Diogene Annunci Economici

Cosa cerchi?

Primo Piano - Diogene Annunci Economici Forlì

PANDEVILLE. Il libro che non avrei mai voluto scrivere.

Con e di ROB ARGNANI

PANDEVILLE.  Il libro che non avrei mai voluto scrivere.

PANDEVILLE è un libro di confine; confine fra sogno e realtà; confine fra l’incubo e la meraviglia di un mondo nuovo.  PANDEVILLE è stato scritto sulla sottile linea di confine che divide le province di Forlì e Ravenna. I sessantanove giorni della quarantena sono stati trascorsi in completa solitudine in un vecchio casolare semiabbandonato  e per dare un senso a tutto quello che stava accadendo, ho iniziato a scrivere.

 

D- Perché PANDEVILLE?

R- La Città Della Pandemia? Perché questo libro è stato scritto durante l’isolamento causato dalla pandemia nei primi mesi dell’anno 2020 e siamo stati obbligati a conoscere la città e gli spazi in maniera differente.

D- Un’esperienza difficile...

R- Ai limiti, per molti. E non sto parlando solo del numero delle vittime ma anche delle ripercussioni psicologiche che questo tipo di situazione presenterà in futuro soprattutto per i più piccoli.

 

D- Veniamo al protagonista del libro. 

R- Il protagonista di Pandeville è Luca, un bambino di otto anni che suo malgrado si ritrova ad essere rinchiuso in casa per 69 giorni e per sopravvivere è costretto ad inventare all’interno della sua camera un mondo che confonde il reale con la realtà virtuale del videogioco, gli amici immaginari e la mancanza della scuola.

 

D- Si rischia di impazzire...

R- No. Se si è dei bambini e si ha la fantasia per affrontare un periodo di grandi cambiamenti. La sua famiglia è già ai margini ma lo stravolgimento della quotidianità impone di rivedere le proprie priorità. Il problema degli adulti è che hanno smesso di giocare e prendono tutto troppo seriamente non creandosi delle alternative.

D- Quindi c’è una descrizione dei sentimenti?

R- Io sono una guida di mountainbike e le persone come me sono più preparate alle situazioni improvvise. Il panico non è un buon compagno di viaggio come la paura che alle volte si ‘siede’ accanto a Luca nel sedile posteriore dell’auto. Ovviamente la nuova situazione porta ad un disequilibrio, ma in bicicletta si ritrova sempre un allineamento per poter andare avanti. Quei giorni sono stati momenti di silenzio molto lunghi e ai quali non siamo più abituati ma ci hanno anche insegnato a saper riconoscere l’indispensabile dal superfluo.

D- Bello. La scrittura come terapia, quindi?

R- È sempre stato così. Con la differenza che per questo libro, la terapia della narrazione ha visto affiancarsi l’arte pittorica (è un libro illustrato in B/N) che ha portato alla realizzazione di quadri che compaiono all’interno del libro e che sono stati creati dall’amico e pittore Massimo Proli di Forlì. I capitoli sono stati scritti sempre e solo nelle giornate di martedì (‘... è un eterno martedì sempre...’) e nello spazio che intercorreva fra una settimana e un’altra, mi sentivo con Massimo che intanto aveva disegnato qualcosa. Questo ‘metodo’ ci ha dato un obiettivo e una soluzione per combattere la paura. Nel libro abbiamo lasciato la stessa scansione temporale: un racconto, un disegno, un racconto e un disegno così fino a completare l’opera con 15 capitoli.

 

D- Il linguaggio del libro è piuttosto semplice. Una scelta? È una lettura per tutti?

R- Pandeville è una favola e come tale deve essere letta senza la presunzione di insegnare nulla. Peccato però che nella realtà sia un incubo e questo inevitabilmente porterà il lettore ad un cortocircuito che lo porterà a riconsiderare la sua situazione di vittima. Come tutti i libri che parlano della realtà delle cose si presta a diversi piani di lettura. Anche se secondo me i protagonisti principali non sono Luca e la sua famiglia ma altri.

D- Cioè...?

R- La malattia, la città e il silenzio.

Come nel gioco degli scacchi, Luca è solo uno dei giocatori ma qualcosa di molto più grande e spaventoso sta giocando con lui. 

D- Inquietante sotto tutti i punti di vista.

R- Non è un libro di paura e nemmeno di commiserazione. Si sorride molto e con educazione di fronte alle soluzioni adottate dal protagonista.

D- Cosa manca?

R - La Natura. 

Secondo me, manca un approccio diverso ad una situazione nuova e alla quale siamo arrivati impreparati. Ho sempre creduto che la più grande qualità dell’essere umano fosse l’adattabilità. Non so, forse la troppa tecnologia che avrebbe dovuto aiutarci, ci ha sopraffatti e ci ha incancreniti fino al punto di richiuderci dentro la nostra paura. Ci siamo addormentati credendo che la nostra casa fosse al sicuro. Troppi morti e troppa disperazione. PANDEVILLE è il mio piccolo contributo ad una strage annunciata e che ho scritto con forte senso di responsabilità e senso di appartenenza come essere umano ancor prima che come autore.

 


Redazione Diogene

martedì 15 dicembre 2020