LA FAUNA SELVATICA IN AGRICOLTURA
Ultimamente gli agricoltori risultano penalizzati dalla fauna selvatica: animali quali cinghiali, lupi, nutrie e volatili danneggiano i campi coltivati.
In particolare, sulle colline romagnole abbiamo avuto un aumento esponenziale della presenza di cinghiali.
A livello nazionale le statistiche riportano dati significativi: nel 1980 i capi erano 50.000, nel 2010 sono arrivati a 900.000, fino all’esplosione di numeri nel 2025, con 2.000.000 di animali.
I cinghiali scavano nel terreno, contaminano il foraggio e, soprattutto, danneggiano gli impianti.
La presenza di questi animali comporta la distruzione dei raccolti, il rischio di diffusione di malattie e la predazione di animali da allevamento.
Le nutrie sono roditori che scavano gallerie vicino ai corsi d’acqua, mettendo a repentaglio la sicurezza degli argini; inoltre, possono trasmettere malattie.
I volatili, poi, si nutrono di frutta, danneggiando i raccolti.
Sono corvi, colombi, merli e cornacchie a invadere i campi coltivati, provocando gravi danni alle produzioni.
Spesso l’attività venatoria, intesa come caccia, non è sufficiente per arginare il fenomeno e gli indennizzi non coprono le perdite.
La situazione, al momento, è di tale gravità che il governo si sta interessando per gestire questa emergenza con il coinvolgimento degli agricoltori stessi.
Foto da Unsplash
Alessandro Paganini
lunedì 11 agosto 2025