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Tre domande a Ruggero Sintoni

Tre domande a Ruggero Sintoni

Un teatro arricchito di nuove espressioni dell’arte per aprirsi maggiormente alla città. Questa era l’idea con la quale Ruggero Sintoni, presidente del centro di produzione teatrale “Accademia Perduta”, ha intrapreso  la direzione artistica del Diego Fabbri di Forlì insieme a Claudio Casadio, Lorenzo Bazzocchi e Claudio Angelini nel 2012. A novembre il sipario si alzerà sulla sesta e ultima stagione firmata dal gruppo, dopo sei anni di sodalizio che hanno portato fermento sulla scena del teatro comunale.

Qual è stata la peculiarità di questa direzione artistica?

 

Innanzitutto è stata la prima in Italia ad essere corale. Insieme al consolidamento del pubblico che era solito frequentare il Diego Fabbri, l’obiettivo era quello di attirare nuovi spettatori. Occorreva percorrere nuove strade e noi l’abbiamo fatto unendo competenze e tipi di approccio al teatro diversi. In seno a questo gruppo di lavoro è scaturita l’idea di aggiungere tre nuove stagioni alla programmazione: il moderno, il family e il contemporaneo. La prima ha rappresentato l’ingresso a Forlì di un linguaggio teatrale trasversale, proprio del nostro tempo, non classificabile come prosa ma di grande palcoscenico. Il family è stata una grande scommessa che ha fatto presa su un pubblico eterogeneo perché non ha mai avuto il profilo di rassegna per bambini, ma si è rivolta anche agli adulti. Infine il contemporaneo: il fatto di averlo proposto con pari dignità rispetto alle altre stagioni, sia all’interno della cornice più istituzionale del teatro comunale, sia nei due festival “Crisalide” e “Ipercorpo”, che hanno ospitato alcune date del cartellone del Diego Fabbri, è un’esperienza unica. Le nostre quattro teste messe insieme hanno cambiato la cifra stilistica del Fabbri rendendolo più “pubblico”.

 

Com’è cambiato il pubblico?

 

Abbiamo avvicinato i giovani, sia gli studenti delle scuole, grazie alla collaborazione con il “Centro Diego Fabbri”, che gli universitari, attraverso tariffe agevolate. Il risultato più importante sta nel fatto che abbiamo attirato a teatro nuovi spettatori, soprattutto grazie alle tre stagioni di nostra introduzione. La grande partecipazione agli appuntamenti del moderno e anche quella al family ne sono la prova. Il pubblico del contemporaneo, che era solito frequentare spazi alternativi, è approdata anche al Diego Fabbri. Più in generale, è cambiato il profilo del pubblico: l’età media si è abbassata e a teatro ci sono meno pellicce. Cosa voglio dire? Che l’approccio degli spettatori si è modificato: minor desiderio di apparire e maggior ascolto dell’opera. È un’attitudine più europea e metropolitana.

 

Parteciperà al prossimo bando?

 

Se il bando per l’assegnazione del teatro Diego Fabbri sarà praticabile, Accademia Perduta concorrerà, con l’intento di attivare nuovamente una collaborazione con i colleghi che hanno fatto con noi questo percorso di sei anni. Chiunque vincerà, dovrà fronteggiare la sfida impegnativa di proporre un’offerta culturale valida a  un pubblico di età, provenienze e interessi diversi. Per ora, attendiamo di vedere come verrà formulato il bando pubblico.

 


Laura Bertozzi

venerdì 20 ottobre 2017