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Le interviste di Diogene

Intervista a Gabriele Nervegna titolare Cartolibreria Puf Puf

Le interviste di Diogene

L’Emilia-Romagna è passata pochi giorni fa da zona arancione a zona gialla. Molte attività hanno tirato su le saracinesche per riprendere l’attività nei fine settimana a patto di mantenere un limitato numero di persone all’interno dei negozi per un breve periodo di tempo. Pertanto, il sabato e la domenica, i grandi centri commerciali di grandi dimensioni che creerebbero potenzialmente assembramenti in spazi chiusi non riaprono, per ora. Ma ci sono casi limite al quale nessuno pensa e intendiamo dare voce all’appello di Gabriele Nervegna titolare di un’attività nel Centro Commerciale Curiel a Forlì.

Ci vuole spiegare il motivo che le impedisce di tenere aperta l’attività il fine settimana?

 

Le leggi sugli agglomerati commerciali ci classificano come i grandi centri commerciali chiusi, ma noi siamo un centro commerciale a cielo aperto, quale sarebbe la differenza tra noi e Piazza Saffi? o le vie del centro? nessuna! Però mentre siamo obbligati a restare chiusi, le altre attività che non hanno nulla di diverso in fatto di sicurezza restano aperte, mentre i clienti si accalcano per le vie del centro.

 

Ha tentato soluzioni alternative?

 

Mi sono rivolto alle associazioni di categoria, ma non hanno risolto nulla, anzi dubito che abbiano tentato di fare alcunché. Noi del Centro Commerciale Curiel abbiamo pensato anche di tenere aperto, non è però una buona idea: se ci provi arriva una multa da 400 euro e se sei recidivo ti tolgono la licenza e sei costretto a chiudere. Il decreto regionale limita persino il sindaco al quale mi sono rivolto personalmente, quindi anche questo tentativo è risultato inutile. Non so a chi rivolgermi per salvare la mia attività.

 

Cosa si aspetta dal Governo?

 

Mi aspetterei del buon senso, ascolto per i piccoli realtà che vengono lasciate affondare e una possibilità minima di manovra per tenere aperto nel finesettimana nel periodo più redditizio dell’anno. Andrebbero anche protocolli più severi da rispettare, anche se più restrittivi di così non possono essere, ma qualcosa si deve fare. Questa legge è assurda, è stata impostata male. Non ho nessuna garanzia, se dovesse arrivare dal Governo un ristoro di qualche tipo, visto le cifre ridicole che rimborsano, non risolverei nulla. I fornitori vogliono giustamente essere pagati.

 

Come vorrebbe concludere il suo appello?

 

Chiedo a chiunque legga questa intervista consiglio e supporto su come fare per uscire da questa situazione e continuare a lavorare. Come faccio a pagare gli ordini se non pago? Quale asso nella manica mi rimane per uscire da questa ingiustizia dove alcuni chiudono nei giorni più propizi mentre altri fatturano e continuano a galleggiare per motivi totalmente arbitrari?

 


Bruno Pierre Bezerra Marques

venerdì 11 dicembre 2020