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Tre domande a Mons. Livio Corazza

Tre domande a Mons. Livio Corazza

Mons. Livio Corazza è vescovo della diocesi di Forlì-Bertinoro da cinque anni. Nato a Pordenone il 26 novembre 1953 è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1981. Nel corso degli anni, ha ricoperto diversi incarichi nella sua diocesi e a livello nazionale, tra cui la responsabilità per i rapporti con le Caritas europee in qualità di responsabile per la Caritas Italiana. Ora sta affrontando insieme alla Chiesa di Forlì le difficoltà causate dall’alluvione in Romagna.

Come si sta muovendo la Diocesi di Forlì-Bertinoro per aiutare gli alluvionati?

Innanzitutto, e non è una formalità, con la preghiera quotidiana e incessante che avvicina a Dio e al suo amore e coinvolge nella comunione coloro che per i quali si prega. E poi tanta solidarietà, concreta, perseverante e creativa. Le Associazioni sono impegnate a soccorrere famiglie in difficoltà nell'accoglienza e nel sostegno, distribuendo viveri e beni di prima necessità, attraverso la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali. Ogni iniziativa si svolge in coordinamento e in collaborazione con le Autorità civili. Anche con l’attività degli oratori, raccogliendo i ragazzi, la comunità cristiana sostiene le famiglie. Una attenzione particolare agli anziani e ai più fragili, con visite frequenti e sostegno morale. Lo scopo, come sempre, è di consolidare legami e amicizie.

Qual è il rapporto tra i giovani e la fede?

I giovani rappresentano per me una testimonianza vivida della fede in Cristo. Non mi sorprende la fede degli anziani, ma sono sempre colpito dalla fede dei numerosi giovani credenti che incontro ogni giorno. Ma ecco qual è il mio problema attuale: non ho abbastanza preti che possano essere loro accompagnatori spirituali. Quando sono arrivato a Forlì, la mia prima esperienza è stata partecipare a una festa dell'Azione Cattolica, un evento pieno di ragazzi. Non vedo l'ora di accompagnarli ad agosto a Lisbona per la Giornata Mondiale della Gioventù!

Quali obiettivi si pone per il futuro della Chiesa di Forlì?

Non mi pongo obiettivi se non tre "F" che ho menzionato in uno dei miei primi discorsi: fede, fraternità, formazione. Fede in Gesù: È Lui che ci indica il cammino, dobbiamo ascoltarlo e seguirlo con fiducia e coraggio. Il Vangelo è la vera luce e conta più di qualsiasi influencer. Fraternità: Credere nella vita comunitaria non è facile in un'epoca di sfrenato individualismo. Dobbiamo riscoprire il valore della fraternità, dell'appartenenza a una comunità. Formazione: Non possiamo permetterci di essere superficiali o fanatici nella nostra fede. È necessario formare la nostra fede con perseveranza e coraggio, andando controcorrente. Oggi, il vero anticonformista è il credente. Penso alle monache di clausura che, pur accontentandosi di poco, si dedicano interamente a Dio e ai loro fratelli. Penso ai preti che, anche a 70 anni, custodiscono le comunità e parlano con tutti. Penso agli educatori, agli insegnanti, ai catechisti e agli operatori Caritas che aiutano gli sconosciuti. Penso a figure come Annalena Tonelli, che trascorreva le notti in solitaria preghiera e si preparava ad accogliere Gesù nei suoi fratelli di giorno. Lei raccontava Gesù attraverso la sua vita. Quindi, non importa tanto quanti vengono in chiesa, ma come escono dalla chiesa.


Emanuele Bandini

giovedì 8 giugno 2023

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