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AVIS Comunale Forlì e Valori umanitari universali al tempo della pandemia

Intervista a Valdemaro Flamini Presidente Avis Comunale Forlì e al Dott. Marco Gentile Direttore unità di raccolta

AVIS Comunale Forlì e Valori umanitari universali al tempo della pandemia

Durante l’emergenza sanitaria Diogene News si è preoccupato di intervistare AVIS Comunale Forlì. Per l’intervista il Coadiutore Amministrativo Agirelli Alessandra ci ha aiutati a contattare Valdemaro Flamini e Marco Gentile, rispettivamente il Presidente dell’associazione e il Direttore dell’unità di raccolta locale (UDR). Non solo, Agirelli ha caldamente invitato noi e i futuri donatori a usufruire del materiale storico e informativo sul loro sito.

 

Per coloro che non lo sanno, AVIS sta per Associazione Volontari Italiani del Sangue, organizzazione che persegue esclusivamente finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociali – quindi valori umanitari universali- senza scopo di lucro attraverso la raccolta e la donazione del sangue.

 

La Storia

Nel 1935 Ugo De Castro, primario appena arrivato a Forlì, volle iniziare tecniche trasfusionali allora ancora poco diffuse. Dall’iniziativa del primario, il 1936 vide 45 pionieri fondare la sezione dei donatori. Ancora oggi in via Giacomo Della Torre 7, nella storica palazzina dell’AVIS, si possono leggere i nomi dei fondatori. Nel ’56 avvenne la prematura scomparsa della promessa motociclistica Erio Casadei. Esattamente due anni dopo, il 6 marzo, venne posata la prima pietra della sede AVIS voluta dalla famiglia Casadei. Ancora oggi, a testimonianza di quel gesto memorabile, è possibile ammirare il grande affresco di Maceo e il busto in memoria di Erio.

Perché donare.

Basti pensare che senza i donatori di sangue non ci sarebbero i trapianti, si può aggiungere che donare può salvare la vita a molti bambini affetti da malattie ematologiche così come molte persone con gravi emorragie causate da incidenti; se ciò non dovesse essere abbastanza per motivare i potenziali donatori, è bene sapere che donare periodicamente, soddisfatti i requisiti, garantisce un controllo costante del nostro stato di salute attraverso le visite sanitarie e gli accurati esami di laboratorio.

Intervista a Valdemaro Flamini Presidente Avis Comunale Forlì

Durante il primo e il secondo lockdown avete fermato l’attività di raccolta?

 

 

Raccolta alternativa? Noi non ci siamo mai fermati e abbiamo sempre svolto scrupolosamente le nostre attività. Parrà strano, ma tra aprile e maggio, periodo nel quale siamo soliti fare appello ai donatori per le donazioni, non abbiamo fatto nessuna richiesta. I donatori sono sempre solleciti, ma quest’anno lo sono stati molto di più.

I donatori hanno espresso dubbi circa la sicurezza dell’ingresso in una struttura ospedaliera?

I donatori hanno preso la novità nella regolarità. In genere sono persone coscienziose che si tengono informate, sapevano e sanno che per l’intera procedura abbiamo assicurato il massimo della sicurezza. È questa consapevolezza, unitamente al senso civico, che ha spinto donatrici e donatori nel Centro di Raccolta del Sangue o al Centro Trasfusionale senza timori.

Come avete comunicato con i donatori durante le restrizioni che ci hanno costretti a casa?

Nulla è cambiato per noi sotto questo aspetto. Nei momenti peggiori della pandemia abbiamo comunicato attraverso il nostro sito e mediante comunicati stampa. C’è stata un’alta percentuale di prenotazioni, e dico prenotazioni perché quest’anno è diventato obbligatorio prenotarsi per donare e recarsi nella nostra sede o nel CRS. Possiamo dire che abbiamo comunicato meno del solito ma non risultati migliori: non avendo fatto proselitismo abbiamo comunque avuto più donatori rispetto al 2019, tra chi aveva spesso e i nuovi donatori (+80).

Quali provvedimenti suggerirebbe al governo in merito alla gestione sanitaria?

Nessuno. Le restrizioni e i protocolli ci vengono dati dall’alto, in modo gerarchico, al basso. Noi siamo un’associazione di volontariato che si limita ad eseguire le direttive dell’AUSL della Romagna che a sua volta segue le indicazioni nazionali.

Vorrebbe dire un’ultima cosa ai lettori di Diogene New?

Invito i lettori di Diogene News a informarvi sulle donazioni e sulle prenotazioni. Troverete tutto sul sito AVIS Comunale Forlì.

 

 

 

Intervista al Dott. Marco Gentile Direttore unità di raccolta

Per la quantità di sangue come vi gestite?

È l’AUSL della Romagna a indicarci il quantitativo da raggiungere ogni volta. C’è un preciso board che determina la politica per mantenere il fabbisogno generale. Si fa una raccolta a discesa: si soddisfano le esigenze regionali, poi provinciali, fino ad arrivare alle singole unità. È chiaro che fra queste c’è collaborazione. Ottemperiamo l’obiettivo (quantità) per gruppo sanguigno.

Quanto vi durano le sacche raccolte se non le utilizzate nell’immediato?

Per mantenere il fabbisogno di sangue di un gruppo generico che chiameremo X dobbiamo stare attenti a mantenere la giusta quantità di riserva per evitare sprechi. Le sacche durano per un massimo di 120 giorni, da queste ricaviamo anche elementi quali piastrine e plasma per specifici scopi terapeutici. Il problema non si pone per il plasma: per questo l’Italia non è autosufficiente e questo una volta congelato vale per due anni.

 

Cosa ci può dire in merito al plasma?

 

La sacca del plasma è ottenuta per centrifugazione, è ciò che permette al sangue di fluire. Il concentrato classico è il risultato di 5/6 donatori differenti. Invece, su base di richieste specifiche X di immunodepressi proviene dal singolo donatore, questo processo si chiama plasmapiastrinoaferesi e dura 40 minuti contro i 10 minuti della donazione del sangue.

Ci sono state differenze rispetto agli anni precedenti al Covid?

La raccolta è stata rallentata poiché è stato limitato l’accesso nel centro di raccolta. Per contro abbiamo aumentato l’orario di raccolta. C’è stata una diminuzione di richiesta di sangue durante i lockdown, ma poi con le riaperture è aumentato nuovamente il fabbisogno.

Ci può spiegare in che modo assicurate la tutela dei lavoratori e dei donatori?

A seguito del Covid sono stati creati protocolli di tutela. Oltre ai dispositivi di protezione individuale quali mascherine, visiere, cuffie copricapo, gel disinfettante; oppure alla riduzione della contemporaneità di più donatori al centro di raccolta, l’igienizzazione continua della sala di aspetto e di ristoro, come anche l’igienizzazione immediata di ogni poltrona ad ogni donazione; ci siamo muniti di mascherine da fornire a coloro che si presentano con mascherine artigianali (quindi inadeguate). Non terminano qua le precauzioni adottate quest’anno, infatti, nonostante la misurazione obbligatoria della temperatura all’ingresso dell’ospedale e l’igienizzazione delle mani, ci siamo adoperati per fare un doppio controllo ai donatori; si riporta la temperatura nel questionario e si domanda se ci sono stati contatti, sintomi e rientri dall’estero, una sola risposta positiva implica la sospensione del donatore e l’allontanamento immediato dall’ospedale. Per chi ancora non crede che le nostre procedure siano sufficienti, riferisco delle domande eseguite dagli operatori il giorno della prenotazione, il giorno precedente alla donazione si ripetono le domande relative ai rischi di contagio al fine di tutelare i donatori, i lavoratori e la sacca stessa; agli operatori misurano la temperatura all’ingresso e nuovamente prima di entrare in servizio.

 

Vuole dire un’ultima cosa ai lettori di Diogene News?

Vorrei informarvi in merito alla diminuzione delle nascite nel periodo Covid. La natalità era già bassa, ci aspettiamo una carenza di donatori nel futuro. Si può essere donatori al massimo fino ai 70 anni, analizzando la percentuale della popolazione locale dei donatori che si aggira tra i 20 e i 55 anni contiamo una percentuale del 7% fra gli uomini e del 4% fra le donne. Per evitare questo disastro, nel futuro immediato, abbiamo intenzione di aumentare il numero dei donatori almeno del 3%. Per questo intendiamo essere capillari, è urgente.


Bruno Pierre Bezerra Marques

venerdì 11 dicembre 2020