Stupid Verstappen
Il dilemma Red Bull
“Stupid.”
Lo si poteva leggere chiaramente nel labiale del pilota olandese di casa Red Bull, dopo il ritiro avvenuto al termine del quarto giro. Spiegazione.
Ho la macchina che sta andando in fiamme, per quale ragione volevate che facessi un pit stop? Mentre l’indice indicava veementemente la propria tempia, senza alcun intento certamente ideologico…
Pensando all’attuale momento Red Bull è stato come gettare un cerino sopra a un pavimento cosparso di benzina, nella speranza che non prendesse fuoco. Remota illusione, dopo 43 gare corse sul filo di una perfetta sindrome vincente. Stupid. Tutto qui. Ma il dubbio rimane, nella turbolenza del mare Red Bull. Nervi tesi? Occhi pallati? Testosterone a smilanta? Chi può dirlo. Finché Max tornerà a essere “SuperMax Verstappen”, come si trattasse di un personaggio di Alan Ford (voster semper voster…e chi se lo dimentica) e la prossima rottura avverrà tra 44 gare, gaudio e giubilo, felici e contenti tutti quanti. La musica però, cambierebbe radicalmente nel caso di una rottura più prossima. Diciamo nell’arco di un paio di Gran Premi. Certamente, sarebbe messo in discussione l’equilibrio tecnico di meccanismo sportivo-tecnologico pressoché perfetto. Nulla di nuovo, che lo sport non abbia già abbondantemente raccontato, anche se si tratterebbe (con ogni probabilità) di una chiusura di ciclo anticipata e del tutto imprevista da parte della Red Bull, in veste di squadra dominante. Una precoce abdicazione. Ecco di cosa si tratterebbe e sulle cui giustificazioni, sarebbe certamente più logico rifarsi a famosi dissidi interni che non a un possibile tracollo tecnologico, a fronte di una monoposto nettamente più forte rispetto al parco vetture messo insieme dalla concorrenza.
Quello sì sarebbe veramente “stupid”.
Ammesso gli altri ne sappiano approfittare.
Con la dovuta cognizione di causa.
Foto di Fabio Casadei
Emiliano Tozzi
mercoledì 27 marzo 2024