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Bullismo

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Bullismo

Bentornati nello spazio dedicato alla sicurezza.

Genitori, insegnanti, adulti che gravitano intorno al mondo dei ragazzi sanno cos’è il bullismo? E noi? Con queste domande ci siamo lasciati: cominciamo a costruire una risposta.

Il termine “bullismo” innanzitutto è traduzione letterale dell’inglese “bullying”, che indica il fenomeno delle prepotenze tra pari in un contesto di gruppo. Definiamo bullismo una lunga serie  di incidenti, anche piccoli e poco significativi, che comporta la sottovalutazione, la critica anche volgare, il disprezzo violento del soggetto o dei soggetti che ne sono bersaglio.

La vittima di bullismo è sempre un elemento debole, declinato in qualunque accezione.

Sottolineo subito però che, se osserviamo un soggetto aggressivo in senso fisico nei confronti dei compagni, prima di isolarlo e stigmatizzare il suo comportamento è indicato approfondire l’osservazione: in numerose ore passate in scuole di ogni grado con laboratori eterogenei e legati a materie ed attività molto diverse, è emerso spesso che il soggetto aggressivo fosse in realtà vittima di atteggiamenti di esclusione (in forme più o meno intense, strutturate e gravi) da parte dei  compagni. Nelle forme più gravi ed intense questo fenomeno si chiama bullismo indiretto.

In ogni declinazione del bullismo troviamo tre caratteristiche sempre ricorrenti: reiterazione, asimmetria di potere, intenzionalità.

Partiamo dall’ultima: il comportamento aggressivo e lesivo della dignità tipico del bullismo viene messo in atto consapevolmente, con chiara volontà intimidatoria o intento di danneggiare.

Per asimmetria di potere si intende la differenza tra aggressore ed aggredito; questa può essere determinata da una diversa forza e fisicità, dall’età differente, dalla numerosità del branco o da altre condizioni contingenti. La vittima sperimenta un senso di impotenza che sorge dall’incapacità di difendersi in modo efficace.

La sistematicità è infine la ripetizione prolungata nel tempo dell’atteggiamento o degli atteggiamenti aggressivi nei confronti della vittima.

Nell’asimmetria di potere che preclude la possibilità di difendersi in modo efficace troviamo l’esempio precedente del ragazzino che diventa aggressivo in modo fisico perché non trova altra via per rispondere agli atteggiamenti di esclusione o dileggio dei compagni.

Il tema è ancora ampio: se mi concedete, continueremo a sviscerarlo insieme fino ad avere qualche strumento nelle mani per affrontare con efficacia eventuali situazioni critiche.

Auguro a tutti una settimana sine cura.

 


Michele Donati

giovedì 20 giugno 2019