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“Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”

Dal 9 febbraio al 16 giugno 2019, presso i Musei San Domenico di Forlì

“Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”

La prossima grande mostra ospitata ai Musei San Domenico di Forlì, dal 9 Febbraio al 16 Giugno 2019, sarà la quattordicesima e racconterà l’arte italiana tra fine Ottocento e inizio Novecento, indagando i momenti fondamentali del passaggio dal Romanticismo alle sperimentazioni futuriste di inizio ‘900, attraverso il Risorgimento.
Non ci si limiterà alla pittura ma ci s’immergerà in un confronto straordinario, tra architettura, pittura, scultura, illustrazione e arti decorative, ripercorrendo le vicende dell’arte italiana nel mezzo secolo che ha preceduto la rivoluzione del Futurismo.
«Una mostra – evidenzia il coordinatore, Gianfranco Brunelli – che vuole porre un punto fermo sull’Ottocento italiano, dopo le centinaia di retrospettive che hanno analizzato questo o quell’autore, questo o quell’aspetto, declinazione o sfaccettatura di quell’importante secolo».

 

La scelta curatoriale di Fernando Mazzocca e Francesco Leone si è focalizzata sui cinquant’anni che intercorrono tra l’Unità d’Italia e la vigilia dello scoppio della Grande Guerra.
«Si passa – sostengono i curatori – dall’ultima fase del Romanticismo e del Purismo al Realismo, dall’Eclettismo storicista al Simbolismo, dal Neorinascimento al Divisionismo, presentando le opere migliori, molte delle quali ancora da riscoprire, dei protagonisti di quei tormentati decenni».
«Attraverso un immersivo viaggio nel tempo e nello spazio, ci vengono incontro capolavori di pittura e di scultura che segnano aspetti culturali e sociali nuovissimi d’impatto popolare e dal significato universale.
La varietà dei linguaggi con cui sono stati rappresentati consente di ripercorrere le sperimentazioni stilistiche che hanno caratterizzato il corso dell’arte italiana nella seconda metà dell’Ottocento e alle soglie del nuovo secolo, in una coinvolgente dialettica fra tradizione e modernità».
La mostra sarà divisa in dieci sezioni: tra la pittura storica e quella di denuncia sociale, le scene della vita moderna e il ritratto, la veduta e il paesaggio, declinati nelle forme e nei linguaggi più diversi, dagli artisti che sono stati individuati come protagonisti di questi cinquant’anni di grande rinnovamento dell’arte italiana.
Le opere scelte sono in gran parte fondamentali, mai casuali, esposte accanto ad altre quasi inedite che la mostra svela per la prima volta al suo pubblico. Saranno presentati capolavori di pittori come Hayez, Induno, Molmenti, Pagliano, Faruffini, Cremona, Barabino, Bertini, Malatesta, Mussini, Maccari, Muzioli, Gamba, Gastaldi, Fontanesi, Grosso, Morelli, Costa, Fattori, Ussi, Signorini, Ciseri, Corcos, Michetti, Lojacono, Delleani, Mancini, Favretto, Michetti, Nono, Previati, Carcano, Longoni, Morbelli, Nomellini, Tito, Sartorio, Coleman, Cellini, Bargellini, De Carolis, De Nittis, Pellizza da Volpedo, Segantini, Boccioni, Balla; e scultori come Vela, Cecioni, Monteverde, Rosa, Tabacchi, Grandi, Gemito, Rutelli, Ximenes, Trentacoste, Canonica, Bistolfi.  La mostra sarà inoltre una straordinaria occasione per far conoscere tanti altri artisti sorprendenti, che oggi sono ingiustamente dimenticati.
«I due fuochi, iniziale e finale, Hayez e Segantini, tracciano un confine simbolico – assicura Brunelli – . Quel confine dice a un tempo tutto il recupero della classicità e tutto il rinnovamento di un secolo. All’inizio e alla fine dell’Ottocento secolo, entrambi sono pittori del rinnovamento dell’arte italiana. Se Hayez viene consacrato da Mazzini pittore della nazione, Segantini avrà da D’Annunzio, nella sua Ode in morte del pittore, analogo, alto riconoscimento».
L’esempio di Hayez rimane valido per tutto il secolo e dimostra la validità del genere storico sia per quanto riguarda i fatti del passato che quelli della storia più recente, quei fatti del Risorgimento che hanno accompagnato l’esaltante epopea della nascita della Nazione.
“L’arte – dichiara infine Roberto Pinza, presidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che promuove la mostra – è stata anche un formidabile laboratorio per far conoscere e riscoprire le meraviglie naturalistiche del Bel paese e quelle artistiche delle città che le esigenze della modernità stavano trasformando irrimediabilmente, com’è avvenuto nel caso di Firenze e di Roma quando furono innalzate al rango di capitali”.
Il percorso della mostra studiato intende sottolineare come l’arte abbia avuto un ruolo fondamentale, non solo nella costruzione del consenso, ma anche nella nascita di una nazione, tra momenti di esaltazione e contraddizioni, patriottismo e desiderio di libertà, moti sociali e progresso scientifico, alla ricerca di un senso di appartenenza del popolo italiano a una storia e a un destino condivisi.


Marco Viroli

venerdì 25 gennaio 2019