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Le tre domande a..

Roberto Balzani

Le tre domande a..

Forlì dispone di un ricco patrimonio di beni culturali da preservare. In che modo la salvaguardia dei tesori storici del territorio si avvale del sostegno dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali dell’Emilia-Romagna? E come la tutela può diventare sempre più efficace? A entrare nel merito è Roberto Balzani, presidente dell’Ibc regionale, professore ordinario di storia contemporanea al Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Bologna ed ex sindaco di Forlì.

Che tipo di rapporti ha l’Ibc con i beni artistici forlivesi?

Ci sono relazioni stabili fra l’istituto e la città di Forlì fin dai tempi di Andrea Emiliani. Catalogazione di beni, contributi a restauri, iniziative di promozione, allestimenti o spostamenti di parte del patrimonio sono stati numerosi. L’ultimo finanziato, su richiesta del Comune, è l’intervento sulla collezione Pedriali, che si svilupperà nei prossimi mesi. L’Ibc, d’altronde, non eroga solo risorse, ma affianca anche le amministrazioni con i propri tecnici per valutazioni, studi e analisi. Una nostra funzionaria di recente ha impostato, su richiesta della Provincia di Forlì-Cesena, un’operazione di valorizzazione relativa ad un forte-piano della prima metà del XIX secolo. Serviamo anche a questo.

Quali beni cittadini sono adeguatamente tutelati e quali necessitano di maggiore valorizzazione?

I beni mobili comunali sono stati oggetto di cospicua attenzione nel corso degli ultimi anni. C’è ancora molto da fare, ma le condizioni del nostro Comune, soprattutto nel campo dei beni museali, sono di tutto rispetto. Più difficile la situazione dei beni librari, a causa delle precarie condizioni del palazzo del Merenda. È chiaro che l’Ibc non ha la possibilità di intervenire sui beni immobili (la legge regionale n. 18, finalizzata a musei, archivi e biblioteche, destina circa 5 milioni di euro nell’arco di un triennio), ma siamo a fianco della città per assecondarla nelle scelte strutturali che vorrà compiere.

Ha dei suggerimento per gli attuali amministratori in fatto di politiche culturali positive per Forlì?

Credo che qualsiasi scelta sul patrimonio, oggi, non possa non essere frutto di una socializzazione vasta. Questa non è fatta solo di incontri con i soggetti strutturati, associativi, imprenditoriali o cooperativi. La cultura, ai nostri giorni, è un prezioso attore di coesione e di integrazione sociale. Una politica culturale deve partire da un contenuto intellettuale “alto”, ma deve poi assumere le forme adatte per confrontarsi con il più ampio spettro della popolazione. Gli strumenti per fare questo, davvero partecipati, vanno costruiti e gestiti con cura: di solito li si trascura, preferendo un percorso decisionale classico. So che ciò avviene per i tempi concitati dell’amministrazione e per ragioni involontarie: ma è un errore, perché si rischia di perdere il significato della tutela e della valorizzazione. Perché scelgo di destinare una risorsa a quel bene e non a un altro? Non è una domanda banale: renderne ragione al pubblico credo che sia un obbligo morale per chi si occupa – rappresentando tutti i cittadini – del patrimonio materiale e immateriale della comunità.

 


Laura Bertozzi

venerdì 3 novembre 2017