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Nel 1937 a tre giorni da Natale un rovinoso crollo causò 21 vittime a Cusercoli

Nel 1937 a tre giorni da Natale un rovinoso crollo causò 21 vittime a Cusercoli

Il Castello di Cusercoli sorge nel territorio del Comune di Civitella di Romagna, sulla Strada provinciale che conduce da Forlì alla Toscana. L’antica fortezza si erge su un imponente sperone di roccia calcarea che costituisce uno sbarramento lungo la vallata, obbligando il fiume a deviare dal corso principale per formare una stretta ansa. Fin dai tempi antichi, a causa di questa particolare conformazione, si diffuse la leggenda che fosse stato addirittura il semidio Ercole a provocare il cambiamento di direzione del fiume e a originare la “chiusa” scagliando un enorme masso roccioso alle pendici del monte Bruchelle.

Dal racconto tradizionale avrebbe così origine il toponimo Clusum o Clausum Herculis, “Chiusa d’Ercole”, che col passare del tempo si sarebbe contratto nell’odierno Cusercoli. Per altri l’etimologia del nome sarebbe da ricercare semplicemente nella forza erculea che fu necessaria per costruire il castello, lavorando la durissima pietra calcarea sulla quale fu eretto.
Con queste parole, nel 1932, descriveva Cusercoli lo storico don Domenico Mambrini:
«Su questo sperone si eleva dominante il castello non più nella sua costruzione antica, ma pur maestoso e solenne nelle linee settecentesche, sulla roccia grigia e sgretolata, simbolo e ricordo di antica potenza».
Costruito sul luogo dove prima esisteva un impianto di origine tardo romana, di cui resta solo un imponente muro di pietre a secco, senza malta, il castello viene segnalato per la prima volta nel XII secolo, controllato dagli arcivescovi di Ravenna, soggetto all’Abbazia di Sant’Ellero e compreso nella contea di Giaggiolo.
Nella sua quasi millenaria storia la costruzione difensiva vanta numerosi passaggi di proprietà, molti dei quali avvenuti dopo assedi e combattimenti, fino a che, nel 1569, dai Malatesta passò ai Guidi che, nella seconda metà del Settecento, per adeguare il fabbricato alle esigenze abitative, ne modificarono significativamente la struttura per trasformarlo in un’elegante residenza gentilizia. Sui resti della Chiesa di Sancta Maria de Saxo, gravemente lesionata nel 1750 da un’alluvione, fu costruita, in stile barocco pre-neoclassico, l’imponente Chiesa di San Bonifacio che ancora oggi si erge maestosa in posizione centrale rispetto ai due corpi del castello. L’edificio sacro, da tempo sconsacrato, è stato oggetto di un recente restauro con l’obiettivo di recuperare l’originale carattere architettonico e decorativo, facendo riemergere i colori blu cobalto e giallo oro che lo caratterizzavano.
Su iniziativa di Giovanfrancesco Guidi furono realizzati il Palazzo baronale di gusto settecentesco, adiacente alla chiesa, e gli splendidi giardini pensili a forma di prua di nave, che si estendono lungo il lato est, inaugurati nel 1777, definiti dalle cronache dell’epoca «i giardini più belli della Romagna».
Il Guidi fece decorare con dipinti di gusto settecentesco le sale del palazzo che aveva scelto come sua dimora, arredandole con tele, arazzi e acqueforti e, com’era nella moda dell’epoca, arricchendole con una pregevole collezione di «antichità romane»: lapidi, iscrizioni, lucerne, monili, ampolle e mosaici. Mentre una parte di queste opere è andata perduta, un’altra para sia stata spostata in altre residenze e castelli di proprietà dei conti Guidi.
Tuttavia dall’Ottocento, il Castello di Cusercoli fu sempre meno frequentato dalla nobile famiglia romagnola che ne affidò la custodia al fattore della tenuta. In breve fu definitivamente abbandonato e cadde in stato di abbandono. La rovina fu accentuata dai vari terremoti che colpirono il territorio, tra cui va ricordato quello disastroso del 1918.
Un grave evento legato al Castello di Cusercoli ebbe luogo tra le due guerre, quando una parte della rocca crollò sulle case sottostanti causando morte e distruzione.
Il crollo avvenne per pochi giorni prima del Natale del 1937, per l’esattezza il 22 dicembre, alle 3 di notte, sul lato sud dello sperone roccioso su cui sorge il Castello. Quella notte la temperatura scese bruscamente di diversi gradi sotto lo zero. L’acqua piovana, che nei giorni precedenti si era infiltrata nello sperone roccioso di tufo, si congelò aumentando rapidamente di volume, facendo così da leva sulle rocce che si staccarono dal resto della parete. Una massa rocciosa calcolabile tra i 200 e i 300 metri cubi si abbatté pesantemente sulle case sottostanti, in cui abitavano otto famiglie. Gli occupanti furono colti nel sonno e i morti furono ventuno. Questa tragedia ha segnato la storia del paese di Cusercoli e un cippo, posto sul luogo del disastro, ricorda a futura memoria i nomi delle persone defunte.

 


Marco Viroli

venerdì 14 settembre 2018