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Un sognatore concreto : Spartaco muscoli d’acciaio

Spartaco Tassinari, proprietario della storica palestra forlivese, ci racconta il suo 2020 con la pandemia

Un sognatore concreto : Spartaco muscoli d’acciaio

Secondi i dati raccolti da ANIF il settore delle palestre e delle piscine ha subito 10 miliardi di euro nell’anno appena concluso, circa il 70% rispetto ai 12 miliardi fatturati nel 2019.

La Palestra Spartaco si trova in via Panessa numero 8, traversa di via Isonzo che costeggia il Montone. È qui che sono stato calorosamente accolto, a gennaio del nuovo anno, per l’intervista.

   Come ha reagito al primo e al secondo lockdown?

Per quanto riguarda il primo lockdown mi sono limitato a fare quello che mi è stato imposto: ho chiuso. Quando ho riaperto, ho subito adeguato la palestra seguendo i protocolli e le indicazioni per permettere ai clienti di allenarsi in totale sicurezza. Ma è stata fatica vana, non appena sono risaliti i contagi siamo tornati daccapo. In questi ultimi mesi, impossibilitato a lavorare, ne ho approfittato per fare importanti lavori di ammodernamento della struttura: solitamente sono aperto 365 giorni all’anno, con i clienti sarei stato in grado di fare quello che la malasorte mi ha concesso ora.

Il Governo è stato rigido con le palestre, vi ha almeno informati per tempo?

Neanche per scherzo. A marzo mi sono ritrovato a chiudere un giorno per l’altro. Non c’è stata comunicazione, noi delle categorie a rischio, non abbiamo avuto modo di dire la nostra o di trovare accordi e compromessi per poter svolgere l’attività in sicurezza. Questo nonostante fossimo attrezzati seguendo minuziosamente le indicazioni cadute dall’alto.

   Parlando di Governo, ci sono stati aiuti?

Prima di risponderle vorrei spiegare la mia situazione. Da 60 anni sono proprietario della palestra, partito dal nulla ho portato avanti l’attività per passione. Pensi, non ho mai chiuso prima di quest’anno, nonostante sia diventata la mia unica fonte di reddito dopo molto tempo. Per diversi anni ho svolto i più disparati mestieri. Quello che intendo dire è che questa è la prima volta che chiudo, di certo non demordo ora, infatti lavorando con passione per tanti anni non ho accumulato debiti, sono in pensione e perciò posso dirmi più fortunato di tanti altri colleghi. La situazione per molti, malauguratamente è ben più nera: la loro attività è la loro unica fonte di reddito e i ristori sono troppo bassi per coprire le spese dell’attività o anche solo quelle per le spese personali. Non parliamo poi delle tempistiche, questi aiuti non arrivano per tempo nelle tasche di coloro che ne hanno urgente bisogno. Il Governo deve accelerare le tempistiche.

   I clienti come hanno reagito?

Per legge devo rimborsare interamente i clienti per i servizi di cui non hanno usufruito ed è quello che farò, benché abbia ricevuto diverse chiamate da clienti desiderosi di dare supporto, anche concreto, all’attività. È da queste manifestazioni di affetto che posso constatare di aver creato un luogo sicuro, familiare. Una seconda casa per molti.

   Lei avrebbe dei consigli da dare al Governo?

A posteriori posso dire che potevano trovare migliori soluzioni. Quest’anno tutte le attività si sono dovute adeguare ai protocolli, non ho nulla da ridire su ciò, il problema è insorto quando ci hanno fatto investire in attrezzature e costretto a riadattare completamente i locali per poi farci chiudere senza se e senza ma. Oltre ai mancati guadagni, i soldi di queste spese chi ce li rimborsa? Sono dell’idea che potevano benissimo mandare “controllori” in tutte le strutture al fine di trovare le soluzioni migliori per rispettare i protocolli. Chi non le avrebbe rispettate avrebbe chiuso, mentre, chi sarebbe stato in grado di seguire indicazioni sanitarie, avrebbe potuto continuare a lavorare. Invece no, hanno chiuso tutto senza fare distinzioni facendoci impazzire e dannare. Avrebbero dovuto essere più lucidi e pratici.

   Tornando a lei, come è nata la sua passione?

Avrò avuto 15 anni, giocavo a pallone quando, un fatidico giorno, si presentò all’oratorio un ragazzo all’oratorio con un preciso piano. Questo aveva adibito una stanza a palestrina. Con lui ci passavo più tempo possibile per allenarmi.

Mano a mano che appresi di più su questa arte, cominciai a costruire da me i miei primi attrezzi. Non avevo chissà quali risorse, figuratevi… il bilanciere, per esempio, era un manico di scopa e i pesi fatti di cemento. Cominciai a sollevare i manubri una volta e da allora non si sono più staccati dalle mie mani.

Più avanti, verso i vent’anni, riuscì a comprare la palestra di un amico che intendeva lasciare l’attività. La sera, dopo lavoro, io e altri bodybuilder ci riunivamo per “crescere”. È solo dopo molti sacrifici e tanti anni che sono stato in grado di rendere la Palestra Spartaco come mia unica attività. A questa enorme soddisfazione aggiungo quella di aver partecipato a diversi concorsi. Mi sono persino classificato terzo a Mister Italia.

Ora, benevolmente, mia moglie e mio figlio mi prendono in giro perché secondo loro potrei parlare per ore di body building, di sport e di tutte le esperienze vissute in questo settore. E questo forse è vero. È altrettanto vero che continuo a portare avanti questa passione che è la mia ragione di vita: far crescere atleti ed educare ai valori e al senso civico i giovani.

Vuole aggiungere qualcosa ai lettori di Diogene?

Sto lavorando per voi, vi aspetto.

 


Bruno Pierre Bezerra Marques

martedì 26 gennaio 2021