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Riapre sabato 13 aprile la Rocca di Ravaldino di Forlì

I lavori di manutenzione e restauro restituiscono alla collettività un tesoro storico della città

Riapre sabato 13 aprile la Rocca di Ravaldino di Forlì

Dopo anni di chiusura al pubblico, finalmente, la storica Rocca di Ravaldino si prepara a risplendere di nuovo nella sua bellezza originale. Sabato 13 aprile segnerà un momento significativo per la città di Forlì, poiché le porte di questo monumento storico si riapriranno, restituendo alla comunità un pezzo di storia prezioso.

Il processo di manutenzione e restauro, che ha visto coinvolti i Lavori Pubblici del Comune di Forlì, ha reso possibile il recupero di questa iconica fortezza medievale.

L'importanza di tale riapertura va oltre il semplice atto di consentire l'accesso al pubblico a un sito storico. La Rocca di Ravaldino rappresenta un simbolo tangibile della storia e della cultura di Forlì, un tesoro che ora può essere di nuovo apprezzato e condiviso da tutti.

Una volta riaperta l'area della Rocca sarà consegnata alle associazioni storiche di rievocazione medievale, permettendo a tali associazioni di avere un luogo fisico dove svolgere le proprie attività, contribuendo a ravvivare l'interesse per la storia locale e a promuovere la cultura attraverso eventi e rievocazioni.

Inoltre, la riapertura della Rocca di Ravaldino offrirà un nuovo stimolo al settore turistico locale, portando benefici economici e promuovendo ulteriormente il patrimonio culturale della città.

L'importanza di preservare e valorizzare i monumenti storici come la Rocca di Ravaldino non può essere sottovalutata. Questi siti non sono solo testimonianze del passato, ma sono anche risorse preziose per la crescita e lo sviluppo delle comunità moderne. La loro riapertura e riqualificazione non solo arricchiscono il tessuto culturale di una città, ma rafforzano anche il legame tra passato e presente, offrendo opportunità di apprendimento, scoperta e ispirazione per le generazioni future.

 

 

“La Rocca di Ravaldino in Forlì” di Marco Viroli

Il libro edito 12 anni fa dal Ponte Vecchio di Cesena è l’unico interamente dedicato all’iconica fortezza medievale

 

Dopo aver pubblicato ne 2018, con grande successo di critica e di pubblico, il volume “Caterina Sforza. Leonessa di Romagna”, sentii l’esigenza di raggruppare in un unico volume tutto il materiale raccolto su questo luogo che per anni fu teatro della vita della Signora di Forlì e Imola.

Nacque così “La Rocca di Ravaldino in Forlì” un volume unico nel suo genere, in quanto non ne esistono altri simili né attualmente in commercio né nella bibliografia dedicata agli edifici storici della città di Forlì.

In occasione della riapertura della Rocca di Caterina Sforza riporto perciò a seguire un ampio stralcio dell’introduzione al libro che le dedicai, tuttora in vendita nelle librerie e sui siti online.

 

La Rocca di Ravaldino, al pari della Piazza Grande, è uno dei luoghi della memoria di Forlì. Ancora oggi assai imponente, un tempo questa fortezza lo era ancor di più, difesa da possenti rivellini che si estroflettevano dalla struttura principale, cinta tutt’intorno da una rete di ampi e profondi fossati.

Davvero impressionante doveva essere il colpo d’occhio per chi vi si appropinquava. La rocca sorgeva nella parte più elevata della città, da sempre consacrata alla sua difesa. Da qui erano facilitati gli avvistamenti degli eserciti nemici e, al tempo stesso, si riusciva a dominare il centro abitato, da dove potevano giungere attacchi intestini imprevisti. La zona era di importanza strategica perché posta a difesa di una delle porte principali di accesso alla città dal lato della collina.

In definitiva furono poco più di trent’anni (dall’edificazione, iniziata nel 1471, alla caduta del Valentino, nel 1503) a creare il mito della Rocca di Ravaldino. In questo breve lasso di tempo il fortilizio subì tre assedi: il primo, nel 1480, dopo la morte di Pino III Ordelaffi; il secondo nel 1488, all’indomani dell’assassinio per mano dei fratelli Orsi di Girolamo Riario; il terzo a cavallo tra gli ultimi giorni del 1499 e il 12 gennaio 1500 da parte di Cesare Borgia e del suo esercito.

Se questi muri potessero parlare racconterebbero di un passato glorioso, di un tempo oramai remoto, in cui anche Forlì si trovava al centro della vita politica della penisola. Un periodo in cui la Romagna era area di importanza cruciale e la sua difesa era costituita da una rete di castelli, rocche, fortilizi, rivellini, mura, fossati, tra i quali Ravaldino era considerato uno dei più rilevanti.

Ogni giorno ci capita di passare distrattamente di fianco a edifici e monumenti senza nemmeno più accorgerci della loro esistenza. Al tempo stesso, percorriamo strade che se potessero raccontare le storie di chi le ha costruite o di chi le ha percorse ci lascerebbero allibiti.

Chi siamo, dove andiamo, sono interrogativi ai quali non riusciamo a dare una risposta. Abbiamo però almeno l’obbligo morale di conoscere le nostre radici, di avere coscienza che tutto ciò che ci circonda non è piovuto dal cielo, ma è stato pensato e voluto da chi ha calpestato questo suolo prima di noi e l’ha lasciato perché potessimo goderne e servircene.

Conoscere la storia del territorio in cui si vive può agevolare l’integrazione e la condivisione. Aiutare chi viene da fuori a comprendere perché oggi siamo quelli che siamo è un dovere di tutti. Il mondo attuale è in continuo impercettibile cambiamento, creare un futuro senza avere coscienza del passato potrebbe contribuire a generare mostri, al pari del “sonno della ragione”.

 


Marco Viroli

venerdì 5 aprile 2024

ARGOMENTI:     forlì