evidenzia gli effetti letali dell'epidemia di colera del 1855 nella sola Pievequinta (FC). Lo scritto prende spunto dall'attuale situazione di emergenza sanitaria creata dal diffondersi del virus Covid 19 e si basa sull'enorme mole di lavoro di informatizzazione, svolto nel corso degli anni, dei registri dei morti del cimitero nell’archivio parrocchiale di Pievequinta, da cui lo studioso ha tratto, in precedenza, molti spunti di curiosità storica per quel territorio.
 

"Non esistevano documenti, scrive Mariani, che ci spiegassero quando l'attuale cimitero fosse stato trasferito dal fianco della chiesa alla posizione attuale in via del Cipresso. Inizialmente si era ipotizzato verso la fine del 1800. Dalla rilettura dei registri cimiteriali (occorre pensare che hanno inizio nel 1596 e arrivano fino ai giorni nostri ndr), a parte piccole notiziole che sono più curiosità che veri fatti storici, ho scoperto che nel 1855 ci fu un’epidemia di colera che fece una strage di parrocchiani. 
A dire il vero l’epidemia colpì tutte le provincie con punte di mortalità piuttosto alte, prosegue Mariani, ma non ne conoscevo l’entità; la malattia iniziò a diffondersi l’11 luglio del 1855 con un caso isolato per poi esplodere il 24 luglio e cessare il 5 settembre successivo uccidendo 49 persone (cioè oltre una persona al giorno ed occorre pensare che la popolazione di Pievequinta allora ascendeva a circa 1.200 anime). Nei giorni peggiori il parroco dovette sobbarcarsi fino a 4 funerali e i defunti venivano seppelliti nella giornata stessa per la paura di diffusione del virus. 
Un particolare che fa sorridere nella sua tragicità, aggiunge Mariani, è legato al primo defunto, Andrea Bezzi, che fu colpito dal virus a cui aveva cercato di sfuggire trasferendosi nella vicina località di San Zaccaria, non potendo sapere che in quella parrocchia, alla fine, i morti sarebbero stati oltre 150".
Il parroco di Pievequinta oltre ai funerali dovette affrontare anche un problema logistico perché il cimitero di fianco alla chiesa era già saturo e non c’era più spazio, per cui pensò di utilizzare una porzione del podere parrocchiale (dove è attualmente collocato) in via del Cipresso e il 12 agosto lo inaugurò con il funerale di Maddalena Zangheri.
"Recentemente, quando sono stati fatti i lavori di deviazione dello scolo Fiumazzo di fronte ai Casetti della Chiesa, conclude Mariani, sono stati scoperti resti archeologici antichi ed alcuni recenti. Fra i resti recenti sono state trovate sul ciglio dello scolo, in angolo con la via Petrosa, alcune casse da morto accatastate l’una sopra l’altra, che contenevano le ossa di alcuni deceduti per il colera fra cui anche un ragazzo di 12 anni. Tutto questo probabilmente avvenne in quei pochi giorni in cui il cimitero a fianco della chiesa era già saturo ed il nuovo doveva essere ancora preparato".
Strana coincidenza con le problematiche attuali di alcune città in cui sono stati costretti ad accatastare le bare dei defunti in attesa della cremazione.
 


Gabriele Zelli

giovedì 23 aprile 2020