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Egoismo cognitivo

Valutare la realtà nella sua interezza

Egoismo cognitivo

Bentornati nello spazio dedicato alla sicurezza.

Ci siamo lasciati, una settimana fa, parlando di egoismo cognitivo e delle distorsioni che può creare, concentrando tutta la nostra attenzione su un solo particolare e sfocando tutto il resto, così che per noi sia solo uno sfondo indistinto.

Questo ci impedisce di valutare la realtà nella pienezza dei suoi fattori e ci rende, di fatto, incapaci di leggere correttamente le situazioni.

Porto un esempio terribilmente recente: tangenziale di Forlì, corsia di marcia, un’auto si avvicina per sorpassarmi. Un’altra automobile emerge dalla rampa di immissione, ignora lo STOP, prosegue nella corsia di accelerazione e si lancia in corsia di marcia a pochi metri da me, nonostante ripetute segnalazioni con gli abbaglianti ed avvisi acustici con il clacson. Inchiodo per evitare la collisione, attendo il momento giusto per il sorpasso, lo effettuo. Da quel momento, l’auto dietro di me si posiziona a distanza pericolosamente breve dalla mia auto, sfanala insistentemente, ed al suo interno una persona gesticola con veemenza nei miei confronti.

Proseguo nel mio percorso uscendo dalla tangenziale e mi trovo poi fermo ad un semaforo rosso.

Il passeggero del veicolo che ha continuato a seguirmi, scende e, con piglio minaccioso, si avvicina al mio sportello, urlandomi contro tutta la sua frustrazione, accusando me di aver avuto atteggiamento aggressivo e sfidandomi a scendere dall’auto.

Ammetto, sono umano, ed il primo istinto è stato proprio quello di scendere.

Prima, però, ho deciso di guardare nel retrovisore chi si stesse avvicinando, in quanti, armati con cosa, perché non puoi mai sapere chi ti trovi davanti.

La furia si è spenta in un momento: di là dal finestrino è comparso un uomo tutt’altro che minaccioso. Avrà avuto una sessantina d’anni, non particolarmente alto ed imponente, visibilmente fuori forma fisica, nulla nelle mani.

Ho ascoltato le sue urla mentre mi diceva che non avevo il diritto di suonare e sfanalare per evitare il pericolo, ed ho taciuto per non alimentare ancora la bestia che gli stava dilaniando il petto. Mentre si allontanava, ho pensato a cosa sarebbe successo se avessi ceduto alla mia aggressività. Pongo a ciascuno dunque la domanda: non stiamo esagerando con l’aggressività nei nostri comportamenti? Stiamo cedendo il passo a bestie che non sono più in grado nemmeno di vedere l’assurdità di certe situazioni?

Non è forse un pericolo quello cercato? A che pro?

Aspetto sempre commenti e considerazioni, se volete, all’indirizzo: michele.donati.sicurezza@gmail.com.

Auguro a tutti una settimana sine cura.

 


Michele Donati

giovedì 6 febbraio 2020