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Tre domande a Francesca Leoni e Davide Mastrangelo

Tre domande a Francesca Leoni e Davide Mastrangelo

Il linguaggio artistico contemporaneo prevede, in misura sempre maggiore, l’utilizzo di più mezzi, come video, installazione, musica e performance live. Per indagare questo tipo di forme d’arte nate in un’ottica di ibridazione torna a Forlì, per la sua quarta edizione, “Ibrida, Festival delle Arti Intermediali”, che si propone di dare spazio alle più recenti produzioni e ricerche in fatto di audiovisivo sperimentale. Illustrano il programma dell’edizione al via da aprile i direttori artistici Francesca Leoni (video artist) e Davide Mastrangelo (regista e film-maker).

Quali sono le novità della quarta edizione di Ibrida?

 

Uno dei principi base del festival è la volontà di portare a Forlì sia artisti affermati nell’ambito delle sperimentazioni video sia talenti emergenti. Sul primo fronte possiamo fare un nome su tutti, quello di Melanie Smith, che presenterà la sua “Parres Trilogy”, già proiettata al MoMA di New York, alla Tate di Londra e al Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona. A fianco dei circa 40 autori internazionali selezionati, ospitiamo anche la “Post Internet art”, ovvero le produzioni realizzate da talenti italiani emergenti attraverso la manipolazione di materiali trovati sul web. Il programma (consultabile per intero sul sito www.vertovproject.com/ibrida-festival.html), che entra nel vivo dal 26 al 28 aprile alla Fabbrica delle Candele di Forlì, prevede anche due incontri preliminari intorno ai temi della video arte. Si parte venerdì 5 aprile alle 10.30 a Palazzo Romagnoli per parlare della Post Internet Art con il critico Piero Deggiovanni, per poi passare a una riflessione sul potere del corpo femminile nella video arte il 13 aprile (stesso luogo e orario) con Bruno Di Marino. Affiancheranno i critici anche alcuni artisti.

 

Com’è la ricezione a Forlì di questo tipo di arte?

 

Il terreno è fertile. La Romagna offre un panorama ricco in fatto di linguaggi artistici contemporanei e “Ibrida” completa il quadro, con uno spazio dedicato all’audiovisivo sperimentale. Certo, è un linguaggio al quale il pubblico va educato, ma non si tratta di una forma d’arte di nicchia: gli istituti d’arte di Forlì e Ravenna prevedono già il multimediale e si sono adeguati alle nuove tecnologie. Tutti noi, poi, siamo abituati a questo tipo di espressioni artistiche tramite video clip e pubblicità ispirate alla video arte. Basta solo un po’ di curiosità e la disponibilità a lasciarsi emozionare senza pretendere di capire ogni significato.

 

Gli artisti locali hanno recepito i nuovi linguaggi?

 

Si tratta di un processo in fieri. Ma anche chi utilizza altri mezzi si sta aprendo a video e performance. “Ibrida” ospita alcuni artisti del territorio, tra i quali la forlivese Patrizia Giambi. Nel progetto annuale del festival sono inclusi anche corsi sulle tecniche sperimentali della video arte. Noi stessi lavoriamo insieme, dal 2011, sulla video performance, approfondendo tematiche sulle dinamiche di coppia. Nel 2015 abbiamo vinto il prestigioso premio “Maurizio Cosua” e lavoriamo anche separatamente a cortometraggi e video. In cantiere c’è la produzione di un video ambientato in un palazzo storico del territorio.


Laura Bertozzi

venerdì 22 marzo 2019