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Decreto sicurezza

Decreto sicurezza

Bentornati nello spazio dedicato alla sicurezza.

Continuiamo ad analizzare questioni inerenti il decreto Salvini ed il dibattito che da una parte lo ritiene un grande bonus per la sicurezza, dall’altra un grande pasticcio che creerà problemi.

Ci siamo lasciati parlando in particolare di inserimento lavorativo in detenzione come misura opposta alla proposta di togliere residenza (quindi possibilità di un lavoro in regola, per farla breve) a chi commetta un reato

Il confronto è impietoso: permettere di imparare un lavoro, di imparare il senso del lavoro, a chi si trova a scontare una pena carceraria, riduce in modo drastico la recidiva. Ovvero: possiamo insegnare ad essere dei bravi cittadini (la funzione rieducativa della pena sarebbe sancita dal nostro ordinamento, non a caso Vigilando, Redimere era il motto del Corpo degli Agenti di Custodia fino al 1990), a patto che accettiamo che tutti possono impararlo.

Giunti a questo punto resta da chiederci se ci interessa ottenere un miglioramento della sicurezza reale o se vogliamo continuare a muoverci con i pregiudizi ed il tifo da stadio.

Non è con chiacchiere da bar o boutade da Social Network che si fa sicurezza, ma con un’analisi attenta delle azioni messe in campo e dei risultati che esse hanno portato nelle realtà dove si sono applicate.

Non esiste partito, movimento, associazione che possa fare sicurezza senza studiare nel concreto come le azioni intraprese modifichino l’ambiente. La sicurezza è una scienza applicata, non una disciplina teorica al di fuori dei contesti reali.

Pare invece che le proposte politiche (da molti anni, non l’ultima o le ultime due appena) abbiano privilegiato più la giovane età, i volti nuovi, la presenza in televisione o sui Social Network rispetto a preparazione, competenza ed impegno nello studio dei casi concreti. Abbiamo bisogno che torni una classe dirigente preparata, che ritenga il proprio incarico politico non come un punto di arrivo, ma come il punto di partenza per un lavoro al servizio del Paese.

Qual è il problema di fronte al rischio di dichiarazione di incostituzionalità di questa legge? Che venga annullata nelle sue parti incostituzionali, lasciando buchi che avranno bisogno di rattoppi, lasciando creature  a metà (come successe nella riforma costituzionale bocciata a mezzo referendum), situazioni nebulose, dove l’incertezza della legge crea aree di interpretabilità troppo ampie, situazioni di insicurezza.

La fretta non è mai una buona consigliera quando si guida il futuro delle persone.

Auguro a tutti una settimana sine cura.

 


venerdì 8 febbraio 2019