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Le tre domande a Marco Di Maio

Le tre domande a Marco Di Maio

Con la campagna elettorale alle porte e la necessità di prepararsi a esprimere un voto informato nel 2018, le ultime “tre domande” dell’anno sono rivolte a un protagonista locale della politica nazionale: Marco Di Maio, deputato forlivese del Partito Democratico, componente della Commissione Finanze da inizio legislatura e della Commissione Affari Istituzionali, Presidenza del Consiglio e Interni dal 2014.

Quali sono le priorità del programma del Pd?

 

Intanto dobbiamo spiegare alle persone che c'è una nuova legge elettorale forse non perfetta, ma che ha il pregio di ristabilire un legame diretto tra il territorio e gli eletti in parlamento. Anche Forlì dovrà scegliere il proprio deputato e ancor prima delle coalizioni e dei partiti dovrà scegliere una persona: ci rivolgeremo a tutti gli elettori che hanno a cuore il nostro territorio e vogliono essere rappresentati in parlamento con concretezza, costanza e serietà. Sui temi, priorità assoluta al lavoro. Incentivare le assunzioni di giovani, sostenere gli investimenti privati e quelli dello Stato sui territori che pure in questi anni hanno registrato un incremento che ha coinvolto anche Forlì (ne sono un esempio i 6 milioni per lo scalo merci di Villa Selva, i 7 per il nuovo collegamento Forlì-Cesena, gli oltre 15 destinati all'edilizia scolastica su tutto il comprensorio).

 

Il Pd è ancora il catalizzatore delle forze di sinistra, dopo la discesa in campo di Grasso?

 

La vera alleanza va fatta con le persone, le associazioni, le imprese. L'Italia ha ripreso a crescere e questo è un fatto positivo, che sta avendo effetti evidenti anche nel nostro territorio. Tuttavia i segni lasciati dalla crisi sono profondi e ci sono ancora molte persone di cui dobbiamo occuparci. Non credo che ripetere allo sfinimento la parola “sinistra” serva a rassicurare gli elettori; sono i fatti a marcare la differenza e se guardiamo a quelli realizzati in questi anni, ad esempio sui diritti (dalle unioni civili al “dopo di noi”, dalla legge sull'autismo fino a quella sullo spreco alimentare, per concludere con il testamento biologico) troviamo conquiste di civiltà che finora la cosiddetta “sinistra” aveva solo enunciato e mai realizzato.

 

Come le sembra lo stato di salute del Pd forlivese alla luce degli ultimi eventi?

 

Ho un ruolo istituzionale e non di partito, per cui non mi addentro in giudizi che non mi competono. Inoltro trovo poco appassionante discutere del destino dei singoli partiti e dei relativi politici. Penso sia più utile confrontarsi su come realizzare azioni all'altezza della vitalità associativa, culturale ed imprenditoriale che Forlì è in grado di esprimere. Ad esempio gli oltre 8 milioni di euro che da Roma siamo riusciti a portare sul territorio per finanziare 12 progetti che vanno dalla riqualificazione di aree periferiche della città al centro storico, dal completamento del Campus universitario al San Giacomo, sono cose importanti e concrete che prenderanno forma nei prossimi mesi. La politica, le associazioni, i sindacati, le organizzazioni di impresa dovrebbero confrontarsi su un'idea della città che partendo dall'esistente ne delinei il profilo della Forlì dei prossimi dieci anni.

 

 


Laura Bertozzi

venerdì 15 dicembre 2017