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Tre domande ad Andrea Donori

Tre domande ad Andrea Donori

Il Natale è alle porte, il clima delle feste è nell’aria. In tanti luoghi della città è già stato allestito il presepio, radicata tradizione natalizia e simbolo di fede. Ma quanto è autenticamente sentito oggi il significato della natività e della festività stessa del Natale? Avanza una risposta a questo interrogativo Andrea Donori, presidente della sezione forlivese “Roberto Vallicelli” dell’Associazione Italiana Amici del Presepio.

Il presepio caratterizza ancora il nostro Natale?

 

È presente in molti luoghi, ma, al tempo stesso, se ne è perso un po’ il senso. Alcune realtà lo allestiscono solo per “fare cassa”; del resto, anche il Natale è diventato, in parte, una questione di business. Nei presepi che realizziamo noi, invece, resta centrale la rappresentazione di una pagina delle Scritture, quella dell’incarnazione di Gesù. Il primo presepe vivente fu inventato da San Francesco d’Assisi nel 1223 a Greccio (Rieti) proprio con questo fine: spiegare visivamente a tutti un evento essenziale per la fede cristiana. Oggi si sente dire che il presepio nelle scuole offende la sensibilità di chi proviene da culture diverse. Penso che, in questo caso, sia la malizia dell’ideologia e della politica degli adulti a parlare, perché i bambini si avvicinano con grande naturalezza al presepio. È bene poi ricordare che gli islamici riconoscono Gesù come profeta e venerano Maria come sua madre. Infine, il presepio è simbolo di pace e fratellanza, a prescindere dal credo. Eliminarlo è una forma di buonismo che vuole obliterare le nostre tradizioni e radici religiose.

 

Quali iniziative proponete quest’anno?

 

Abbiamo dato vita alla 29º rassegna presepi “Città di Forlì”, visitabile fino all’Epifania a palazzo Albertini (piazza Saffi), con 70 manufatti realizzati da artisti, adulti e bambini in diversi materiali. Abbiamo anche ricostruito, presso la sala XC Pacifici (piazza Saffi), una classe degli anni ’50 rappresentata nell’atto di allestire un presepio. L’esposizione s’intitola “Quando a scuola si faceva il presepio” e resterà aperta fino al 6 gennaio. Ci siamo poi occupati della realizzazione di molti altri presepi di Forlì e circondario, come quello meccanico della casa di riposo Zangheri, quello del Duomo, il grande presepio dell’ospedale Morgagni-Pierantoni e quello animato della chiesa di Vecchiazzano. Non mancano i presepi delle chiese di Regina Pacis, dei Romiti, dell’abbazia di San Mercuriale, di San Rufillo a Forlimpopoli e quello allestito al Palazzo Pretorio di Terra del Sole, solo per citarne alcuni.

 

Come recuperare l’autenticità del Natale?

 

Prendo spunto da un’osservazione che ho sentito: c’è chi crede che il presepio sia una cosa da bambini. Ma il Vangelo non dice forse di avere l’animo dei bambini nel guardare al presepio e al Natale? Viviamo questa festività non come attesa dei regali, ma di un Dio che si abbassa per risorgere per noi. Questo è il messaggio religioso dietro ai nostri manufatti. Ma anche per chi non è credente, il Natale è un’occasione per farsi reciprocamente degli auguri sinceri, non di circostanza, e per recuperare il senso dell’amicizia e dell’umanità, senza cadere nel consumismo.


Laura Bertozzi

giovedì 13 dicembre 2018