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Tre domande a Gianluca Castellini

Tre domande a Gianluca Castellini

La sua scommessa è stata una rassegna “made in Forlì” che puntasse i riflettori sul formato del cortometraggio. Dato che il “Sedicicorto International Film Festival” è cresciuto negli anni fino ad attestarsi come punto di riferimento su scala italiana e non solo per questa forma d’arte, l’intuizione di Gianluca Castellini era corretta. Direttore artistico della manifestazione giunta quest’anno alla 14esima edizione, Castellini ripercorre le tappe di un festival che torna a far convogliare in città, dal 6 al 15 ottobre, filmmaker dediti al cinema in formato breve, ospiti di statura internazionale, professionisti accreditati e un pubblico curioso di scoprire le nuove proposte cinematografiche.

 

Qual è stata la chiave del successo del Sedicicorto?

 

I suoi inizi sono stati una scommessa. Immaginavo che il formato del corto avrebbe fatto presa sul pubblico, curioso di esplorare il cinema in formato breve. Da allora i passi in avanti sono stati tanti: la rassegna ha incluso, in aggiunta al genere narrativo, quello sperimentale e l’animazione ed è divenuta trampolino di lancio per registi approdati poi alla grande distribuzione. Un esempio per tutti? Alla 3° edizione della manifestazione partecipò Denis Villeneuve, regista di “Blade Runner 2049”, attualmente nelle sale. Abbiamo puntato su una proposta culturale di alta qualità che, anno dopo anno, si è fatta sempre più accattivante. Gli spettatori si sono affezionati al festival perché è vetrina di un cinema che presenta più novità rispetto ai blockbuster. L’evento prevede anche masterclass condotte da professionisti del settore. Quest’anno abbiamo coinvolto, fra gli altri, Luca Miniero, regista di “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”, perché l’edizione 2017 segue il filone tematico delle migrazioni e integrazioni fra i popoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Qual è stata la chiave del successo del Sedicicorto?

 

I suoi inizi sono stati una scommessa. Immaginavo che il formato del corto avrebbe fatto presa sul pubblico, curioso di esplorare il cinema in formato breve. Da allora i passi in avanti sono stati tanti: la rassegna ha incluso, in aggiunta al genere narrativo, quello sperimentale e l’animazione ed è divenuta trampolino di lancio per registi approdati poi alla grande distribuzione. Un esempio per tutti? Alla 3° edizione della manifestazione partecipò Denis Villeneuve, regista di “Blade Runner 2049”, attualmente nelle sale. Abbiamo puntato su una proposta culturale di alta qualità che, anno dopo anno, si è fatta sempre più accattivante. Gli spettatori si sono affezionati al festival perché è vetrina di un cinema che presenta più novità rispetto ai blockbuster. L’evento prevede anche masterclass condotte da professionisti del settore. Quest’anno abbiamo coinvolto, fra gli altri, Luca Miniero, regista di “Benvenuti al Sud” e “Benvenuti al Nord”, perché l’edizione 2017 segue il filone tematico delle migrazioni e integrazioni fra i popoli.

 

Qual è il rapporto del festival con luoghi e persone della città?

 

Siamo cresciuti insieme al pubblico forlivese, che è abbastanza esigente. Questi anni sono stati un percorso reciproco nel quale noi abbiamo messo in atto delle azioni per educare gli spettatori fin dai banchi di scuola. L’edizione in corso prevede il programma “NO+D2”, proiezioni mattutine rivolte agli studenti degli istituti del territorio che giudicano le pellicole e redigono una recensione: la migliore verrà premiata. Quanto ai luoghi, è un peccato che a Forlì si sia creato un vuoto nel centro storico, data la dislocazione più periferica delle sale e la non agibilità del cinema Apollo. Non resta che ottimizzare i luoghi centrali disponibili, come il S. Luigi, l’Auditorium Cariromagna e la Biblioteca Saffi.

 

Quali sono le prospettive future del Sedicicorto?

 

Il bilancio relativo al presente è già un raggiungimento significativo. Sedicicorto è il festival di riferimento a livello nazionale per proposta culturale e numeri: quest’anno concorrono 270 corti in rappresentanza di 53 Paesi, per 17 sezioni competitive. Le anteprime mondiali sono 9, i professionisti accreditati 150, dei quali 40 stranieri. L’auspicio è che la crescita artistica del festival si mantenga su questa scia. Ovviamente la speranza è anche che le risorse per la pubblicità e la disponibilità di sale siano sempre maggiori.

 

 

 


Laura Bertozzi

venerdì 6 ottobre 2017