Tre domande a Laila Tentoni
Le celebrazioni del bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi, gastronomo forlimpopolese noto a tutti come il padre della cucina domestica italiana, si sono aperte nell’agosto 2020 e si concluderanno idealmente nello stesso mese dell’anno in corso. A rimescolare gli ingredienti di questa ricetta c’è stata la pandemia, che però non ha impedito all’autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di viaggiare in tutto il mondo come ambasciatore della cultura gastronomica del territorio e non solo. Un lavoro di promozione, portato avanti con passione da Casa Artusi e dalla sua presidente Laila Tentoni, che incassa grandi soddisfazioni e guarda già al futuro.
A quali eventi di respiro internazionale avete partecipato?
In occasione della quinta “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo”, un’iniziativa coordinata dalla Farnesina per promuovere le eccellenze italiane che si è svolta dal 23 al 29 novembre scorso, siamo stati impegnati dalla mattina presto a notte tarda, sfruttando il fuso orario per non perdere neppure un’occasione di promozione. Ci sono state decine e decine di incontri da remoto dalla Cina al Brasile, dall’Argentina al Nord America, dall’Africa all’Ucraina, per mettere a valore la cultura gastronomica italiana. Artusi è stato presente ovunque anche tramite le clip realizzate per conto del Ministero degli Affari Esteri, trasmesse attraverso le oltre 350 sedi della rete diplomatica, e il video realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio della Romagna, inviato in oltre 40 Paesi. Casa Artusi opera a livello internazionale dalla sua nascita (nel 2011) e proprio nell’anno della pandemia, il 4 agosto (data esatta del bicentenario), oltre cento ristoranti italiani nel mondo hanno aderito alle celebrazioni inserendo nel menu la ricetta n. 7, “cappelletti all’uso di Romagna”.
Il digitale resterà parte delle vostre iniziative, compresi i corsi di cucina?
Con fiducia stiamo riprogrammando corsi in presenza, ma restano ancora prioritarie le iniziative online. Sono convinta che, anche quando si potrà scegliere, si continueranno a usare le piattaforme, perché consentono di rivolgersi a più persone a costi contenuti. Quella del digitale era una modalità che avevamo già praticato fin dal 2011, con la mostra “Artusi e l’unità italiana in cucina”, organizzata per il centenario della morte e tradotta in tutte le lingue del mondo. Cerchiamo di potenziare questa modalità, che tiene legati tutti gli appassionati di cucina.
Quali progetti avete in cantiere per il 2021?
Oltre alle attività già programmate della scuola di cucina (www.casartusi.it), andiamo avanti con la traduzione del manuale artusiano, un best e long seller senza precedenti. L’ultima traduzione è stata quella in giapponese, di cui ci è stata comunicata la seconda ristampa. Ora stiamo lavorando, insieme alla Regione Emilia Romagna, a quella in cinese. Un altro obiettivo che vorremmo realizzare entro agosto 2021 è la messa online del carteggio che Artusi e la sua fedele domestica Marietta ricevevano da tutt’Italia. Si tratta di quasi 2mila documenti conservati nella Biblioteca gastronomica, un patrimonio da condividere per conoscere meglio anche la nostra storia.
Foto di Fabrizio Dell' Aquila
Laura Bertozzi
lunedì 18 gennaio 2021