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“Le passioni dei romagnoli: bici, moto, automobile”

Incontro ideato e condotto da Marco Viroli e Gabriele Zelli Ospiti: Romano Donati, Luciano Sansovini e Cesare Sangiorgi

Giovedì 7 aprile 2016, ore 21.00. Circolo Democratico Forlivese, via Piero Maroncelli 7.

La serata sarà divisa in tre parti, ognuna della quali sarà condotta da un relatore che tratterà una delle tre principali passioni dei romagnoli: la bici, il motore, l’automobile. Ogni intervento sarà arricchito dalla proiezione di interessanti immagini d’epoca e di rari filmati tratti da archivi storici.

Nel corso della serata verranno presentati i libri:

“Pagine di gloria del ciclismo romagnolo 1909-1960” di Romano Donati;

“Predappio Rocca delle Caminate. Una corsa nella storia 1955-1967. I piloti romagnoli che la corsero” di Cesare Sangiorgi.

Copia del volume “Pagine di gloria del ciclismo romagnolo 1909-1960” di Romano Donati sarà  offerta in omaggio a tutti i partecipanti fino a esaurimento copie.

L’ingresso alla serata è libero. Per informazioni telefonare al 349 3737026 o al 392 4488070.

LA BICI

Nel libro “Pagine di Gloria del ciclismo romagnolo 1909 – 1960” Romano Donati prende il via da una data ben precisa: il 23 gennaio 1909, giorno in cui morì il bertinorese Ettore Pasini, campione di ciclismo su pista. Da lì inizia la lunga ricerca dell’autore, caratterizzata dalla raccolta dei risultati di gare ciclistiche effettuate dai corridori romagnoli. Quella che ne emerge è una rassegna delle più notevoli e gloriose esperienze del ciclismo nostrano (che spesso ha rappresentato un’eccellenza nel panorama mondiale, sia per qualità atletica sia per partecipazione popolare) a partire dagli inizi del Novecento, periodo in cui il ciclismo, dopo le prime fasi pionieristiche e avventurose, cominciò a imporsi come sport di massa. Pochi anni dopo le prime apparizioni delle grandi “classiche”, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, gli appassionati sportivi di casa nostra organizzarono il “Giro di Romagna”, nello stesso periodo in cui lo stato maggiore della «Gazzetta dello Sport», guidato dal forlivese Manlio Morgagni, ideò il “Giro d’Italia”. Nel suo libro Donati racconta 50 anni di successi, di sofferenze, di partecipazione, interrotti solo dai lutti e dalle distruzioni dei due conflitti mondiali. La ricerca si ferma negli anni Sessanta, quando già si correva con biciclette più evolute dal punto di vista meccanico, gran parte delle strade erano asfaltate e i corridori potevano contare su una squadra e una serie di tecnici al seguito. È il periodo in cui il ciclismo romagnolo ottenne i risultati più eclatanti, in particolare grazie alle straordinarie vittorie di Ercole Baldini e di Arnaldo Pambianco. Nel suo prezioso lavoro, attraverso l’elenco delle vittorie, dei piazzamenti e del risultato complessivo ottenuto nelle varie corse, Donati fa rivivere anche il valore di tanti atleti oggi quasi del tutto dimenticati. Ecco allora che emergono figure come quelle dell’imbattibile campione mondiale di tandem Ettore Pasini, o del forlivese Glauco Servadei, vincitore nel 1943 del Giro d’Italia “di guerra”, o di Luciano Succi, gregario di Fausto Coppi e Gino Bartali. Figure gloriose che meriterebbero di essere ricordate e valorizzate anche attraverso ricerche e pubblicazioni specifiche a loro dedicate.

 

IL MOTORE

Nel suo intervento Luciano Sansovini, presidente dell’Associazione “Otello Buscherini” e autore di numerose pubblicazioni, ricorderà alcune delle figure più importanti del motociclismo romagnolo. Il suo racconto partirà dalla tragica mattina del 30 luglio 1955, quando, cadendo dall’inseparabile Morini Rebello 175cc, durante una ricognizione sul circuito cittadino di Senigallia, perse la vita il campione forlivese Mario Preta, detto “Gnafin”, soprannome con cui Mario era conosciuto nel Borgo di Ravaldino. A tradirlo fu la pioggia. Preta, infatti, all’uscita della curva che gli sarebbe stata fatale, sbandò a forte velocità su una pozzanghera. Per le moto erano ancora tempi pionieristici, e la sicurezza dei circuiti sarebbe diventata obbligatoria solo negli anni Settanta con la tragica fine di campioni del calibro di Renzo Pasolini e Otello Buscherini. Nato a Pescara il 3 maggio del 1925, Mario era giunto a Forlì con la famiglia all’età di due anni al seguito del padre funzionario pubblico. Dopo alcuni anni a Bussecchio, i Preta nel 1939 si trasferirono in corso Diaz.

In occasione del quarantesimo anniversario della morte di Otello Buscherini, Luciano Sansovini ricorderà poi la figura del grande centauro forlivese. Buscherini esordì poco più che ventenne, nel Motomondiale 1970 al Gran Premio motociclistico di Germania nelle classi minori, la 50 e la 125. Fino al momento della sua morte gareggiò anche nelle classi 250 e 350 utilizzando motociclette di varie case tra cui Honda, Derbi e Kreidler. I suoi successi nei Gran Premi sono stati però conseguiti a bordo di Malanca (due vittorie in 125) e Yamaha (una vittoria in 350). Oltre che nelle competizioni ufficiali del campionato mondiale, Buscherini gareggiò nei campionati nazionali, conquistando vari titoli, e partecipò ad altre competizioni storiche del periodo, quali ad esempio la “Temporada Romagnola” l'appassionante gara che, tra il 1959 e il 1971, veniva corsa su locali circuiti cittadini (Milano Marittima, Lugo, Cesenatico, Rimini, Riccione e Cattolica). All’apice della sua popolarità, Otello Buscherini perse la vita il 16 maggio 1976, sul Circuito del Mugello, in un incidente di gara della Classe 250 del Gran Premio motociclistico delle Nazioni.

Per concludere Sansovini ricorderà la figura di Dino Valbonesi, il mitico “Cadinela”, recentemente scomparso all’età di 90 anni. Dino Valbonesi non fu solo un grande motociclista, durante la Seconda guerra mondiale entrò infatti a far parte della Resistenza. Dopo essere stato arrestato dai tedeschi, fu rinchiuso nella Rocca delle Caminate e condannato a morte. Per buona sorte la pena gli venne commutata in ergastolo che scontò nel carcere di Firenze, fino a quando riuscì rocambolescamente a evadere. Scoprì la passione per la moto venendo in possesso di una BSA abbandonata da un soldato polacco. Da quel momento in poi la voglia di cimentarsi nelle corse crebbe in lui di giorno in giorno. Durante la sua carriera motociclistica, durata oltre dieci anni, Dino Valbonesi prese parte a campionati italiani e a gare internazionali, con il suo Gilera “Saturno” 500cc., alla guida del quale duellò contro le potenti quattro cilindri MV Agusta e Gilera.

 

L’AUTOMOBILE

Con il libro “Predappio Rocca delle Caminate: una corsa nella storia 1955-1967”, Cesare Sangiorgi, ex membro del “Gruppo Piloti Bandini” e aviatore dell’Aero Club di Forlì, giunge alla sua settima prova come scrittore. In questo volume Sangiorgi si occupa di quella che, insieme al volo, è stata la sua grande passione: l’automobilismo. Lo fa rievocando, come lui stesso scrive, “una corsa da brivido, che non ammetteva il minimo errore. Ogni concorrente infatti doveva avere in mente la fotografia esatta del percorso, riflessi a prova di bomba, oltre naturalmente un'auto con un gran motore. Una siepe umana di migliaia di persone si disponeva lungo il tragitto. Le decine di concorrenti rasentavano i precipizi, mentre le ruote mordevano l'asfalto in una lotta serrata con le lancette del cronometro; questo in sintesi è il fotogramma della corsa che si snodava lungo la tortuosa strada che da Predappio porta alla Rocca delle Caminate”.

La mitica corsa, che si disputò dal 1947 al 1967, si svolgeva su un percorso di quattro chilometri che dal centro di Predappio, dopo aver attraversato il ponte sul Rabbi, si snodava lungo ventidue tornanti, vicinissimi tra loro, che mettevano a dura prova l'abilità dei piloti, fino a giungere al traguardo finale, posto alla Rocca delle Caminate. 

Nel suo libro, attraverso la cronaca delle gare, le testimonianze, gli aneddoti e un ricchissimo apparato fotografico, Cesare Sangiorgi ci conduce in un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, facendoci pienamente rivivere le emozioni di una corsa unica ma anche l’ottimismo e l’ingenuità di un’Italia che stava vivendo allora i suoi anni più belli e memorabili.

 


Marco Viroli

venerdì 1 aprile 2016