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Tre domande a Giancarlo Cerini

Tre domande a Giancarlo Cerini

Mancano due settimane al riavvio delle lezioni in presenza, ma i nodi da sciogliere per un ritorno sui banchi in sicurezza sono più di uno. Li abbiamo analizzati insieme a Giancarlo Cerini, già ispettore presso il Miur e direttore delle pubblicazioni specialistiche “Rivista dell’istruzione” e “Scuola7” (www.scuola7.it).

Quali sono le principali criticità?

 

La prima consiste nel protrarsi dell’incertezza che la pandemia comporta. Molti sono i messaggi che arrivano a genitori e studenti, a partire dalla polemica relativa all’obbligo delle mascherine. A questa problematica si collega quella degli ambienti, all’interno dei quali vanno garantiti distanziamento, pulizia e areazione frequente. Alcuni istituti forlivesi hanno optato, ad esempio, per lo spostamento di qualche sezione in altre strutture. È al vaglio anche l’ipotesi dell’assenza programmata, cioè di piccoli gruppi di studenti che, a turno, seguano le lezioni da casa per rendere meno affollate le aule. Ci si sta attrezzando per differenziare i punti di ingresso e uscita degli istituti e scaglionare gli orari d’entrata, mentre resta aperta la questione della misurazione della temperatura dei ragazzi, affidata per ora alle famiglie, ma che alcuni vorrebbero delegare alla scuola. Si discute anche sulla vigilanza sanitaria e la nomina di un referente Covid-19 interno: a mio avviso, in ogni istituto dovrebbero essere presenti un medico competente e un infermiere e, ogni 6 o 7 nidi e scuole per l’infanzia, un pediatra di comunità. Va infine messa a punto la procedura da seguire nel caso in cui vengano individuati alunni o insegnanti positivi, secondo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

Serviranno insegnanti in più?

 

A prescindere dall’emergenza, ogni anno si presenta la questione della carenza di docenti. Degli 800mila posti di insegnante in Italia, 200mila sono scoperti e solo in parte saranno coperti con personale stabile di ruolo. Per circa 150mila di questi si attingerà dalle graduatorie per le supplenze, con i connessi rischi di ritardi e discontinuità. Per via del Covid-19, è stato consentito di ampliare in via provvisoria il personale di ulteriori 50mila posti, corrispondenti a circa 7-8 unità in più ogni scuola, tra insegnanti e bidelli. Per le materne ed elementari, senz’altro andrà immesso più personale ausiliario. Le aspettative “positive” sul reclutamento di personale continuano però a fare i conti con un precariato di vecchia data. Una soluzione potrebbe essere la copertura dei posti vacanti tramite il duplice canale dei concorsi e dell’inserimento in ruolo di docenti precari.

 

Quale futuro attende la scuola?

 

Va modificato il modo di fare scuola, unendo alle lezioni in presenza attività sul territorio e sfruttando il potenziale della didattica digitale. Per le attività esterne, la scuola continuerebbe a fare da regia valorizzando le risorse cittadine in diversi ambiti. La didattica digitale può, d’altra parte, essere un elemento di arricchimento, se adoperata come strumento di rielaborazione, ricerca e responsabilizzazione per gli studenti delle superiori. Per gli ordini inferiori, si può lavorare su ambienti scolastici più accoglienti e un tempo più disteso che sposi istruzione, gioco e sport. Resta da verificare se questa spinta a cambiare il modo di essere della scuola potrà essere sostenuta con i fondi europei del Recovery Fund.


Laura Bertozzi

lunedì 31 agosto 2020