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Gli Experimenta di Madonna Caterina

(Tratto dal libro “Fatti e misfatti a Forlì e in Romagna” (2016) di Marco Viroli e Gabriele Zelli)

Gli Experimenta di Madonna Caterina

Caterina Sforza, signora di Forlì tra il 1480 e il 1500, amava intrattenere una fitta corrispondenza con la famiglia d’origine che si trovava a Milano, con le altre dame delle corti d’Italia e non solo.
Gran parte delle missive della Leonessa di Romagna era, infatti, indirizzata ad alchimisti, speziali e studiosi e riguardava la passione per i “segreti” delle acque, gli “arcani” della distillazione e le “virtù”. Questi studi erano raccolti in un ricettario che la contessa teneva sempre con sé. Impostato come diario, si arricchiva anno dopo anno grazie al contributo di altre dame che come lei si occupavano di erboristeria e di cosmesi. Grazie al ricettario di Caterina veniamo così a conoscenza dell’esistenza di una fitta rete di comunicazioni tra sovrane e nobildonne, mirata allo scambio di consigli per la salute e la bellezza.
Non solo salute e bellezza e non solo rapporti epistolari. Alla corte di Caterina, infatti, accorrevano medici, speziali, alchimisti, erboristi, barbieri e ciarlatani, con i quali la signora di Forlì scambiava pareri ed esperienze. In tempi in cui non esistevano ancora gli scienziati nell’accezione moderna del termine, non dobbiamo considerare di poco interesse questo genere di scambi.

 

Sperimentatori e alchimisti lavoravano ognuno per conto proprio, avvolti da un alone di mistero che ne accresceva il fascino e il potere. La Sforza volle rompere questo isolamento e con lo scambio di consigli e di ricette contribuì a far crescere la scienza e a diffondere un certo tipo di sapere, fino ad allora tramandato solo oralmente.
Fin dalla prima pagina del ricettario si entra nel magico mondo di Caterina, che per essere decifrato richiede la conoscenza di una chiave cifrata: le cinque vocali A E I O U sostituite con b. f. h. p. x.
Spesso negli Experimenti ricorre il riferimento alla magia degli antichi o alla superstizione e alla cabala dei numeri o alle fasi lunari e all’astrologia. In alcuni casi colpisce l’ingenuità un po’ popolana che portava a ritenere per esempio che il finocchio potesse giovare al benessere degli occhi perché composto dalle parole “fino” e “occhio” o che il corallo tritato, per assonanza, potesse far bene al cuore.
Le 471 ricette della raccolta possono essere divise in tre macro categorie.
a) 30 “esperimenti” sui veleni a effetto immediato e ritardato, sugli inchiostri simpatici, sui metalli e sulle leghe. Vi erano compresi gli immancabili studi sulla “pietra filosofale”, chimera di ogni alchimista. Chi la possedeva diveniva immortale e onnisciente e poteva trasformare i metalli vili in oro. Caterina fu tra le prime a studiare la manipolazione e la trasformazione dei metalli che nel XVII secolo darà vita alla chimica. Testò di persona molti di questi esperimenti, dimostrandosi una scienziata estremamente scrupolosa e precisa.
b) 357 ricette di medicina con le rispettive metodologie di preparazione, ovvero la parte più cospicua del ricettario. Nella raccolta si fa riferimento a ogni tipo di malattia: dalla lebbra alle fratture, dai “cancheri” alla gotta, dalla tosse al “mal caduco”, e tanti altri disturbi. Non solo. Vi sono trattati anche morsi di animali, afrodisiaci, preparati per il pronto soccorso, contraccettivi, rimedi per abortire o contro l’impotenza maschile, vermifughi per l’intestino, fino a giungere a un’altra delle chimere alchimistiche: l’elisir di lunga vita.
Spesso i preparati erano nauseabondi e non era facile per il paziente ingurgitarli. Tra gli esempi citati vi era quello riguardante il vecchio Cosimo de’ Medici che, afflitto da una febbre alta e ostinata, fu guarito con un preparato a base di sterco di lupo secco disciolto in brodo caldo.
Certo è che, allora ancor più di oggi, un ruolo importante nelle guarigioni dai malesseri leggeri lo aveva il cosiddetto “effetto placebo” che s’innescava nel paziente a seguito dell’assunzione dei “miracolosi” preparati.
Caterina si dedicò alle fasi di vita della donna ma s’interessò anche ai farmaci destinati agli uomini, non esimendosi dal testarli personalmente. Al di là di certi intrugli boccacceschi, Caterina tentava di guarire anche le maggiori patologie del tempo, inserendosi nel contesto culturale dell’epoca ma aprendosi alla modernità.
c) 84 ricette sulla cosmesi e la bellezza del viso e del corpo divise in lozioni, pomate, creme, polveri, profumi e altro che servivano a snellire, rassodare, detergere, tonificare, truccare e profumare. Molti degli “esperimenti” sulla cosmesi riguardavano la ricerca dei sistemi per ottenere carnagione chiara e capelli biondi, in linea con i principi di bellezza femminile dettati dal Rinascimento italiano. A quarant’anni, età in cui le sue contemporanee erano già considerate anziane, Caterina conservava intatta la pelle fresca di una adolescente, malgrado avesse sulle spalle almeno otto gravidanze e una vita trascorsa pericolosamente. A questa freschezza contribuirono certamente le sue ricette, costituite da ingredienti talvolta impiegati ancora oggi dalla moderna cosmesi.
Oggi i 471 Experimenti rappresentano un prezioso e unico documento storico riguardante lo stato dell’arte della ricerca in età rinascimentale. La loro importanza è riconosciuta per il loro valore nel fornirci il grado di conoscenza scientifica dell’epoca, ma anche per essere documento dei costumi, delle abitudini e delle tradizioni rinascimentali. Gli Experimenti ci raccontano delle fortunate intuizioni nell’uso chirurgico del cloroformio o nell’utilizzo anestetico degli oppiacei e anche della cura di determinati malesseri e malattie basandosi su metodi empirici di cui poi la scienza avrebbe verificato la validità.

Domenica 8 ottobre, ore 17.00
Rocca Sforzesca di Bagnara di Romagna (RA)
La passione segreta di Caterina Sforza:
le ricette per la bellezza e per la salute del corpo


Marco Viroli, storico e autore di “Caterina Sforza. Leonessa di Romagna” (Il Ponte Vecchio Editore) e Lisa Emiliani, storica dell’arte sveleranno la passione di Caterina per i medicamenti e le ricette di bellezza.
La compagnia “Il Piccolo” di Imola proporrà una lettura tratta dall’opera teatrale “Caterina Sforza” (1934) di Sem Benelli. Al termine sarà offerto un aperitivo dalla Locanda di Bagnara.
Evento benefico in occasione del “mese rosa”  dedicato alla prevenzione del tumore al seno che ruota attorno a una delle più grandi donne del Rinascimento.

Per informazioni: info@ilmosaicocooperativa.com.

 


Marco Viroli

venerdì 29 settembre 2017