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Tre domande a Wilma Malucelli

Tre domande a Wilma Malucelli

Con i suoi racconti di viaggio, ha fatto – e fa tuttora – sognare i forlivesi, stimolandoli a rendere ogni destinazione un’occasione di arricchimento. Grazie alla sua esperienza di viaggiatrice e accompagnatrice turistica, la forlivese Wilma Malucelli è oggi un punto di riferimento in materia. Conferenze, rubriche giornalistiche e trasmissioni televisive l’hanno vista impegnata, come giornalista, nella diffusione di questo patrimonio, speso anche a fini educativi, nella veste di insegnante di lettere al Liceo Classico “G. B. Morgagni” di Forlì.

Com’è nata la passione per il viaggio e la sua divulgazione?

In famiglia ho sempre respirato l’amore per la scoperta di altri luoghi. Mia madre era insegnante e fin da bambina mi portava alle gite scolastiche con le sue classi. Ancora prima, mio nonno si recò tre volte negli Stati Uniti a cercare lavoro, affrontando traversate in mare lunghe e avventurose. Dai suoi racconti americani e dall’educazione a un modo di viaggiare attento alle bellezze che si incontrano, è nata la mia passione. Nel 1966, all’età di 17 anni, sono partita per il mio primo viaggio importante alla volta di Capo Nord. Da allora non mi sono più fermata. A inizio anni ’80 ho fondato l’associazione “Cultura Viaggi” per condividere racconti e immagini di viaggio quando ancora non c’erano programmi televisivi dedicati. In seguito, ho fatto divulgazione con una mia rubrica sul quotidiano La Voce di Romagna e con trasmissioni a Videoregione e Teleromagna. Come docente, ho sempre creduto e promosso il valore educativo delle gite d’istruzione.

 

Quali sono state le esperienze di viaggio più significative?

Ogni realtà che ho visitato mi ha regalato delle emozioni, ma l’Isola di Pasqua, in particolare, è stata una magia per la suggestione della sua civiltà misteriosa. Dal punto di vista naturalistico, andare alle isole Galápagos è stato come tornare agli albori della vita sul Pianeta. Poiché il turismo è legato alla situazione geopolitica mondiale, mi sento fortunata per aver visitato Paesi oggi off-limits, come la Libia, l’Egitto, la Siria, lo Yemen e l’Iraq. Ma ho anche avuto il privilegio di fare incontri che hanno lasciato il segno, come quello con Léopold Senghold, poeta e primo presidente del Senegal, che ha scritto una delle più importanti pagine di storia del continente africano. Negli anni ’80 ho potuto anche incontrare il Dalai Lama Tenzin Gyatso in esilio a Dharamsala, in India.

 

Quali mète poco note può suggerire per le vacanze?

Le destinazioni più sicure e meno battute, adatte alla stagione estiva, sono, oltre all’Isola di Pasqua e le Galápagos già citate, la Mongolia, da visitare per la sua natura e per gli usi e costumi: questi ultimi si possono apprezzare soprattutto nel Naadam, una festività tradizionale che si tiene a luglio. In estate si può far rotta anche verso il Bhutan e il Ladakh (nel nord dell’India), o verso Paesi caucasici emergenti come l’Azerbaigian, la Georgia e l’Armenia. Più indicati per i mesi autunnali sono invece l’Etiopia, ricca di fascino per la sua cultura millenaria, l’Oman, il Giappone, dove si può godere dei colori del foliage, e l’Iran.

 


Laura Bertozzi

giovedì 28 giugno 2018