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Le tre domande a Giancarlo Corzani

Le tre domande a Giancarlo Corzani

Territorio nazionale diviso in tre scenari di rischio (zona gialla, arancione e rossa) e misure via via più restrittive a seconda del “colore” attribuito ad ogni regione dal Ministero della Salute. Questa la principale novità introdotta dal Dpcm del 3 novembre, che inserisce l’Emilia-Romagna tra le regioni in situazione meno critica. Ma cosa cambia per le attività produttive? La novità più rilevante coinvolge gli esercizi posti all’interno dei centri commerciali e dei mercati (tranne farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, tabacchi, edicole e alimentari), che dovranno restare chiusi nei prefestivi e festivi. Sull’impatto di queste norme sull’economia locale interviene Giancarlo Corzani, direttore provinciale di Confesercenti.

Come giudica le nuove misure?

 

In quanto “zona gialla”, l’Emilia-Romagna non ha subito ulteriori strette. A parte i punti vendita nei centri commerciali è stato riconfermato quanto previsto dal Dpcm del 24 ottobre. Ma non c’è certezza che la situazione non subisca variazioni. Passare a “zona arancione” per le festività natalizie sarebbe un duro colpo. Il Dpcm di ottobre aveva suscitato qualche perplessità: ci si aspettava una risposta più penetrante, che alleviasse le problematiche vissute dalle imprese. Invece siamo stati messi di fronte a interventi non risolutivi e penalizzanti per molte categorie, come bar e ristoranti. Sarebbe forse stata preferibile una chiusura generalizzata per un periodo più breve, in modo da salvare il Natale, un periodo di punta per le attività.

 

Qual è la situazione per il settore della ristorazione?

 

I pubblici esercizi si sono visti scaricare addosso la responsabilità della diffusione della pandemia, nonostante gli investimenti fatti per la messa in sicurezza e il rispetto dei protocolli. A parte l’impossibilità di pianificare il futuro e capire come utilizzare le forniture, le restrizioni imposte a bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie ha un impatto anche su tutta la filiera che supporta la rete e sulle altre attività che, in mancanza di locali aperti, sono costrette a chiudere perché non c’è più passaggio. Più in generale, il mondo dell’imprenditoria è attraversato da tensioni sempre più forti perché non si è più certi di avere un futuro e le risposte all’emergenza sanitaria non paiono avvicinare a una soluzione.

 

Quali richieste avete presentato il 30 ottobre ai sindaci del forlivese?

 

Insieme a Confartigianato, CNA e Confcommercio abbiamo dato voce alle criticità vissute dalle aziende, che fanno i conti con la perdita di ricavi, con costi delle utenze immutati, debiti verso i fornitori e importanti investimenti per adeguarsi alle misure anti-covid. Alla Regione chiediamo, tra le altre cose, di mettere a disposizione delle imprese in difficoltà fondi straordinari che consentano loro di accedere a finanziamenti agevolati per la liquidità a breve termine, attraverso la garanzia dei consorzi fidi. Ma anche il sostegno, tramite un fondo regionale, agli enti locali, al fine di abbattere la tariffa della tassa sui rifiuti. Tra le richieste rivolte al Comune di Forlì, c’è l’esonero fino a tutto il 2022 o 2023 della tassa per l’occupazione di suolo pubblico.


Laura Bertozzi

lunedì 9 novembre 2020