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SICUREZZA SULLE STRADE

Facciamo il punto su quanto è successo negli ultimi mesi, tra stragi del sabato sera e carneficine di motociclisti.

SICUREZZA SULLE STRADE

La sicurezza sulle strade è un tema di costante attualità. Ne parliamo con Giordano Biserni Presidente Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale

 

Marco Viroli - L’estate 2019 è oramai un ricordo ed è tempo di bilanci. Com’è andata questa estate sulle nostre strade?

 

Giordano Biserni - L’estate è da sempre un periodo ad alta frequenza infortunistica: più traffico, più distrazione, più confidenza con gli alcolici. Questa appena trascorsa è stata una stagione terribile per i motociclisti: 70 vittime nei 4 fine settimana di giugno, 45 in quelli di luglio e 70 nei 5 fine settimana di agosto. Nel primo week end di agosto il record di lenzuoli bianchi sulle strade con 25 motociclisti morti in 22 schianti.

 

M.V. – Dietro le aride cifre ci sono sempre delle persone. Può sembrare inumano citare dei numeri, ma penso che sia fondamentale monitorare gli incidenti per trarne indicazioni utili al miglioramento della sicurezza.

 

G.B. – E’ vero. ASAPS ha una storia che nasce nel 1991 a opera di 16 appartenenti alla Polizia Stradale stanchi di vedere lo scempio che si consumava sulla strada, con l’obiettivo di comprendere e analizzare il fenomeno della sicurezza stradale nelle sue diverse forme. ASAPS nel tempo è diventata punto di riferimento per tutte le forze di polizia e per gli addetti ai lavori nei settori sicurezza e mobilità.

Ma torniamo ai motociclisti: nei soli fine settimana dei tre mesi estivi fra di loro si sono contate addirittura 185 vittime. Una vera e assurda mattanza. Pensi che quei 13 fine settimana corrispondono a 39 giorni, per cui saremmo di fronte ad una media di quasi 5 motociclisti morti ogni giorno con una punta di 8 morti al giorno nel primo fine settimana di agosto.

 

M.V. - C’è una distribuzione omogenea sul territorio nazionale per questo tipo di incidenti?

 

G.B. – No, non del tutto, anche se la gran parte degli incidenti mortali dei motociclisti nei fine settimana è avvenuta al nord. La regione con il maggior numero di vittime tra i motociclisti è stata la Lombardia con 28 morti. Seguono l’Emilia Romagna con 19. Al Sud il triste primato va alla Puglia con 18 vittime.

 

M.V. – Avete individuato le motivazioni di una simile strage?

 

G.B. – E’ difficile individuare i fattori di una tale assurda tragedia. I fattori sicuramente sono molteplici e vanno dai comportamenti con assunzione di rischio dei motociclisti, spesso refrattari al rispetto delle regole della strada. Tutti vediamo sorpassi e pieghe da brivido sulle strade, specie le statali o nei passi “santuario” dei bikers. Ci sarebbe da fare anche un discorso ampio sulla potenza delle moto vendute sul mercato, sempre più sovrapponibile a quelle della pista.
 

M.V. –Probabilmente anche altri utenti della strada si comportano in modo sbagliato.


G.B. – Certamente! Ci sono automobilisti che tengono comportamenti irresponsabili e superficiali. Sono sempre più disattenti alla guida e schiavi della nuova forma di distrazione di massa: quella del cellulare utilizzato sempre più spesso, non solo in fonia ma anche in messaggistica e navigazione sul web o addirittura con i selfie.

Le dinamiche classiche degli incidenti più gravi col coinvolgimento dei dueruotisti hanno una frequente connotazione: una vettura che svolta a sinistra col conducente che non si accorge dell’arrivo in senso contrario o da dietro del motociclista, che ovviamente ha sempre la peggio. È necessario compiere uno sforzo perché i motociclisti si rendano sempre più visibili con giubbetti retroriflettenti, già adottati in diversi altri paesi.

M.V. – Aggiungiamo la condizione delle strade che in molti casi diventa moltiplicatore dei rischi: buche, segnaletica orizzontale, guard rail “affettatori”, strade non illuminate.

 

G.B. – Non va dimenticata la carenza oramai tristemente accettata di pattuglie sulle strade. In particolare sulle statali, le arterie più pericolose, dove la presenza di pattuglie della Polizia Stradale si è fatta via via più rara. In 10 anni, dal 2008 al 2018, sono oltre 79.000 le pattuglie in meno schierate su statali e provinciali, cioè 216 in meno ogni giorno.

 

M.V. – Per quanto riguarda altre situazioni?

 

G.B. – Ci sono ad esempio i dati degli incidenti plurimortali: L’Osservatorio ASAPS ha registrato 102 incidenti con più vittime nei primi otto mesi del 2019. Ne sono avvenuti 23 lungo le autostrade, 69 su statali e provinciali e 10 nei centri abitati. Le vittime totali negli incidenti plurimortali sono state 223 di cui purtroppo anche 5 bambini. Sono 35 le vittime straniere.

 

M.V. – Nel complesso però mi pare che l’anno scorso ci sia stato un andamento diverso, con una diminuzione degli incidenti stradali.

 

G.B.  - I dati diffusi recentemente da Aci-Istat sugli incidenti stradali 2018 certificano un andamento leggermente positivo, ma dal trend molto incerto se si considera che il calo

-1,6% dei morti nel 2018, recupera solo in parte il peggioramento del dato del 2017 che fece segnare una crescita del 2,9% delle vittime mortali. Negli ultimi 4 anni assistiamo a un rallentamento e a una altalena nel calo del numero delle vittime: 3.428 nel 2015, 3.283 nel 2016, 3.378 nel 2017 e 3.325 nel 2018. Quasi si fosse toccato una sorta di zoccolo duro difficile da scalfire. Allo stato attuale siamo ancora sopra di 1.000 morti l’anno rispetto al target 2020 UE di riduzione delle vittime, che evidentemente non potremo raggiungere. Infatti già preoccupano anche i primi dati del 2019.

 

M.V. – Per quanto riguarda i giovani?

 

G.B.  - Balza agli occhi che nel 2018 siano aumentate le vittime fra i 15 e 19 anni del +25,4%. Dato che si accompagna a qualche segnale preoccupante di ritorno delle cosiddette stragi del sabato sera anche in questa estate 2019.

Per quanto riguarda i bambini, nel 2018 secondo i dati dell’Osservatorio ASAPS sui bambini da 0 a 13 anni morti sulle strade, le cose sono andate peggio rispetto all’anno precedente e i numeri sono angoscianti. Sono state infatti ben 49 le piccole vittime, 9 in più rispetto alle 40 del 2017, con un incremento del 22,5%.

 

M.V. – Quali strade sono più a rischio per i piccoli?

 

G.B.  - Il maggior numero di bambini (24) ha perso la vita sulle strade statali e provinciali, 12 nelle strade urbane e 10 nelle autostrade. Infine 3 decessi sono avvenuti in un fondo o in una strada agricola.

Fra le più giovani vittime della strada il maggior numero si conta nella fascia che va da 0 a 5 anni con 22 decessi, da 6 a 10 anni le piccole vittime sono state 19 e 8 nella fascia da 11 a 13 anni. In un incidente mortale il conducente del veicolo coinvolto è risultato ubriaco. Il primato non certo invidiabile del più alto numero delle piccole vittime lo fanno segnare la Lombardia e il Lazio con 6 incidenti mortali, segue l’Emilia Romagna con 5, quindi il Piemonte con 4 e il Veneto con 3.

 

M.V. – Torniamo al riacutizzarsi delle stragi del sabato sera. Avete qualche indicazione da dare ai nostri lettori?

 

G.B.  – Dai dati in nostro possesso emerge che la maggior parte degli incidenti che coinvolgono i giovani, avvengono nelle "16 ore maledette" che vanno dalle 22 del venerdì sera alla 6 del giorno successivo e poi dalle 22 del sabato alle 6 della domenica mattina. Nella prevenzione delle cosiddette “stragi del sabato sera” sono stati fatti innegabili passi avanti, tuttavia invitiamo a non abbassare la guardia. Considerando le 16 ore maledette nel 2001, i morti sulle strade furono 917, mentre nel 2018 sono stati poco più di 300. Quest'anno però il dato potrebbe tornare a salire. Sta succedendo infatti un fatto grave, ovvero è calata l'attenzione sul contrasto all'alcol per chi guida. Le campagne di sensibilizzazione sono diminuite, i giovani non sono informati sui rischi e c'è stata una crisi degli etilometri, molti dei quali, nel 2017 e nel 2018, erano in revisione. Anche le pattuglie delle forze dell'ordine in strada di notte sono sempre meno.

 

In Italia il nemico da abbattere si chiama distrazione, si chiama alta velocità, si chiama alterazione alla guida. Per contrastarlo serve una nuova cultura alla guida e più divise su tutte le strade, a difesa della pubblica incolumità in modo particolare degli utenti a due ruote. Servono campagne informative mirate ed efficaci e non sono più rinviabili interventi sulla manutenzione delle strade per garantirne parametri minimi di qualità. Insomma la serie di numeri tragici della mortalità dell’estate appena trascorsa non hanno bisogno di altre parole, perché ora ci vogliono fatti concreti.

 

 

 


Redazione Diogene

giovedì 17 ottobre 2019