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Le tre domande a Don Franco Appi

Le tre domande a Don Franco Appi

Le festività pasquali sono alle porte. Per qualcuno sono una breve – e agognata – pausa dalla scuola o dall’attività lavorativa, per altri sono sinonimo di pranzi in famiglia e scambio di uova di cioccolato. Per i credenti, la Pasqua è vissuta molto più intensamente. Interviene per ricordare il significato profondo di questa festa e per riflettere sulla diffusione dei valori cristiani nella società don Franco Appi, direttore del settimanale “Il Momento” e responsabile dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.

Con quale spirito credenti e non possono vivere autenticamente la Pasqua?

 

La Pasqua è la festa principale per i cristiani, il mistero della risurrezione è fondamentale. Dice S. Paolo nella prima lettera ai Corinti: “Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede”. Questa resurrezione è l'evento unico e rivoluzionario non solo della storia dell'uomo ma dell'intera creazione. Non è mai accaduto che un morto resuscitasse e non per tornare a morire, come è stato per Lazzaro. Cristo risorto non è più sotto il segno della morte, come non lo siamo noi che, con il battesimo, abbiamo già ricevuto il pegno della vita eterna. Questa, come dice Ratzinger, la morte non può contestare. La fede nella risurrezione di Cristo è un fatto che discrimina i credenti dai non credenti. La resurrezione del Crocefisso irrompe nel mondo come apertura a una trascendenza che, mentre indica all’uomo i suoi limiti, gli presenta la possibilità di superarli mediante la fede. La testimonianza dei primi discepoli è per noi il punto di verifica della fede. Il non credente può esaminare i testi nella loro completezza e decidere se sono credibili. Ma non sembra l’atteggiamento diffuso

 

La nostra società, anche locale, è disinteressata alla spiritualità?

 

La spiritualità è esigenza di ogni persona. C’è dentro di noi una vita piena di domande che esigono risposte. Nasce di qui la spiritualità come anche la cultura. Di fronte al mistero della vita e del suo perché la scienza è muta. Lo scientismo, con la sua pretesa di spiegare tutto, può arrivare a dire il “come”, non il “perché” della vita, della sua origine e del suo destino. La spiritualità nasce dal fascino del mistero. Si può ignorarla attraverso piccoli stratagemmi quotidiani, ma la domanda nel fondo rimane. La nostra salvezza rimane la vita interiore. Nella comunità cristiana, certamente oggi ci sono meno praticanti ma più persone coinvolte attivamente nel Vangelo di Gesù.

 

Tra i vari incarichi che ricopre, lei è impegnato anche nel giornalismo e nella pastorale sociale e del lavoro: quali valori cristiani sono imprescindibili per lavoro e informazione?

 

I valori cristiani che possono e devono permeare il mondo nella sua completezza sono valori umani di solidarietà, di pacificazione, di giustizia, di fraternità, di onestà. I riferimenti sono quelli del capitolo 25 del vangelo di Matteo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete…, ero forestiero…, carcerato…, ammalato…”. Non sono riferimenti esclusivi. Quelli del Vangelo sono valori inclusivi. Non sono evangelici la menzogna, la strumentalizzazione, l’oppressione, lo sfruttamento.

 

 


Laura Bertozzi

venerdì 23 marzo 2018