Tre domande a Giorgia Reggiani
La Dott.ssa Giorgia Reggiani è Psicologa Clinica e di Comunità, specializzata in Mediazione Familiare sistemica relazionale, iscritta all’Albo degli Psicologi dell’Emilia-Romagna. Svolge attività clinica con adulti, adolescenti e coppie, offrendo supporto in presenza e online per affrontare ansia, stress, traumi, difficoltà relazionali e disturbi emotivi. Si occupa anche di mediazione familiare, promuovendo la cogenitorialità e il benessere dei minori nei casi di separazione o divorzio. Il suo approccio si basa su empatia, ascolto e sostegno al cambiamento.
Qual è la tua visione della cogenitorialità nei percorsi di separazione?
Il compito evolutivo della famiglia separata è la riorganizzazione delle relazioni familiari, sia coniugali che genitoriali. Per i professionisti che supportano le famiglie, è fondamentale promuovere la cogenitorialità, un equilibrio nelle interazioni e nel rispetto dei bisogni dei figli. Questo implica che i genitori superino la frattura coniugale senza coinvolgere i figli nel conflitto. Il malessere psicologico dei minori aumenta quando vivono l’abbandono o sono costretti a scegliere tra i genitori. Dal 2011 mi occupo di Mediazione familiare a Forlì, supportando le famiglie in conflitto durante separazioni e divorzi, con l’obiettivo di ristabilire una comunicazione efficace e risolvere i conflitti, sempre con il benessere dei figli come priorità. Il mediatore familiare facilita il dialogo tra i genitori, evitando escalation emotive e legali, aiutandoli a costruire un rispetto reciproco fondamentale per le decisioni importanti riguardo alla cura e all’educazione dei figli.
Quali sono le sfide più frequenti che incontri lavorando con gli adolescenti?
Nel mio lavoro da psicologa, una delle sfide più comuni che incontro riguarda il rapporto dei ragazzi con il proprio corpo. Sempre più giovani si sentono troppo grassi, troppo magri o imperfetti, ma spesso questa percezione non corrisponde alla realtà, bensì a una visione distorta del proprio corpo. Questo conflitto interiore porta a un vero e proprio attacco al corpo, cercando di modificarlo, nasconderlo o adattarlo a un ideale di bellezza esteriore che sembra irraggiungibile. La vergogna diventa l'emozione centrale, legata al sentirsi inadeguati rispetto a un'immagine ideale di sé o alle aspettative sociali. Quando la vergogna non viene riconosciuta o compresa, i sentimenti di umiliazione e rabbia aumentano, alimentando il desiderio di rivendicare la propria dignità.
Quale messaggio vorresti trasmettere a chi è indeciso se iniziare un percorso psicologico?
Decidere di rivolgersi a uno psicologo per affrontare un problema o un’ansia che ci accompagna è una scelta importante, che richiede tempo per essere elaborata. Quando iniziare un percorso psicologico è una domanda soggettiva: molti sentono il bisogno di cercare aiuto quando non riescono più a gestire le proprie giornate a causa di un problema o trauma. Alcuni si rivolgono a familiari e amici, altri si chiudono in sé, ma alla fine decidono di parlare con uno psicologo, dove possono essere ascoltati senza giudizio. Non esiste un momento univoco per iniziare, ognuno ha i suoi tempi e motivi per intraprendere questo cammino di crescita, che può essere difficile ma anche molto gratificante.
Emanuele Bandini
mercoledì 7 maggio 2025