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Tre domande a Daniele Mezzacapo

Tre domande a Daniele Mezzacapo

Che il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti gestito dalla società in house Alea Ambiente abbia suscitato più di una perplessità è cosa nota. Dà voce a un’analisi puntuale dei nei del servizio in procinto di entrare in piena operatività in città il consigliere comunale della Lega Nord a Forlì Daniele Mezzacapo.  

Perché il porta a porta si preannuncia mal funzionante?

Smontiamo subito una bugia: la Lega non è contro il porta a porta. Il “modello Contarina” si è dimostrato adeguato nei piccoli Comuni, dove ha responsabilizzato i cittadini e ha migliorato la differenziazione del rifiuto. Ma si serve anche di impianti di smaltimento altrui, fuori dal proprio territorio. Non esiste un modello perfetto di porta a porta, ma non è vero che tutto ciò che non è “modello Contarina” non funziona bene. La Giunta Pd di Balzani – con Hera come proprio gestore – ha portato avanti dal 2011 al 2014 un innovativo programma di graduale riforma del sistema di raccolta rifiuti, oggi attivo in città per oltre il 50% delle utenze, che mi sembra abbia funzionato bene per le attese. Quel sistema fu l’esito di un serio percorso partecipato di coinvolgimento delle persone. Non si possono definire tali le assemblee prescrittive organizzate da Alea per dirci come ci dobbiamo comportare. Il suo principale punto debole è soprattutto il modello di governance aziendale, perché la società è nata per motivi politici e non industriali.

Il sistema garantirà un risparmio e un minore impatto ambientale?

Chiunque abbia visionato il piano industriale di Alea si accorge che la sua sostenibilità economica è precaria. Sono previsti costi molto bassi e ricavi molto alti: è quindi prevedibile che il servizio reso agli utenti risulti depauperato e i giri di raccolta e spazzamento siano più rari, con più servizi a pagamento e un’imperfetta gestione della clientela. Per quanto riguarda i ricavi attesi, basta verificare l'andamento dei prezzi delle materie seconde provenienti dalla raccolta differenziata. Alea poi non ha propri impianti di trattamento e smaltimento, opera nel settore più povero della filiera e soffre gli imprevisti tipici del settore. Siamo onesti: il termovalorizzatore Hera di Forlì non chiuderà prima di dieci anni. Quand’anche Forlì riuscisse a conseguire l'85% di raccolta differenziata, produrrebbe comunque il 15% di rifiuto indifferenziato, che va smaltito in un moderno impianto di termovalorizzazione. Tutto ciò non ha niente a che vedere con le sorti di Alea.

Quali alternative ritiene preferibili?

Quanto può essere piacevole tenere forzatamente nella propria proprietà quei contenitori giganteschi? Si poteva fare di meglio senza penalizzare le corrette finalità migliorative che derivano dalle prescrizioni di legge e dal nostro senso civico. Molti forlivesi la pensano allo stesso modo ed è grave che Alea non abbia l'umiltà di ascoltare gli utenti. Il sindaco Drei e la sua Giunta chiudono gli occhi per non vedere il disastro evidente. Sono certo che un'alternativa altrettanto efficace e meno impattante esista. La responsabilità della Lega sta nel favorire una riflessione meditata per mettere in sicurezza Forlì da Alea.


Laura Bertozzi

venerdì 30 novembre 2018