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Thundervolt

La moto elettrica che non c’era

Thundervolt

Tre anni fa Loris Reggiani, Giuseppe Sassi e Bruno Greppi si sono inventati la Thundervolt, una moto elettrica che sta incontrando il consenso degli appassionati.

È nata da una necessità - spiega lo stesso Reggiani -. Al circuito Galliano Park di Forlì serviva una moto elettrica e silenziosa per evitare problemi coi vicini e ce la siamo inventata perché una moto così non esisteva

Poi la cosa si è evoluta, e grazie all’appoggio di Cristian Farinelli della Federazione Motociclistica Italiana, oggi esiste anche un campionato monomarca Thundervolt. Gli inizi non sono stati facili, ma Reggiani ha fiducia nel futuro: «All’inizio i posti dovevano essere 12, ma a causa del lockdown alcuni si sono tirati indietro e altri hanno perso gli sponsor. Alla fine siamo riusciti a coprire soltanto 8 posti, ma in fin dei conti è stato meglio così perché il primo anno nasconde sempre dei problemi tecnico-organizzativi e non sarebbe stato facile gestire 12 piloti. Comunque la prima stagione è andata bene, siamo il primo trofeo a livello mondiale per quanto riguarda le moto elettriche, pertanto vogliamo proseguire

Il campionato si è sviluppato su 10 gare divise in 5 tappe e ha visto alla partenza anche delle ragazze.

Vanno anche forte - afferma Reggiani -. Serena Boschetti si è aggiudicata una sella per il campionato vincendo il contest del Galliano Park a giugno

Ma Reggiani dedica un pensiero anche alla Moto GP, mai come quest’anno difficile da interpretare: È il campionato più pazzo che abbia mai visto - afferma -. Le moto non sono competitive su ogni circuito e la colpa sembra essere delle gomme. In questa situazione Marquez avrebbe dominato molto più che gli altri anni, perché è il migliore a gestire i problemi della moto. Ma se uno cade e si fa male, la colpa è anche sua e lui forse lo aveva dimenticato.

E Dovizioso?

Credo che sia in crisi psicologica. Anche quando va male, di solito è tra i primi della Ducati. Vederlo dietro a tutte le altre moto della stessa marca mi fa pensare che il problema non sia soltanto tecnico, ma anche psicologico.

Foto Fabio Casadei


Stefano Pece

lunedì 5 ottobre 2020