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Dante. Tòta la Cumégia 2018

Selezione cantori

Dante. Tòta la Cumégia 2018

Sono aperte le selezioni per i Cantori della quarta edizione di “Dante Tòta la Cumégia”.
Per partecipare alla Divina Maratona 2018 potete scrivere un’email all’indirizzo ass.direzione21@gmail.com oppure telefonare al numero 331 8862 632.

Sabato 14 aprile, ore 15.00
Campanile di San Mercuriale
piazza A. Saffi, Forlì
“A spasso con Dante”
con la Diabetes Marathon
un itinerario a piedi per le vie
del centro città
Dallo scorso anno la Diabetes Marathon è entrata ufficialmente a far parte del “Circuito Mezzemaratone delle Città di Dante” insieme a Firenze, Ravenna e Verona. Forlì è città dantesca a pieno titolo e per questo è in grado di offrire un itinerario dantesco molto interessante, tra arte, storia e letteratura seguendo le orme del Sommo Poeta.
Gli amanti della cultura e delle camminate, sabato 14 aprile, alle ore 15.00, potranno percorrere un itinerario di circa 3 km attraverso le vie e i luoghi di Forlì, la città in cui Dante Alighieri dimorò agli inizi del ‘300, guidati da Marco Viroli, scrittore, storico e saggista, arricchita da letture e rievocazioni, che permetterà di scoprire monumenti, luoghi e scorci della città insoliti e pieni di fascino.
Quest’anno il ritrovo della passeggiata dantesca avverrà sotto il Campanile di San Mercuriale, ai piedi della lapide che ricorda la terzina del “sanguinoso mucchio”. L’intero percorso si svolgerà all’interno del centro storico, compiendo un anello che, dopo circa 3 km, riporterà i partecipanti a San Mercuriale.
Il pomeriggio del sabato è stato scelto per dare modo di partecipare alla passeggiata dantesca anche a coloro che la mattina della domenica intendono prendere parte alle podistiche competitive e non.

Sabato 14 aprile, ore 18.00
Sala Versari, Palazzo Doria Pamphili, piazza Orsini 12, Meldola
A Meldola presentazione del libro
“La Romagna dei castelli e delle rocche”
Marco Viroli presenta il libro: “La Romagna dei castelli e delle rocche” di Cristina Castellari, Paola Novara, Mirko Orioli, Angelo Turchini, Marco Viroli, introduzione di Eraldo Baldini. Il libro è stato edito dal Ponte Vecchio di Cesena, con il contributo di Conad CIA.

“In Italia, il complesso processo detto incastellamento si manifestò tra il 920 e il 1030, portò all’accentramento umano in abitati d’altura (castra), alla riorganizzazione dei terreni e alla loro ridistribuzione gerarchica all’interno di vere e proprie circoscrizioni. L’incastellamento costituì certamente il maggior rivolgimento strutturale e culturale che nel Medioevo avvenne in Europa, in particolare in quella mediterranea. Causa principale fu l’indebolimento dell’autorità regia e imperiale, oramai non più in grado di proteggere i territori dalle incursioni dei popoli che venivano da nord o dal mare. In molte situazioni l’esigenza difensiva nacque da lotte diffuse tra piccola nobiltà locale o dal desiderio di controllare e difendere una via di transito o importanti attività commerciali. La riorganizzazione non interessò solo l’urbanistica dei centri abitati ma coinvolse anche le strutture fondiarie e agrarie, l’ordinamento politico e religioso, persino l’organizzazione familiare, incidendo profondamente in quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana. Inoltre, in modo analogo a quanto era avvenuto con i feudi, anche per i castelli si affermò la tendenza a trasformare in ereditario il bene che era stato ricevuto in affidamento. In Romagna, più che altrove, il fenomeno dell’incastellamento fu molto intenso, stimolato dapprima dagli scontri tra potenti famiglie comitali quindi dalle lotte tra fazioni guelfe opposte ai ghibellini che proprio a Forlì ebbero il loro centro più importante. In seguito, ad alimentare la necessità difensiva furono le contese tra le famiglie signorili che erano a capo delle principali città (Ordelaffi, Malatesta, Manfredi, Da Polenta, ecc.) e gli scontri con lo Stato pontificio che rivendicava l’egemonia su terre di proprietà che, in più riprese, erano sfuggite dal controllo. Per finire, vi furono gli anni del dominio di Girolamo Riario e Caterina Sforza, la cui caduta segnò, dopo il triennio di Cesare Borgia e del Ducato di Romagna, il passaggio allo Stato della Chiesa. Da allora, fatto salvo il breve periodo dell’occupazione napoleonica, tra la fine del Settecento e il Congresso di Vienna, i papi governarono la Romagna (e quindi il Forlivese) per circa tre secoli, fino all’avvento dell’Unità d’Italia. Non è facile immaginare come potesse essere la vita ai tempi dei castelli. Se potessimo compiere un salto temporale all’indietro nei secoli per vedere con i nostri occhi quel lontano mondo antico, resteremmo allibiti e increduli. Sta di fatto che oggi in Romagna, in vario stato di conservazione, restano meno del 40% dei tanti fortilizi che furono eretti, quasi nessuno di questi è visitabile, mentre il 60% è completamente scomparso. È perciò di fondamentale importanza cercare di preservare dall’oblio e dalle ingiurie del tempo le costruzioni superstiti, testimoni di un’epoca passata da cui tutti noi discendiamo, preziose vestigia della nostra storia, della nostra cultura, dell’evoluzione della nostra civiltà”.
[tratto dall’introduzione al capitolo dedicato al territorio forlivese, a cura di Marco Viroli]

 


Marco Viroli

venerdì 6 aprile 2018