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Tre Domande a Giulia Castagni

Tre Domande a Giulia Castagni

Da Forlì, al mondo. È l’esperienza di quei giovani universitari che, dal capoluogo romagnolo, vanno all’estero per sperimentare un tipo di formazione diversa da quella nostrana. E che, così facendo, hanno una prospettiva fresca e “internazionale” sulla città e lo studio accademico. A rappresentare il dinamismo di queste giovani generazioni c’è la forlivese Giulia Castagni, ventenne iscritta al secondo anno della facoltà di lingue straniere applicate dell’Université Côte d’Azur di Nizza. Non solo libri ed esami per la studentessa, ma anche una full immersion in un’esperienza che l’ha proiettata verso la vita professionale.

Di quale progetto ti sei occupata di recente?

 

Nell’ambito del corso “Proiezione verso la vita professionale”, tenuto dal professor Gautier, ho sviluppato, insieme ad altre 4 studentesse di nazionalità diverse, “Sport en Rose”, un progetto di sensibilizzazione sul cancro al seno. Il 17 novembre, abbiamo organizzato, al castello di Nizza, un evento con due sessioni di attività sportiva – yoga e zumba – unito a una campagna informativa sulla malattia e la sua prevenzione. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con le associazioni “Sos Cancer du Sein” di Nizza, a cui sono andati i proventi della giornata, e “ESN”, che rappresenta gli studenti Erasmus. Nostro obiettivo era portare alla conoscenza dei più giovani come lo sport e un corretto stile di vita possano ridurre del 30% il rischio di tumore al seno. L’esperienza mi ha permesso di toccare con mano tutto ciò che comporta l’organizzazione di un evento, dallo sviluppo di un progetto, ai passaggi pratici come la realizzazione grafica dei volantini, la richiesta di permessi al Comune e i contatti con le realtà coinvolte. È stato molto istruttivo sperimentare le responsabilità tipiche del mondo del lavoro.

 

Quali differenze riscontri tra Università italiana e francese?

 

La facoltà che frequento sposa lo studio delle lingue straniere con quello dell’economia, un’accoppiata che in Italia non c’è. Da quanto mi raccontano i compagni iscritti in Italia, mi sembra che i loro esami siano incentrati sullo studio di enormi volumi. Il metodo di studio delle lingue che sperimento a Nizza, invece, è basato sui contenuti trasmessi a lezione e sul proprio lavoro personale sui testi da tradurre. Tranne i materiali caricati online per gli studenti, non ci sono libri di testo. Anche nei corsi di espressione orale è tutto basato sulla partecipazione e sullo scambio di idee. Negli esami ci viene chiesto di mettere in campo le nostre riflessioni e questo è molto stimolante, perché è un sistema che mira a farci crescere e sviluppare un’opinione.

 

Forlì è una città a misura di universitario?

 

Penso che le possibilità di attrazione degli studenti universitari possano essere migliorate. Mi riferisco soprattutto alla capacità di creare luoghi d’incontro per gli studenti. Nella zona vecchia di Nizza c’è molta vita e molti locali, con un grande mix di culture: in cinque metri si sente parlare spagnolo, tedesco, francese e inglese. A Forlì questa vivacità manca un po’ e resta il problema della vita fuori dalle aule. Il nuovo Campus, invece, è una vera eccellenza


Laura Bertozzi

venerdì 7 dicembre 2018