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Tre domande a Loretta Poggi

Tre domande a Loretta Poggi

Il Governo ha stanziato 2 miliardi e 700 milioni per riparare i danni dell’alluvione in Romagna. Serviranno per gli interventi più urgenti come la sistemazione di strade e ponti e per le prime ricostruzioni di case e aziende. A Forlì nelle aree colpite dall'alluvione, la normalità apparente nasconde ancora le tracce indelebili dell'evento devastante. Loretta Poggi Coordinatrice Quartiere 9 Foro Boario San Benedetto.

Com'è la situazione oggi nelle zone colpite dall'alluvione?

Nel quartiere San Benedetto molti giardini sono ancora ricoperti da uno strato di fango secco e basta affacciarsi nelle finestre dei piani terra delle case per vedere che dentro è tutto desolatamente vuoto, scarno, deserto. Nelle aree verdi, le foglie delle piante sono ricoperte da uno strato di polvere e le radici stentano a sopravvivere sotto una crosta compatta. E poi ci sono le serrande dei negozi abbassate e poca gente in giro. Ma non è a causa dell’estate e delle vacanze. Sono ormai passati due mesi da quel 16 maggio e tanti non sono ancora rientrati nelle loro case e non sanno quando potranno farlo. Occorre aspettare che i muri si asciughino, occorre avere le disponibilità economiche per ricomprare una cucina, un frigorifero, un letto. E intanto ci si arrangia: da amici, parenti, dormendo in una brandina.

Qual è ora la paura più grande per i residenti dei territori alluvionati?

Che alla prima pioggia l’incubo ritorni. Che non si faccia in tempo a sistemare gli argini, le fogne, i fossi. Ad esempio, il canale di scolo che scorre sotto la massicciata della ferrovia nel retro delle case di Via Pelacano è ancora pieno di fango maleodorante e solidificato. Nonostante le ripetute richieste inoltrate, ad oggi FFSS non è ancora intervenuta e temiamo che alla prossima pioggia l’acqua torni ad invadere i cortili e le cantine. E poi c’è la paura per la salubrità e la stabilità delle case: muri, cantine, fondamenta rimaste sommerse per giorni sotto diversi metri d’acqua, che danni possono avere effettivamente subito? Alcuni non se la sentono di tornare, chi se lo può permettere sta già pensando ad una vita altrove. Il problema più grande sono gli anziani, sradicati dalle case dove hanno vissuto una vita.

C'è un messaggio finale che vuoi dare?

Io, oltre ad essere stata alluvionata, sono stata 15 giorni in strada con i volontari, nell’assenza di una regia da parte delle istituzioni preposte. E ancora oggi sono impegnata negli aiuti perché l’emergenza non è affatto finita! Quindi, il nostro messaggio è rivolto all’amministrazione comunale. A volte abbiamo la sensazione che si voglia dimenticare troppo in fretta. Invece, occorre prendere atto, ammettere gli errori e da lì partire. Come già richiesto più volte senza esito, sollecitiamo il censimento delle case e delle famiglie alluvionate, quale premessa indispensabile per la quantificazione delle risorse necessarie per l’erogazione degli aiuti. Leggiamo di ingenti donazioni fatte al comune: chiediamo di conoscere come si intende utilizzare questi fondi, quali interventi ci si prefigge di realizzare e con che tempi, quali criteri si intende applicare per la distribuzione degli aiuti alle persone alluvionate in ragione dei danni subiti, perché non si trasformi tutto in una guerra fra poveri.


Emanuele Bandini

giovedì 27 luglio 2023

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