Tre domande a Mirco Campri
Nemmeno i sempre più complessi adempimenti burocratici hanno fermato la Segavecchia, tradizionale carnevale forlimpopolese di metà Quaresima che si è chiuso domenica 31 marzo con un’edizione in grande stile. La manifestazione, andata in scena nel 2018 senza la sfilata dei carri allegorici, quest’anno è tornata ad animare la città artusiana con tante novità. Lo sforzo è stato grande, come racconta l’organizzatore Mirco Campri, presidente dell’Ente folkloristico e culturale forlimpopolese.
Come avete superato l’impasse burocratico del 2018?
Anno scorso ci siamo trovati di fronte ad adempimenti complessi che avremmo dovuto soddisfare in un lasso di tempo troppo breve. Da allora, abbiamo studiato a fondo le norme e ci siamo messi in regola. Abbiamo formato 40 volontari dell’Ente folkloristico, che hanno investito ferie e tempo libero per frequentare il corso antincendio, e siamo stati affiancati dal Comune di Forlimpopoli e dagli organi preposti alla vigilanza per conformarci alle misure necessarie alla manifestazione, tra cui quelle in materia di Safety e Security. Visto lo sforzo burocratico, abbiamo dato il massimo per riplasmare il programma della festa, con una proposta rinnovata. Il valore aggiunto è stato senz’altro l’impegno di tanti giovani per mantenere viva questa tradizione: infatti, il 50% dei soci dell’Ente che presiedo hanno meno di 40 anni.
Quali sono stati i risultati più notevoli di quest’edizione?
Abbiamo avuto il riscontro che la Segavecchia ha ancora un buon “appeal” anche fuori città, perché ai 7 carri allegorici realizzati a Forlimpopoli se ne sono aggiunti due creati a Forlì e a Cosina di Faenza. Lo stesso vale anche per i gruppi a piedi, alcuni dei quali sono venuti da ogni parte della Romagna. Nemmeno le scuole elementari del circondario sono mancate all’appello. Complice il bel tempo, stimiamo di aver avuto circa 10mila visitatori per ciascuna delle due domeniche di festa. Sono anche soddisfatto delle novità proposte quest’anno: abbiamo dato spazio all’intrattenimento con musica e spettacoli nel cuore della festa, dove abbiamo allestito, in collaborazione con la Protezione Civile, un punto ristoro. Abbiamo poi potuto contare sul supporto di Diogene e dell’Agenzia Pigreco per la comunicazione e la nostra presenza sui social.
Qual è l’auspicio per il futuro della Segavecchia?
A monte, l’ente pubblico dovrebbe avere una chiara visione di quale patrimonio vuole sostenere. La Segavecchia è di certo una delle manifestazioni forlimpopolesi più radicate. Non si parla però esclusivamente di investimenti – anche se l’edizione di quest’anno è costata circa 63mila euro, dei quali 24mila e 600 spesi per la sicurezza – ma di un impegno in più. Sarebbe utile un ufficio comunale che affianchi nello studio e nella semplificazione della giungla burocratica. L’ente organizzatore avrebbe bisogno di un incaricato messo a disposizione dal Comune almeno per i 6 mesi preparatori, perché stipendiare una segreteria non è una spesa affrontabile per un’associazione di volontariato. In questo modo, all’Ente folkloristico, che si fonda sul lavoro dei volontari, spetterebbe la sola organizzazione dell’evento.
Laura Bertozzi
giovedì 11 aprile 2019