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Tre domande a Stefano Valmori

Tre domande a Stefano Valmori

Sono passati quasi due mesi dall'alluvione che ha colpito la nostra regione, ma non possiamo permettere che questa tragedia cada nell'oblio. Le sue conseguenze, ancora visibili nelle vite distrutte e nelle attività sospese, richiedono una profonda riflessione e un impegno concreto per evitare che eventi simili si ripetano in futuro. Ne abbiamo parlato con Stefano Valmori, rappresentante del quartiere Romiti, una delle aree più devastate di Forlì.

Come si presenta il quartiere dei Romiti a un mese dall'alluvione?

L'emergenza non è ancora finita. Ci sono esercizi commerciali che non sono riusciti a riaprire, famiglie che non sono tornate a casa e molte altre che hanno paura di farlo. Abbiamo affrontato un dramma senza precedenti in queste zone con grande dignità. Ai Romiti abbiamo distribuito beni di ogni tipo raccolti da centinaia di donazioni provenienti da tutta Italia, presso il Palazzetto dello Sport, per venti giorni. Abbiamo fatto tutto ciò grazie all'impegno dei volontari, alcuni dei quali sono venuti ad aiutarci da zone della città che non sono state neppure sfiorate dall'alluvione. Adesso, però, non dobbiamo spegnere i riflettori.

Quali sono gli interventi più urgenti che devono essere realizzati?

Dobbiamo sapere quando arriveranno i primi aiuti economici e come saranno quantificati quelli successivi; abbiamo bisogno di sapere quando tutte le aree dei quartieri colpiti saranno sistemate; abbiamo bisogno di sapere quando verranno effettuati i lavori di messa in sicurezza degli argini, poiché c'è poco tempo prima che riprendano le piogge in autunno. Abbiamo bisogno di avere certezze su come si intende ricostruire e quali prospettive si vogliono offrire alle persone che vivono nelle zone colpite. Abbiamo sentito dire dal Governo e dalla Regione che verrà restituito il 100% di quanto abbiamo perso: è un'asserzione molto impegnativa, a cui la gente tende a credere quando viene pronunciata dal presidente della Regione o dal presidente del Consiglio. Vogliamo crederci, ma vogliamo anche essere realisti e ai politici diciamo: non prometteteci la luna, ma diteci cosa potete fare subito, cosa potete fare tra qualche settimana, poi tra qualche mese e così via. Vorremmo un cronoprogramma con delle scadenze e delle certezze su cui poter fare affidamento.

Cosa chiedete al Comune e alla Regione?

La prima cosa che chiediamo è di non dimenticare queste zone così duramente colpite dall'alluvione. Ci fa piacere leggere che lungo la riviera tutto è tornato come prima, che gli stabilimenti balneari stanno lavorando, che il mare è pulito e che la gente torna in spiaggia. Ci auguriamo che sia una grande stagione per loro. Tuttavia, qui da noi ci sono molte famiglie che non hanno nemmeno i mezzi per raggiungere il mare, poiché la piena del fiume ha portato via tutto o ha distrutto ciò che c'era. Chiediamo che la burocrazia non ostacoli la volontà di agire e la tempestività degli interventi urgenti, poiché ora siamo più vulnerabili di prima. Un esempio? Le fogne. Bastano due rovesci per creare nuovi problemi. Chiediamo alle istituzioni, ai partiti politici e al commissario straordinario per la ricostruzione, Paolo Francesco Figliuolo, di lavorare uniti per risolvere i problemi ed evitare che simili eventi non si ripetano in futuro.

 


Emanuele Bandini

giovedì 6 luglio 2023

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