Un “brand” chiamato Romagna
Non sempre si vive di “scapaccioni”. Ogni tanti ci vuole una carezza… Troppo? Un buffetto sulla guancia… Troppo? Un sguardo benevolente… Ok. Anche perché alla lunga si rischia di diventare antipatici, saccenti, supponenti… ecc.
E allora via con la “benevolenza” di uno sguardo leggero. La riservo a una bella idea. Non nuova certamente, ma giusta, efficace, necessaria. E’ quella di “Living Romagna”. Traduzione in simultanea: Romagna da vivere, Vivendo la Romagna, Romagna dal vivo… e via traducendo, appunto. L’inglese, bisogna riconoscerlo, è una lingua più diretta, più sintetica a differenza dell’italiano (lingua figlia di Dante: morbida, dolce, suadente e sfuggente dalle mille sfumature).
Dunque “Living Romagna”, un’idea-iniziativa nata da realtà del nostro entroterra (consorzi, cooperative, strutture istituzionali, operative) con lo scopo preciso di portare e riportare sulla scena turistico-economica-culturale-sociale della Terra di Romagna quel BENDIDIO che sta a monte della Riviera. Terre straordinarie, manufatti artistici e culturali, potenze enogastronomiche e soprattutto gente che quotidianamente fa nascere e coccola tesori.
Non è il primo tentativo, beninteso. Ricordiamo il “Forliverde”, “Le strade dei vini e dei sapori”, “Non solo mare” ecc… Belle idee anche allora, ma mai portate fino in fondo. Questa volta i presupposti ci sono tutti e bisogna che questa regione che raggruppa in pochi chilometri mare, collina e montagna, diventi un blocco unico da mostrare al mondo, turistico e non, facendo con la complementarietà riviera-entroterra un solo “brand”. Firmato, appunto, “Living Romagna”. Parafrasando uno spot di successo di altri tempi: una terra da bere, mangiare, scoprire… E amare.
Leonello Flamigni
venerdì 20 aprile 2018