Vecchiazzano
Brevi cenni storici
A una manciata di chilometri da Forlì, tra i fiumi Rabbi e Montone, che si congiungono poco più avanti verso il capoluogo, sorge la frazione di Vecchiazzano, in origine un borgo rurale, composto da alcune case raccolte attorno alla chiesa e altre sparse nella campagna. Non mancavano la scuola, la “bottega” degli alimentari, il barbiere, il fabbro, i circoli dei partiti politici. Alla fine dell’800 la popolazione era di 724 abitanti, divenuti circa 1.300 nel censimento del 1931. Ora sono più che raddoppiati, superando i 3.800 nel 2014.
Vecchiazzano, il cui nome sembra sia derivato dal fondo agricolo appartenuto a un tal Veclezio, patrizio romano, è abitato da tempo immemorabile, sicuramente dal Neolitico, come testimoniano i ritrovamenti di sepolture e di materiali preistorici. All’Età del Bronzo risalgono i reperti del sito della Bertarina, alla confluenza dei fiumi Rabbi e Montone.
Nel Medioevo è documentata la pieve di San Nicola a Vecchiazzano, come facente parte del plebato di San Martino in Strada. Entrambe entrarono nel 1160 nei possedimenti dell’Abbazia di San Mercuriale.
Villa Veclazani è citata nella Descriptio Provinciae Romandiolae, redatta nel 1371 dal cardinale Anglico de Grimoard, una sorta di censimento dei luoghi, delle persone e delle capacità contributive del territorio romagnolo.
Sono sedici i focolari di Vecchiazzano censiti da quella che viene considerata la più importante fonte di informazioni del nostro territorio nel XlV secolo.
I “focolari” erano i capifamiglia dotati di un minimo di capacità contributiva, non si sa esattamente quante persone potessero essere inserite in un “focolare”, si pensa mediamente a 8/10 persone, quindi si potrebbe calcolare una popolazione di Vecchiazzano di circa 130/160 persone, un numero ovviamente ipotetico.
Con un balzo di diversi secoli, durante i quali Vecchiazzano ha condiviso le sorti del capoluogo Forlì, giungiamo al 1900. Gli avvenimenti di questo periodo poggiano le loro basi nel secolo precedente, quando nascono i movimenti sociali che porteranno alla creazione dei partiti operai e contadini e delle organizzazioni sindacali, di ispirazione socialista, repubblicana o cattolica. E’ a Vecchiazzano che, nel 1892 nasce una Società di Mutuo Soccorso, una delle prime forme di previdenza per i lavoratori.
In una casa di via Veclezio, nel 1911, Benito Mussolini, a quel tempo socialista, tiene una riunione di partito, nella quale distribuisce volantini contro l’intervento militare in Libia, volantini che il giorno dopo vengono affissi in paese.
Nel 1931 iniziano i lavori per la costruzione del Centro Sanatoriale per la cura della tubercolosi. Il primo lotto, dedicato alla cura degli adulti, costruito a forma di biplano, presenta accorgimenti tecnici all’avanguardia per quei tempi. Anche il padiglione dei bambini, pure esso realizzato dall’architetto Cesare Valle, è molto avanzato per il periodo. Costruito a forma di nave, viene dotato di 225 posti letto. L’ultima struttura, destinata alle convalescenze, ha la fisionomia di un carro armato. Mussolini in persona, nel 1939, inaugura il complesso sanatoriale.
Oggi, dopo un’importante ristrutturazione della struttura ospedaliera forlivese,
il Centro è divenuto il complesso “Morgagni – Pierantoni”, un’istituzione di assoluta eccellenza.
Nei pressi dell’ospedale si trova il cimitero di guerra britannico, dove sono sepolti 738 caduti della Seconda Guerra Mondiale. Sono soldati inglesi, canadesi, neozelandesi, sudafricani, indiani, del "Pioner Corps" dell'Africa del Sud e delle Seychelles che caddero nei combattimenti tra l’ottobre e il dicembre 1944, nella zona fra Rimini e Ravenna, qui sepolti con lapidi tutte uguali, senza distinzione di grado.
Operativa dal 1974, la Casa di Riposo di Vecchiazzano è intitolata a Paolo e Giselda Orsi Mangelli. Costruita dal loro figlio, il conte Pierfrancesco, industriale e filantropo, dal 1979 è divenuta di proprietà del Comune di Forlì.
Nell’ultimo dopoguerra è stata edificata la nuova chiesa parrocchiale di Vecchiazzano, intitolata a San Nicola, sull’antica chiesa secentesca, angusta e ormai malandata, visto anche il passaggio del fronte. E’ un edificio dall’architettura tipica di quelli ricostruiti dopo la seconda guerra mondiale, semplice, luminoso e accogliente.
Durante il periodo natalizio il presepe meccanico allestito nella chiesa da Franco Casadei e dal suo team artigiano, Marino Saragoni e Franco Guidi, richiama decine di migliaia di visitatori. Purtroppo quest’anno, causa le normative contro la pandemia, il presepe non sarà allestito.
Per chi volesse saperne di più:
• Gilberto Giorgetti: VECCHIAZZANO Piccola e grande storia in un borgo rurale forlivese - edizioni Il Vicolo, 1998
• Italo Camprini: Storia del mio villaggio. Vecchiazzano, Massa e Ladino tra cronaca e storia - Il Ponte Vecchio 1999
• AA.VV.: Vecchiazzano - L’Almanacco editore, 2014
• Pino Casadei: La bottega del “Gnu”
• www.vecchiazzano.it - Il paese visto e descritto da chi ci vive e non solo
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Redazione Diogene
giovedì 17 dicembre 2020