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Arte e storia per il rilancio del turismo culturale anche in Romagna

Arte e storia per il rilancio del turismo culturale anche in Romagna

Per riportare l’Italia al vertice delle mete turistiche nella classifica dei paesi più visitati del mondo occorre non solo promuovere il turismo in sé e per sé, ma essere capaci di trasmettere l’amore per ciò che si vuole che gli altri vengano a visitare.

Altrimenti non c’è cuore, non c’è passione e questo traspare negativamente.

 

Per creare nuovi percorsi turistici attrattivi bisogna innanzitutto amare il territorio a cui si vuole dare impulso e per amarlo è fondamentale conoscerne storia, cultura, arte, geografia, tradizioni, personaggi,…

Sul territorio nazionale è evidente che si potrebbe fare di più per valorizzare e salvaguardare le bellezze presenti che costituiscono un patrimonio immenso che sta soffrendo profondamente a causa dei tagli e della stato di trascuratezza in cui viene abbandonato.

 

Con un altro tipo di marketing più attento, creativo e aggressivo le meraviglie di cui disponiamo potrebbero richiamare di più, molto di più.

E non parlo solo di arte, cultura e architettura ma anche di natura e di paesaggio.


 

Prendiamo come esempio la nazione leader in fatto di turismo mondiale: la Francia.
Gli ultimi dati che riguardano il Louvre parlano di circa dieci milioni di visitatori annui.
Sei milioni di questi sono paganti, per un incasso di circa 58 milioni di euro a cui si devono aggiungere 15 milioni in servizi ausiliari, 16 milioni di donazioni di privati e altre voci, per un totale di entrate pari a 100 milioni di euro.
Un Louvre da solo, insomma, raggiunge quasi i numeri di tutti i musei, aree archeologiche e monumenti d’Italia messi assieme che fanno circa 113 milioni di incasso all’anno.
È vero che il Louvre è il museo di tutta la Francia e che non è paragonabile a nessun museo italiano per dimensioni e quantità di opere esposte.

Ma non è solo questo il motivo.

Il fatto è che il nostro patrimonio, come è riscontrabile un po’ ovunque, risulta scarsamente valorizzato.
Come scrivevo la settimana scorsa, recentemente ho sviluppato un progetto dal titolo “Storie, luoghi e personaggi di Forlì” con alcune classi del nuovo biennio dell’indirizzo Turismo dell’ITC “Matteucci” di Forlì.

Sono rimasto molto colpito dall’interessamento dimostrato dai ragazzi verso argomenti che hanno dato loro modo di approfondire aspetti storici, artistici e culturali poco conosciuti della città in cui vivono e che, particolare non trascurabile, ha una storia antica di oltre 2.200 anni.

 

Mentre in America si producono documentari di alto profilo per stimolare lo spirito allo studio e alla ricerca nelle nuove generazioni e Obama incita i giovani alla ricerca, rivolgendosi loro come ai nuovi pionieri, in Italia si mette in dubbio l’insegnamento della Storia dell’Arte negli Istituti superiori!

Bisogna incoraggiare i giovani a studiare la storia, l’arte del nostro Paese e del nostro territorio.

È necessario poi investire in nuove tecnologie non solo per tutelare e conservare il patrimonio culturale ma anche per migliorare i servizi di accoglienza e di permanenza dei visitatori.

Poche settimane fa mi è capitato di incontrare a Forlì alcuni turisti, cartina alla mano, che giravano sconsolatamente intorno alla Rocca di Ravaldino.
Li ho fermati chiedendogli se avessero bisogno di informazioni.
Mi hanno risposto in inglese dicendomi che erano australiani di passaggio da queste parti e che si erano fermati appositamente a Forlì per vedere il nostro castello di cui avevano sentito tanto parlare.
La nostra rocca però, pur essendo molto ben conservata e mantenuta, è aperta meno di un mese all’anno, quando vi sono esposti i presepi a cavallo delle festività natalizie.

Bisogna riaprire musei e siti da troppo tempo chiusi per mancanza di soldi e di personale.

Su questo argomento si è speso anche Matteo Renzi parlando di un possibile reinserimento di disoccupati in ambiti museali e culturali.

Vi sono occasioni da non perdere, ne cito una tra le tante.
Cinque anni fa, in concomitanza col quinto centenario della morte di Caterina Sforza, uscì in tutto il mondo un videogioco americano intitolato “Assassin Creed II” ambientato a Forlì nella Rocca di Ravaldino e che aveva tra i protagonisti Caterina Sforza, Girolamo Riario e i fratelli Orsi.

Quell’anno fu il videogioco più venduto nel mondo. Milioni di amanti di quel genere di intrattenimento vi avevano giocato e tra questi chissà quanti avrebbero volentieri visitato i luoghi reali che avevano conosciuto solo in maniera virtuale.

Dallo studio del territorio possono nascere percorsi turistici che attingono alla sua storia di cui riporto a seguire alcune mie personali proposte: “’Il ghibellin fuggiasco’ in Romagna” oppure “I luoghi della Divina Commedia in Romagna”, sulle tracce di Dante Alighieri che scrisse interamente il suo capolavoro esule nella nostra terra, dove giace sepolto, a dispetto dei Fiorentini, oramai da sette secoli; “I Magnifici Signori e il Rinascimento in Romagna”, un approfondimento sulla storia delle Signorie di Sigismondo Malatesta a Rimini, Pino Ordelaffi a Forlì, Novello Malatesta a Cesena e Astorgio Manfredi a Faenza; “La Romagna del Medioevo e dei castelli”, ispirato dal fatto che il nostro territorio in quanto a concentrazione di fortezze medievali è secondo solo al Trentino; “La trafila garibaldina” ovvero il percorso che Garibaldi fece all’indomani della caduta della Repubblica Romana, dalla costa ravennate attraverso tutta la Romagna per trovare salvezza in Toscana; “Quando la Romagna mise a tavola l’Italia unita” indagine sui due padri fondatori della moderna culinaria, nati rispettivamente a Forlimpopoli, Pellegrino Artusi, e a Forlì, Olindo Guerrini; “Il ‘900 in Romagna”, un particolare focus sul Ventennio fascista e sull’architettura che si sviluppò durante quel periodo; “Il romagnolo che vinse quattro Oscar”, un percorso attraverso la storia e i luoghi di Federico Fellini e di “Amarcord”.

E come questi tanti altri e altri ancora. Il 30 settembre 2010 i Comuni di Cesena, Ravenna, Rimini e Forlì sottoscrissero un protocollo di intesa per l'area vasta della cultura della Romagna, mosso dalla consapevolezza che occorreva superare la sola dimensione locale per creare un sistema culturale in cui la Romagna si proponesse unitariamente per le sue eccellenze, superando sterili campanilismi fini a sé stessi.

Storia e cultura sono settori da proteggere, incentivare e su cui investire perché nel tempo portano ad accresce in dignità, integrazione, consapevolezza civile e conoscenza il capitale umano della nostra comunità. È venuto allora il momento di rimettere mano a questo protocollo, fermo da più di tre anni.

 

È bene ricordare che, l’istituzione di un’area vasta della cultura in Romagna gioverebbe non solo alla promozione del patrimonio, ma creerebbe inoltre nuovi posti di lavoro, migliorando in generale la qualità della vita.


Marco Viroli

sabato 22 marzo 2014