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Tre domande a Gianfranco Brunelli

Tre domande a Gianfranco Brunelli

Organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì la mostra "Preraffaelliti: Rinascimento moderno", che sarà visitabile fino al 30 giugno al Museo Civico San Domenico di Forlì, celebra i fondatori e i principali esponenti della Confraternita preraffaellita. Il direttore della mostra, Gianfranco Brunelli, ha espresso le caratteristiche peculiari di questo movimento artistico.

Che cosa si intende per Preraffaeliti?

Il nome esprime il rifiuto del “raffaellismo” e dei “raffaelliti”; la critica di ogni forma accademica; la contestazione del rigorismo formale della Royal Academy, così legata al classicismo dopo Raffaello. A metà dell’Ottocento, nel fatidico 1848, nell’Inghilterra vittoriana, nel pieno della Rivoluzione industriale, alcuni giovanissimi artisti – Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt – radunati in una Confraternita, ardirono di cambiare il corso dell’arte. Se la spinta programmatica fu breve – nel 1853 era già terminata –, lo sviluppo dei modelli fu pervasivo, il successo duraturo. I Preraffaelliti cercavano la fedeltà alla natura, la visione pura della realtà delle cose; i loro colori erano vividi e schietti, quando il carbone delle ciminiere anneriva il cielo e le case. Cercavano nelle fonti letterarie l’ispirazione all’assoluto e la passione d’amore, mentre l’economicismo della Rivoluzione industriale mostrava una modernità contraddittoria e socialmente diseguale. Eppure non furono dei passatisti. La loro non fu né una rivoluzione conservatrice, né una rivolta reazionaria. Aprirono al Simbolismo e all’Art Nouveau. Furono la prima avanguardia, il primo movimento che avrebbe aperto la strada a esperienze poi così diverse e persino contrapposte del Novecento europeo.

Quali sono gli artisti e gli elementi che hanno ispirato i Preraffaeliti?

I Preraffaeliti nel loro momento sorgivo sognarono di ripercorrere l’arte dei Primitivi, gli antichi maestri del Tre-Quattrocento italiano. Toscano soprattutto. Come in uno specchio, guardarono a Cimabue, a Giotto e ai giotteschi, a Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, particolarmente al suo ciclo di affreschi nel Camposanto di Pisa, salvati alla memoria collettiva dalle incisioni di Lasinio all’inizio dell’Ottocento. Poi Cosimo Rosselli, Verrocchio e i due Lippi, Ghirlandaio, Piero della Francesca, Signorelli, Botticelli. Sopra tutti Botticelli, rivelato nuovamente agli occhi dell’Europa.

Quali sono le caratteristiche principali di questa esposizione?

La mostra forlivese del 2024 è un evento unico. Con 350 opere, è l’esposizione dedicata ai Preraffaelliti più grande mai realizzata. Un percorso unico, che va dalle loro radici ottocentesche dei Nazareni e di Ruskin alla loro eredità novecentesca. Centrale, nell’esposizione ai Musei San Domenico, è il confronto diretto tra i maestri italiani dal Trecento al Cinquecento e questi moderni artisti. Il confronto col Rinascimento storico determinò questo nuovo Rinascimento. L’esposizione forlivese si conclude mostrando come i pittori e gli artisti italiani dell’ultimo Ottocento – da De Carolis a Sartorio – abbiano ritrovato le memorie della propria storia, rinnovando la loro identità anche attraverso il confronto con la lunga vicenda dei Preraffaelliti.


Emanuele Bandini

venerdì 22 marzo 2024

ARGOMENTI:     gianfranco brunelli tre domande