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Tre domande a Giordano Biserni

Tre domande a Giordano Biserni

Se l’iniziativa di Alessandro Morelli, presidente della Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati, avrà successo, in autostrada si potrà sfrecciare ai 150 chilometri orari. La proposta sostenuta dal politico leghista non è nuova: il progetto, avanzato già nel 2001 dall’allora ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, finì in un nulla di fatto. Sull’opportunità di rispolverarlo, aumentando i limiti di velocità di 20 chilometri orari, interviene Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale).

Qual è la sua opinione sulla proposta dell’attuale Governo?

 

Con quest’iniziativa l’Italia avrà il suo primo, e poco onorevole, primo posto: sarà l’unico Paese ad aumentare i limiti di velocità, in controtendenza rispetto agli altri. Molti aspetti non sono stati considerati: viaggiare a 150 km/h comporta un maggior numero di sinistri e, dunque, di rallentamenti, un maggior consumo di carburante e di inquinamento. Inoltre, andando a questa velocità, il guadagno di tempo è minimo: nel tratto Milano-Rimini il risparmio è di soli 15 minuti. Anche altre variabili sono state tralasciate, come lo spazio di frenata: con strada asciutta, si passa dai circa 90 metri, necessari se si viaggia a 130 km/h, ai 124 metri richiesti per una velocità di 150 km/h; sul bagnato, invece, si passa da 130 a 173 metri. Cambiano anche i parametri relativi all’energia accumulata, che ai 150 aumenta del 33%. Nessuno poi sembra aver tenuto conto del fatto che i tir non spariranno dalle autostrade. Se un camion va in sorpasso in seconda corsia, i mezzi che viaggiano a 150 km/h confluiranno tutti in terza, con rischi evidenti.

 

 Qual è la situazione in provincia relativamente alla sicurezza stradale?

 

 I dati sono ancora poco incoraggianti. Da inizio anno, abbiamo avuto 20 vittime in provincia, della quali 7 a Forlì. Le strade statali continuano ad essere le più pericolose, per le condizioni inadeguate del fondo stradale e della segnaletica. Resta irrisolto il problema dell’eccesso di velocità, solo minimamente arginato dai misuratori. Inoltre, si cerca di aggirare autovelox e tutor attraverso ricorsi sempre più frequenti. Altro allarme è l’uso dilagante del cellulare alla guida. In questo caso, oggi la legge prevede la sospensione della patente alla seconda violazione nei due anni. L’auspicio è invece che la sospensione avvenga già alla prima violazione. Ma per intercettare queste infrazioni servirebbero più pattuglie nelle strade.

 

Quale bilancio tracciare in occasione della Giornata Mondiale delle vittime della strada?

 

La ricorrenza del 18 novembre ha puntato i riflettori sul fatto che la prospettiva di riduzione del 50% degli incidenti nel decennio 2011-2020, come richiesto dall’Ue, è ormai irraggiungibile. Tra il 2016 e il 2017, il tasso di mortalità stradale in Italia è passato da 54,2 a 55,8 morti, tornando al livello del 2015. Questo risultato è dovuto a diversi fattori. Oltre allo stato delle strade e alla diminuzione delle pattuglie, contribuiscono anche un’educazione stradale sempre più sporadica nelle scuole e una risposta politica inadeguata sui temi della sicurezza.

 


Laura Bertozzi

giovedì 22 novembre 2018