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Tra i grandi della tradizione lirica forlivese, il tenore Giuseppe Paganelli

Il 16 luglio 1882 nasceva a Forlì il tenore Giuseppe Paganelli

Tra i grandi della tradizione lirica forlivese, il tenore Giuseppe Paganelli

Seppur orfana del suo piccolo ma grazioso e importantissimo Teatro Comunale, andato distrutto nella notte tra l’8 e il 9 novembre 1944, Forlì è da sempre città di grandi tradizioni liriche, come dimostrano i tanti protagonisti, tenori e soprani, cui ha dato i natali e che su quel palco tanto rimpianto si esibirono nel corso di tournee che li portarono in giro per mezzo mondo: da Giuseppe Siboni ad Angelo Masini, da Maria Farneti a Carlo Zampighi e Giulietta Simionato, fino alla grande Wilma Vernocchi che ancora oggi, con passione e talento, continua a dare lustro alla nostra città.
Il 16 luglio ricorre l’anniversario della nascita di Giuseppe Paganelli, uno dei grandi forlivesi, protagonisti della lirica internazionale. Su questo numero di mentelocale vi raccontiamo la sua vita con una breve ma intensa biografia.

I concorsi lirici che si sono svolti negli ultimi anni nel nostro territorio – tra cui quelli dedicati ad Angelo Masini, promosso dall’Associazione Forlì per Giuseppe Verdi, e a Carlo Zampighi, voluto dall’Amministrazione Comunale di Galeata, nonché le celebrazioni per il novantesimo anniversario della morte dello stesso Masini – hanno messo in risalto l’importante ruolo svolto da cantanti e compositori romagnoli nel campo della lirica. Tra i più importanti personaggi di questo straordinario settore, in cui ancora oggi il nostro paese eccelle nel mondo, va annoverato il tenore Giuseppe Paganelli, di cui la studiosa e discendente Roberta Paganelli ha compiuto esaustive ricerche, ripercorrendo le principali tappe della sua vita artistica.
Giuseppe Paganelli nacque a Forlì il 16 luglio 1882 da Achille e Antonia Tassinari. Dopo il trasferimento a Venezia al seguito del capofamiglia che nella città lagunare andò a svolgere l’attività di capo fonditore in una fonderia, il giovane Giuseppe frequentò il Collegio Industriale dell’Istituto Protestante in Cannaregio e contemporaneamente si dedicò allo studio della musica, verso la quale aveva particolare predisposizione, tanto che, appena diciassettenne, ottenne il diploma di tromba, facendosi notare come uno tra i più bravi suonatori di questo strumento. Ciò lo spinse a proseguire su questa strada, frequentando a Roma i corsi di armonia e composizione all’Accademia di Santa Cecilia. Fu presso questa storica istituzione che il giovane Paganelli manifestò di possedere anche una voce molto bella. Fu così indirizzato alla scuola di Antonio Cotogni, celebre maestro di canto di quel tempo, perfezionandosi poi a Firenze, dove si trasferì per seguire alle lezioni del maestro Carlo Carobbi.
Debuttò di fronte al pubblico forlivese il 16 ottobre 1904, proponendo un concerto vocale-strumentale presso il Teatro Comunale, accompagnato al pianoforte da Tecla Baldoni, altra importante figura di popolare musicista cittadina.
Nel 1905, all’età di ventitré anni, Paganelli debuttò, riportando un ottimo successo, al Teatro “Fossati” di Milano (nei primi anni Ottanta del secolo scorso il Consiglio comunale meneghino decise di ristrutturare l’ormai fatiscente “Fossati” per farne la nuova sede del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, ndr) in “Elisir d’amor” e “Don Pasquale”, opere entrambe di Gaetano Donizetti che resteranno punti fermi del suo repertorio di tenore. Da quel momento cominciò il suo nomadismo artistico che, con brillanti risultati, lo portò dal “Petruzzelli” di Bari a Venezia, a Bologna, al Gran Teatre del Liceu, il teatro più antico e prestigioso di Barcellona (dove cantò a fianco della famosa Hariclea Darcleè, soprano rumeno, nota in particolare per essere stata il 14 gennaio 1900 la prima interprete di “Tosca” di Giacomo Puccini), ad Alessandria d’Egitto e ad Atene. Accettò poi un vantaggioso contratto che gli fu offerto la Società Suvini-Zerboni e per due anni si esibì nell’operetta, dove ben presto seppe eccellere, grazie alla voce deliziosa e carezzevole. Nel 1908 cantò al “Costanzi” di Roma (l’attuale Teatro dell’Opera) con la compagnia della famosa Gea della Garisenda. Nel 1909 tornò alla lirica e riprese a cantare nei più importanti teatri del mondo. Nel 1910 fu a San Pietroburgo (Russia), a fianco del celebre baritono, anch’egli italiano, Mattia Battistini (mattatore, per certi versi al pari di Angelo Masini, della produzione operistica russa per ben 23 stagioni consecutive, dal 1892 al 1916). Nel dicembre dell’anno successivo fu a L’Avana (Cuba) e, dopo aver partecipato alla Grande Guerra, nel 1920, al Cairo. Fecero seguito altri contratti che lo portarono a cantare in Venezuela, in Australia, in Nuova Zelanda, in Canada.
Nel corso della sua carriera, fu squisito interprete, oltre che delle citate “Elisir d’amor “ e “Don Pasquale”, del “Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, del “Matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa, della “Favorita” di Gaetano Donizetti, della “Manon” di Jules Messenet, del “Faust” di Charles Gounod, della “Marcella” di Umberto Giordano.
Ebbe più volte modo di tornare nella città natale per esibirsi, con esiti più che lusinghieri, presso il Teatro Comunale: nel 1906, nel 1907, nel 1911 e nel 1919.
Nel 1926, secondo la ricostruzione redatta da Roberta Paganelli, «Giuseppe, mentre si trovava in Sudafrica come tenore solista del coro della Cappella Sistina, decise di stabilirsi a Cape Town, per dedicarsi all’insegnamento del canto nel Conservatorio di musica (College of Music) e per aprire una scuola d’opera, come aveva sempre desiderato, in una terra “vergine” per questo genere musicale. Fu instancabile, attivissimo, tanto che fece anche l’impresario teatrale e riuscì a rappresentare dal 1929 al 1950 ben sette opere, di cui curò personalmente l’allestimento. Nel 1945 fu colpito da una crudele malattia che lo costrinse all’uso delle stampelle, essendogli stata amputata una gamba. Nonostante le precarie condizioni di salute non si arrese e continuò a insegnare presso la sua abitazione e soprattutto a comporre. Si ricorda in particolare il suo “Oratorio per la Passione di Gesù Cristo” (“The Passion Play”) che fu eseguito nel 1945 e che gli procurò un favoloso successo».
Morì a Città del Capo, il 4 marzo 1956, all’età di settantatré anni.

 


Marco Viroli

venerdì 7 luglio 2017