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Effetto Tunnel

Effetto Tunnel

Bentornati nello spazio dedicato alla sicurezza.

Metti caso, una mattina, di fretta. Sarà capitato a molti: ti trovi in strada, al volante, con uno o più bambini nei seggiolini posteriori le cui lezioni a scuola inizieranno entro pochi minuti, i pensieri della giornata lavorativa che già si affastellano in mente come una ruota impazzita che non si può fermare, il traffico (Dai! Ma state ancora dormendo?) che sembra creato apposta per rallentarci proprio quando abbiamo più fretta, ed il tempo, inesorabile, che scorre e mira a farci partire in ritardo, a farci cominciare la giornata già con il piede sbagliato.

Come forse capita in altri momenti, magari all’uscita da scuola, quando l’ansia di non arrivare per tempo ci fa venire in mente gli sguardi severi delle insegnanti che aspettano solo noi per poter terminare la propria giornata lavorativa. O ancora alla sera, quando è giunto per noi il momento di terminare la giornata produttiva e rilassarci, cenare, magari con quella famiglia che abbiamo scaricato di fretta al mattino di fronte alle scuole.

Poeti direbbero che l’ansia della meta ci nega il piacere del viaggio.

La psicologia conferma che l’orientamento esclusivo ad un particolare ci impedisce di vedere correttamente la realtà che abbiamo incontro. La fisiologia dell’occhio aggiunge che uno degli effetti dell’adrenalina (rabbia, paura, è dilatare le pupille (più luce per gli occhi) e la contrazione della muscolatura intorno agli occhi (migliore messa a fuoco al centro, e perdita visione periferica).

In questi momenti perdiamo non solo fisicamente la capacità di attenzione intorno a noi: vi è mai capitato di trovarvi al telefono mentre siete bloccati nel traffico? La conversazione è stata efficace come quando ci si trova calmi, seduti e concentrati su quello che dobbiamo dire?

La concentrazione esclusiva su noi stessi genera conseguenze mostruose: in questi giorni (21 gennaio) una ventisettenne è stata denunciata per fuga ed omissione di soccorso dopo aver travolto un pedone in zona stazione ed essere fuggita, ma scorrendo un indietro arriviamo al 22 dicembre, solo un mese prima, per trovare un fenomeno identico.

Questo egoismo di sguardo ci impedisce di osservare gli altri, che probabilmente hanno subìto già conseguenze peggiori, e gli sviluppi di questo disinteresse al mondo esterno sono spesso drammatici.

Guarderemo insieme cosa questo “egoismo cognitivo” genera nella vita: in strada, nelle relazioni lavorative e personali e sui social.

Aspetto sempre commenti e considerazioni, se volete, all’indirizzo: michele.donati.sicurezza@gmail.com.

Auguro a tutti una settimana sine cura.

 


Michele Donati

giovedì 23 gennaio 2020