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Intervista a Libertas Nuoto

Ieri stile libero, oggi con stile sul divano

Intervista  a Libertas Nuoto

La cifra tonda solitamente piace, ma questo 2020 ci conferma che le corrispondenze numeriche del calendario non sono altro che superstizioni, è un anno difficile quello che stiamo affrontando e portando a termine. Per dar voce alle realtà locali, anche stavolta, Diogene intervista Lino Casadei, presidente Libertas Nuoto di Forlì-Cesena.

 

 

Dopo gli ultimi d.p.c.m., siete riusciti ad organizzare l’attività in maniera alternativa?

 

Per i corsisti e per coloro che frequentano la corsia libera, purtroppo non ci sono state alternative. Solamente l’agonistica ha ancora la possibilità di allenarsi, ma non comprendo appieno il motivo che permette ad una tipologia di atleti di allenarsi in sicurezza e ad un’altra invece no…

 

Quale è stata la reazione dei vostri allievi a questo secondo lockdown?

I nostri corsisti stanno aspettando. Siamo consapevoli del loro desiderio di tuffarsi nuovamente delle nostre vasche appena sarà possibile. In questo lieto attendere reputo sia la maggioranza, anche se è presente anche una minoranza che, presa da una psicosi irrazionale, ha deciso di non venire già da prima della chiusura effettiva delle nostre strutture. Mi riferisco in particolar modo ai genitori che hanno evitato di portare i figli ai nostri corsi, questo nonostante fossero ben più “pericolose” e meno controllate le situazioni nelle scuole e nei centri commerciali.

 

Quali provvedimenti suggerireste al governo?

Non spetta a noi dare suggerimenti, non ne abbiamo le competenze. Possiamo solo far notare che non c’è stato nessun caso di COVID in acqua. Il distanziamento è stato infatti mantenuto dall’ingresso nella struttura, passando dagli spogliatoi, fino all’immersione in acqua; abbiamo limitato la presenza massima di sette corsisti per corsia, con la mascherina che veniva sempre indossata e tolta solo non prima dell’immersione; gli istruttori utilizzavano i dispositivi di protezione individuale per l’intera durata del proprio turno di lavoro; gli effetti personali venivano sempre posti all’interno di sacchetti e messi dentro agli zainetti.

 

Lo Stato in qualche modo vi ha aiutati?

L’aiuto dello Stato è stato piuttosto esiguo: per il primo lockdown € 800 ed ora la medesima cifra. Chiaro che aiuti del genere non bastano per le bollette che continuano ad arrivare.

 

Vuole fare un’ultima considerazione da condividere con i lettori di Diogene ?

Auguro che tutto torni alla normalità al più presto e che le famiglie portino i loro bambini in piscina dove possono staccare per un’ora al giorno dagli schermi e dalle distrazioni.

 


Bruno Pierre Bezerra Marques

venerdì 20 novembre 2020