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L’AEROPORTO “LUIGI RIDOLFI”

80 anni dalla fondazione

L’AEROPORTO “LUIGI RIDOLFI”

L'aeroporto forlivese, secondo solo per importanza al Marconi di Bologna nella regione Emilia-Romagna, è intitolato a Luigi Ridolfi, l'aviatore forlivese tragicamente scomparso in un incidente aereo, il 2 agosto 1919, a Taliedo (VR) assieme all'amico giornalista Tullo Morgagni e ad altre tredici persone.

La lapide in marmo con la scritta “Aeroporto Luigi Ridolfi”, disinstallata da tempo, è stata riposizionata il 19 settembre 2016, in occasione dell’80° anniversario dell’inaugurazione, su iniziativa dell’Associazione Arma Aeronautica ed è stata affiancata da una cronistoria dello scalo.

A seguire riportiamo una breve storia dell’aeroporto di Forlì, tratta dal volume di prossima uscita “Fatti e Misfatti di Forlì e della Romagna” («Il Ponte Vecchio», Cesena) scritto da Marco Viroli e Gabriele Zelli.

Le pratiche per l’apertura del “campo d’aviazione” di Forlì furono avviate nel 1933. Per la sua costruzione il Municipio offrì l’area a est della città, tra i quartieri Ronco, Bussecchio e la frazione di Carpena.

Per realizzare l’aeroporto militare, il più grande del genere per quei tempi in Italia, furono colmati fossi, appianate asperità del terreno, abbattute case coloniche che si trovavano intorno, tagliati alberi e siepi. Al termine della bonifica l’area spianata risultava di 120 ettari.

L’imponente impianto doveva essere destinato a funzioni prettamente militari, per questo, oltre alla pista d’atterraggio, furono costruiti una palazzina di comando, officine, caserme, uffici, la mensa, una centrale elettrica e gli hangar. Furono poi disegnati viali e giardini (40.000 metri quadrati) ove vennero interrate all'incirca 10.000 piantine e arbusti. Incredibile pensare che l’intera opera fu portata a termine in soli quattordici mesi!

Il 1° giugno 1936 i trimotori del 30° Stormo dal campo di volo di Poggio Renatico (FE) si trasferirono a quello di Forlì. Il 19 settembre dello stesso anno, in una giornata festosa, guastata solo in parte da una pioggia battente, il nuovo grande impianto venne inaugurato alla presenza di Benito Mussolini, del duca Amedeo d’Aosta, dei gerarchi, tra cui Achille Starace, e delle autorità, di fronte a una folla di curiosi che, fin dalle prime ore del mattino, era accorsa da ogni parte.

Inizialmente l’aeroporto venne utilizzato come pista di prova e di varo degli aerei militari fabbricati negli stabilimenti Aeroplani Caproni S.A. che avevano sede a Predappio.

Con l’avvento del Secondo conflitto mondiale, lo scalo subì pesantissimi danni causati dai bombardamenti alleati e dall’occupazione tedesca. Con il passaggio della Linea Gotica, in particolare, il territorio forlivese divenne uno degli obiettivi di “Pippo”, nomignolo affibbiato all'aereo alleato solitario che di notte effettuava ricognizioni nei cieli della Romagna, costringendo la popolazione a veglie estenuanti. Durante il giorno si assisteva invece al minaccioso passaggio delle formazioni di bombardieri alleati che andavano o tornavano da missioni contro qualche obiettivo in Italia del Nord o in Germania.

La mattina del 27 marzo 1944 una squadriglia di dodici cacciabombardieri inglesi si avventò sull’aeroporto a volo radente. Senza incontrare resistenza, gli alleati scatenarono l’inferno, mitragliando gli hangar e gli aerei parcheggiati all’esterno. Cinque ore più tardi fu il turno di un attacco di Spitfires armati di bombe. Tranne una bimba, che rimase uccisa al Ronco, colpita da un proiettile vagante, i raid alleati di quel giorno fecero molti danni materiali ma non causarono altre vittime.

Nel 1944, via Seganti, di fronte all’aeroporto, fu teatro di alcuni drammatici eccidi di ebrei e antifascisti a opera dei nazisti. Successivamente, con la Liberazione della città avvenuta il 9 novembre 1944, l’aeroporto divenne base dell’esercito alleato e punto di raccolta dei mezzi militari e, oltre alla Royal Air Force inglese, vi si insediarono aerei delle aviazioni sudafricana, australiana e polacca.

Nel giugno del 1945 i reparti alleati abbandonarono il presidio aeroportuale forlivese che si trasformò in deposito di mezzi militari in disuso. Riparati i gravissimi danni causati dalla guerra, l’impianto venne riavviato e, prima in modo ridotto, poi con sempre maggiore frequenza, dal 22 luglio 1950 si poté tornare a volare, grazie all’attività del locale Aero Club. Con la ripresa dei voli l’aeroporto ospitò diverse manifestazioni aeree, tra cui le dimostrazioni acrobatiche delle pattuglie del Cavallino Rampante (1957) e dei Diavoli Rossi (1958).

Il 28 aprile 1961 venne costituita la Società Esercizio Aeroporti di Forlì S.p.A. (SEAF) che intraprese un’opera di conversione dell’impianto, volta ad avviare l’attività di volo a carattere civile. La nuova identità dello scalo prese ulteriore corpo con la realizzazione dell’attuale Aerostazione e l’inizio dell’attività di trasporto passeggeri e merci.

Due furono gli incidenti che funestarono l’aeroporto forlivese in questa fase della sua storia. Il primo avvenne, il 5 maggio 1963, quando due aerei delle Frecce Tricolori della Pattuglia Acrobatica Nazionale si scontrarono in volo durante un'esibizione. Uno dei due piloti, il sergente maggiore Eugenio Colucci, non riuscì a eiettarsi prima dello schianto a terra e perse la vita.

Il secondo incidente ebbe luogo il 10 dicembre 1979. In fase di atterraggio, in una serata di scarsa visibilità, l’aereo su cui viaggiava l'industriale Serafino Ferruzzi urtò a bassa quota un edificio, finendo poi per schiantarsi contro un’abitazione allineata con la pista d’atterraggio. Insieme a Ferruzzi morirono altre quattro persone: il comandante Enzo Villani (47 anni), il copilota Roberto Cases (31) e Fiorella (21) e suo padre Libero Ricci (52), due degli abitanti della villetta contro la quale il jet aveva tragicamente concluso il proprio volo.

L'attività dell'Aero Club prosegui instancabile. Dal 1986 al 1990 si tennero cinque edizioni del Salone Internazionale dell'Aviazione. Purtroppo nel 1996, dopo aver organizzato la sesta e ultima edizione del Salone, l'Aero Club Forlì dovette cessare le sue attività.

Nel corso del tempo l’aeroporto forlivese ha visto la nascita nelle sue immediate adiacenza di una cittadella di importanza nazionale, consacrata alla formazione dei giovani, denominata Polo Tecnologico Aeronautico. Oggi ne fanno parte: il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bologna; l’Istituto Tecnico Aeronautico “Francesco Baracca”; la Academy Enav, scuola nazionale di formazione assistenza al volo; il blocco del Tecnopolo universitario. A completare il quadro sono state realizzate strutture attrezzate per l’attività di laboratorio tecnologico, gestite in collaborazione con Isaers, nonché altre strutture dedicate alla ricerca e alla formazione al volo.

Oggi, dopo anni in cui il Ridolfi era diventato punto di riferimento nell'area Nord-Est d'Italia per alcune compagnie di voli low cost, oggi la speranza condivisa è che lo scalo aeroportuale, chiuso dal 30 marzo 2013 ai voli di linea e commerciali, possa tornare presto a nuova vita grazie all'intervento di investitori stranieri o locali.


Marco Viroli

venerdì 23 settembre 2016