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Tre domande a Alberto Zattini

Tre domande a Alberto Zattini

Mentre il Parlamento si appresta a esaminare le proposte di legge sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali, le discussioni sulle nuove restrizioni non si arrestano. I nuovi disegni di legge, voluti dall’anima pentastellata dell’attuale Governo, vogliono essere un correttivo capace di normare le liberalizzazioni alle quali ha aperto la strada il cosiddetto decreto “Salva Italia”, una manovra urgente varata dal Governo Monti ed entrata in vigore il 1° gennaio 2012. Ma quali sono le questioni in gioco, soprattutto per le imprese locali? Risponde alla domanda il direttore di Confcommercio Imprese per l’Italia – Ascom Forlì Alberto Zattini.

Come giudica le proposte in discussione?

 

Le nuove leggi sono chiamate a normare una situazione complessa e senza regole, che attualmente pone ogni imprenditore nella posizione di decidere liberamente se tenere aperto o meno il proprio esercizio nei festivi. Il Governo deve equilibrare tre esigenze: quella dei lavoratori del settore commercio, che chiedono regolamentazioni per una migliore qualità della vita; quella dei consumatori, favorevoli ad aperture festive che agevolino i consumi, e quella della libertà d’impresa della piccola e grande distribuzione. Il tema tuttavia è più vasto e le componenti da integrare nel discorso sono anche altre.

 

Di quali altri elementi bisogna tener conto?                                                              

 

Bisogna trovare una regola valida per tutti, che non infiammi la competizione tra imprese grandi e piccole, ma nemmeno tra territori diversi. Non ci possono essere due pesi e due misure tra aree a forte vocazione turistica, come la nostra Riviera, e territori limitrofi, con uno stesso esercizio commerciale autorizzato a restare aperto nei festivi da una parte, e vincolato alla chiusura nell’altra. Non ci sono soluzioni facili: il numero di chiusure da pattuire deve essere frutto di un dialogo che sia sintesi di tutte le posizioni in gioco. Senza dimenticare poi che, in fatto di libertà d’impresa, il principale aspetto da normare è il commercio online: quest’ultimo non osserva, infatti, nessun limite orario e ha percentuali di crescita a doppia cifra. Chiediamo perciò al Governo l’introduzione di una regolamentazione fiscale che parifichi le vendite online a quelle in negozio.

 

Com’è la situazione a Forlì?

 

Sul tema delle aperture domenicali, la situazione, in città, è a macchia di leopardo. Al centro commerciale Punta di Ferro, le attività sono vincolate agli orari della struttura e osservano 3 o 4 chiusure festive all’anno. Gli operatori della rete distributiva tradizionale a cielo aperto del centro storico non hanno nessun obbligo, se non la libera scelta dell’imprenditore. In centro ci sono circa 700 attività, molte delle quali hanno iniziato a effettuare aperture domenicali in concomitanza con il turismo culturale avviato dalle grandi mostre ai Musei San Domenico. Nelle altre aree della città, la maggior parte dei negozi resta chiusa la domenica. Abbiamo però riscontrato con soddisfazione che il centro storico ha preso a ripopolarsi, grazie a iniziative come i Mercoledì del Cuore e operazioni di riqualificazione come quella realizzata nel mercato coperto di piazza Cavour.


Laura Bertozzi

lunedì 15 ottobre 2018