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Sulle tracce della memoria

70 anni fa il passaggio del fronte e la fine della guerra

Sulle tracce della memoria

Gli scontri armati, i cannoneggiamenti, i bombardamenti, lo sfollamento dei civili

La quiete di Villa Beltramelli stravolta dagli eventi: da luogo dove fu tenuta nascosta l'Ebe di Antonio Canova a sede, prima di reparti tedeschi, poi di soldati alleati.

 

Venerdì 6 marzo 2015, ore 20.45
Circolo Arci “Casa del Cittadino” - Via Alletti 8 - Borgo Sisa
Interverranno Marco Viroli e Gabriele Zelli

Gli intermezzi musicali saranno proposti da Teddi Iftode (primo violino), Radu Iftode (secondo violino), Vlad Iftode (tastiere) che eseguiranno brani popolari e della Resistenza.

Nel corso della serata verranno presentati i libri:

"I giorni che sconvolsero Forlì - 8 settembre 1943 - 10 dicembre 1944" di Marco Viroli e Gabriele Zelli, Il Ponte Vecchio Editore, Cesena 2014;

"I rifugi antiaerei della città di Forlì - Quando la morte venne dal cielo" di Elisa Gianardi e Fabio Blaco, Edit Sapim, Forlì 2014;

"La battaglia delle idee è la forma della democrazia - Vita e storia politica di Ariella Farneti (1921 - 2006)" di Letizia Magnani, Edit Sapim, Forlì 2014. 

Al termine momento conviviale. I cittadini sono invitati. Per informazioni 349 3737026.

 

In questi ultimi giorni tanto si è parlato del rifiuto dell'amministrazione forlivese al trasporto dell’Ebe del Canova per essere esposta al Padiglione Italia al prossimo Expo di Milano. È bene ricordare che se oggi possiamo ammirare l’Ebe in tutta la sua grazia e bellezza è perché durante il Secondo Conflitto mondiale ci fu chi si preoccupò di occultarla a rischio e pericolo della propria vita. La splendida opera del grande scultore veneto, oggi tra i simboli della città, si salvò infatti perché venne nascosta a Borgo Sisa, in un locale di Villa Sisa di Antonio Beltramelli, murata all’interno di una volta di una rimessa della fattoria, dopo essere stata “imballata” in un’incastellatura di legno

 

Il salvataggio dell’Ebe
da “I giorni che sconvolsero Forlì. 8 settembre 1943 – 10 dicembre 1944” di Marco Viroli e Gabriele Zelli (Il Ponte Vecchio Editore, Cesena, 2014)

Per ricostruire le vicende del salvataggio di questo straordinario capolavoro è fondamentale fare ricorso al diario di Antonio Mambelli il quale, nonostante i pericoli a cui poteva andare incontro, visitò costantemente i luoghi prescelti per trasferire il patrimonio degli Istituti Culturali. Nello specifico egli riporta con dovizia di particolari i momenti più tragici che sconvolsero e distrussero parte della villa già di proprietà dello scrittore Beltramelli. Vale perciò la pena far parlare Mambelli perché dalle sue parole si possono comprendere la tragicità di quei momenti e l’apprensione dello storico per il destino delle opere d’arte forlivesi.

Nella notte fra il 28 e il 29 ottobre 1944, all’una di notte, «a corollario di tutta una serie di devastazioni – scriveva Mambelli – i tedeschi hanno fatto saltare la Sisella con otto mine, dopo aver lasciato pochi minuti di tempo agli sfollati e a Maria Beltramelli (sorella dello scrittore) di porsi in salvo nel buio. Fatta eccezione di parte della biblioteca e di alcune opere d’arte, ritirate e riposte altrove qualche giorno prima, tutto il vecchio mobilio, il nuovo sono andati distrutti. Il comando tedesco insediato nell’ambiente signorile, aveva impedito a chiunque l’accesso, alla padrona compresa, cui era stato consentito di alloggiare nel cantinato. In tal modo sono finite nelle macerie le collezioni giapponesi, i cristalli di Boemia e una pregevole suppellettile orientale raccolta da Antonio Beltramelli.

(…) Mandando ad effetto il disegno avremmo perduta l’Ebe di Antonio Canova, collocata, con protezione murale, in un magazzino della fattoria. I tedeschi, stabilitisi alla Sisa hanno fra l’altro rubato un vaso d’argento giapponese a smalto, un elmetto giapponese con ornamenti d’oro, bruciato collezioni di riviste e giornali, manomessa in ogni modo la proprietà. La Sisa vecchia, mitragliata dagli inglesi il 1° ottobre, indi spezzonata, è resa ora inabitabile; (…) ciascuno dei nove comandi germanici, ivi succedutisi, hanno lasciato un’impronta del loro soggiorno: doveva pure insediarsi lo stato maggiore di Kesselring, ma l’ambiente fu trovato troppo piccolo. I tedeschi hanno semidistrutto inoltre l’edificio scolastico e si sono serviti della tomba dello scrittore, all’estremità del parco, come rifugio e da postazione di mitragliatrici».

Se “la barbara indole dei discendenti di Attila” diede il peggio di se in quella e in tante altre occasioni i soldati degli eserciti alleati non furono da meno.

Infatti il 7 dicembre 1944 “i canadesi manomettono quanto rimane” di Villa Sisa e “invano Maria Beltramelli invoca soccorso”. Circa tre mesi dopo, il primo marzo 1945, l’Ebe di Antonio Canova verrà recuperata e riportata in Pinacoteca. Le condizioni della scultura erano buone nonostante «la testa fosse tutta bagnata e leggermente distaccata, a differenza del busto e del restante del corpo, perché sovrapposta, ad effetto dell’esplosione allorché i tedeschi fecero saltare la Sisella».


Marco Viroli

venerdì 27 febbraio 2015