Tre domande a Alberto Zattini
Primo incarico: fattorino. Oggi: punto di riferimento per mille imprese. Alberto Zattini è direttore di Ascom-Confcommercio Forlì da 14 anni. Sessant'anni, sposato con Claudia Biscaglia (vicedirettore dell’associazione) e papà di Pietro, entra in Ascom nel 1984 con il suo primo incarico da “fattorino”. Negli anni ’90 diventa prima Responsabile Sindacale, poi Vicedirettore, fino a ricoprire il ruolo attuale. Alla guida di un’associazione che rappresenta circa 1.000 imprese nel territorio di Forlì e comprensorio, affronta quotidianamente sfide complesse e in continua evoluzione. Ma la sua vita non si esaurisce nell’impegno professionale: grande appassionato di tennis, nel 2024 è diventato Istruttore Federale, dedicando a questa disciplina almeno tre pomeriggi a settimana.
Quali sono le principali criticità legate alla sicurezza a Forlì e quali possibili soluzioni vede per affrontarle?
“Volendo proprio vedere il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe dire che Forlì con i suoi quasi 120mila abitanti – non se la passa poi tanto peggio di altre città simili.. Ma basta leggere le cronache o ascoltare i cittadini per capire che qui il bicchiere non è mezzo vuoto: è traboccante. Risse, rapine, aggressioni con armi improprie… difficile far finta di niente. Il problema vero è che ci si sta lentamente abituando alla microcriminalità, come se fosse parte del paesaggio urbano. Zone come la stazione o galleria Mazzini sembrano ormai fuori controllo, in balia di baby gang e soggetti borderline. Bene i controlli del Comune sulle attività sospette, ma non basta. Servono più agenti – locali e statali – denunce puntuali da parte dei cittadini, e chiarezza su un punto: quante telecamere ci sono? Quante funzionano davvero”?
A cosa attribuisce la crisi del commercio a Forlì?
“Il commercio è in crisi, ma non certo per caso. Le abitudini dei consumatori sono cambiate, forse irreversibilmente, ma continuare a considerare l’e-commerce come un progresso inevitabile è un errore che stiamo pagando caro. Ogni acquisto fatto online è un colpo al negozio sotto casa, che rischia di chiudere. E con ogni vetrina spenta perdiamo lavoro, presidio sociale e sicurezza. A questo si aggiunge la concorrenza sleale di chi taglia i costi ignorando i contratti di lavoro, e la crescente difficoltà di attività come bar e ristoranti nel trovare personale qualificato. Il risultato? Meno servizi, orari ridotti, clienti scontenti. E intanto, pezzo dopo pezzo, la città si svuota”.
In che modo l’evoluzione dell’intelligenza artificiale e dell’automazione influenzerà, secondo lei, il futuro del commercio?
“Tutti parlano di intelligenza artificiale con entusiasmo, ma forse bisognerebbe fermarsi a riflettere: davvero vogliamo un mondo dove i colloqui si fanno tra una persona e un algoritmo? Possiamo anche essere curiosi, ma c’è una certezza: nessuna macchina potrà mai sostituire la professionalità, l’esperienza e l’intuito di una persona in carne e ossa. L'automazione va bene per i magazzini, non per le relazioni umane. Un robot non potrà mai spiegarti la qualità di un tessuto, consigliarti con buon senso, né farti sentire il calore dell’accoglienza in un ristorante. Ridurre tutto a processi freddi e automatici non è progresso: è semplicemente disumanizzazione”.
Emanuele Bandini
venerdì 4 luglio 2025