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Tre domande a Roberto Righi

Tre domande a Roberto Righi

C’è chi alla musica si accosta da spettatore e chi la vive come vocazione. Roberto Righi appartiene a quest’ultima categoria: deejay e imprenditore romagnolo, volto noto delle notti italiane e non solo, capace di intrecciare talento, visione e instancabile passione. La sua avventura inizia nel 1985. Ragazzino, scalpita per guadagnarsi quegli ultimi venti minuti a fine serata per mettere i dischi. 

Nel 1986, a soli quattordici anni, è già dietro la consolle della Bussola Club di Fratta Terme: il primo palcoscenico di una carriera che lo porterà a migliaia di serate, dall’Italia al mondo, e alla produzione discografica. Parallelamente, la sua voce conquista le onde radio: a quindici anni debutta su Radio Studio 7, poi Radio Più, Radio Studio Delta, Radio Gamma, fino a Radio Centrale. Non solo suonare musica, ma raccontarla e condividerla. Oggi, dopo 38 anni di palchi, vinili e microfoni, Righi mantiene la stessa energia degli inizi come socio e direttore artistico delle sue due emittenti, Radio Centrale e Radio Cesena, realtà che portano la sua firma e che racchiudono la sua essenza: un uomo che non ha mai smesso di credere nel potere della musica.

Qual è il ruolo di radio locali come Radio Centrale e Radio Cesena nel raccontare e valorizzare la comunità di Cesena e dintorni?

Siamo profondamente legati alla nostra terra: non a caso la nostra nuova emittente porta il nome della città, Radio Cesena. Una scelta che riflette la nostra identità e che, grazie a una programmazione fresca e dinamica, ha saputo conquistare in pochi mesi un grande seguito, distinguendosi nel panorama radiofonico locale. Con Radio Centrale invece continuiamo a mettere l’informazione del territorio al centro della nostra offerta, perché sono convinto che una radio locale debba nascere e crescere con radici solide nel luogo che rappresenta. Un ruolo fondamentale lo hanno i nostri speaker: ogni giorno costruiscono un vero dialogo con gli ascoltatori, adattando rubriche, notizie e curiosità a ogni fascia oraria, cercando sempre la migliore interazione. In fondo, per noi, la radio è esattamente questo: vicinanza, partecipazione e comunità.

Quanto ha inciso la transizione al digitale sulla gestione tecnica e sull’investimento di una radio come le vostre?

Per stare al passo con i tempi, stiamo portando avanti importanti investimenti sul DAB+, che ci permette di diventare una radio regionale, e nello streaming, potenziando i nostri canali digitali. Proprio in questi giorni debutteranno anche i podcast, senza mai perdere la nostra anima analogica, che resta il cuore della radio.

Come immagini il futuro delle radio locali nei prossimi dieci anni?

Credo che la radio abbia ancora una lunga e longeva vita. Ce lo confermano le statistiche, che ne registrano una fruizione dell’85%, e anche sul fronte pubblicitario la considero ancora uno degli investimenti più efficaci in termini di riscontro. Consiglierei vivamente alle nuove generazioni di avvicinarsi al mondo della radio: il vero potere di uno speaker non è soltanto “parlare al microfono”, ma saper comunicare con le persone. La radio è cambiata, certo, ma il fascino di una voce sincera, capace di emozionare, non passerà mai di moda. Vi aspetto in diretta, tutti i giorni dalle 16, su Radio Centrale!

 


Emanuele Bandini

venerdì 17 ottobre 2025

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