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75 anni fa le stragi nazifasciste

25 luglio 1944, l’eccidio del Carnaio

75 anni  fa le stragi nazifasciste

Questa estate sono ricorsi i 75 anni dal passaggio della Linea Gotica nei monti dell’Appennino romagnolo. Con gli Alleati che premevano da sud, i tedeschi in ritirata, pressati anche dai tanti gruppi di partigiani che si erano rifugiati e organizzati su quei monti, si resero responsabili di rappresaglie e stragi efferate che è bene ricordare perché se ne conservi viva la memoria.

Emilia Romagna e Toscana sono le due regioni d’Italia che hanno pagato il più pesante tributo di vite umane per la liberazione del nostro paese. Il sito web www.straginazifasciste.it (Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia) riporta i seguenti dati: Emilia Romagna 4.773 vittime in 975 episodi, Toscana 4.457 vittime in 817 episodi.

L’estate del 1944 fu il periodo più terribile in cui si compirono alcune crudeli, quanto inutili rappresaglie che portarono ai tristemente noti eccidi di Tavolicci, nei pressi di Verghereto, (22 luglio, 64 vittime civili), del Carnaio (25 luglio, 26 vittime civili) e di Meldola, Fornace Bisulli, (21 agosto, 18 vittime di cui 16 partigiani e 2 civili).

Ricordiamo che il 12 agosto di quello stesso anno, in provincia di Lucca, si era assistito al massacro di Sant’Anna di Stazzema, che portò all’uccisione di 560 vittime civili. Infine, tra il 29 settembre e il 5 ottobre, i nazistifascisti si resero responsabili della più terribile delle stragi, quella di Marzabotto (o eccidio di Monte Sole), un insieme di massacri compiuti nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna. Durante la Seconda guerra mondiale, fu questo uno dei più gravi crimini di guerra compiuti contro la popolazione civile, istigati da Albert Kesselring, il massimo responsabile della conduzione della guerra antipartigiana in Italia ed eseguiti dalla Wehrmacht, dalle SS e da militari fascisti travestiti da truppa tedesca, con funzione di guide, informatori, becchini. Le vittime in questo caso, confrontando i dati dell'anagrafe, furono addirittura 1.830.

La Strage del Carnaio è tuttavia una tra le meno ricordate. A tal proposito ci viene in soccorso la “Relazione approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale (di Bagno di Romagna, ndr) con deliberazione n. 71 del 28 novembre 2003” che traccia con estrema precisione un racconto dettagliato dei fatti riguardanti “Bagno di Romagna: un comune sulla “Linea Gotica” durante il passaggio del fronte”. 

La ricerca è stata condotta sui documenti dell’Archivio Comunale di Bagno di Romagna (Registri di deliberazioni dal 13/11/1942 al 2/6/1944 e dal 3/8/1944 al 2/6/1945; Carteggi anni 1944-1945), dell’archivio aggregato dell’ECA e sui registri e schede dell’Ufficio Anagrafe Comunale, oltre che su memoriali dattiloscritti, articoli e saggi. Tra questi, un rilievo particolare assume quello di Enrica Cavina, “La strage del Carnaio” (…). Per la ricostruzione della giornata del 25 Luglio ’44, fondamentale è stato l’aiuto di Mario Bartolini, presente - ragazzo di 7 anni - sul Carnaio, che nel tempo ha raccolto preziose testimonianze su quei tragici momenti.

Ecco allora a seguire il racconto del passaggio della Linea Gotica sugli Appennini romagnoli in quel drammatico luglio del 1944, tratto dalla “Relazione” del Consiglio comunale di Bagno di Romagna. Leggendo queste pagine è assolutamente incredibile pensare che gli episodi narrati possano essere avvenuti in Italia e che protagonisti siano stati due popoli europei che, dalla fine del Secondo conflitto mondiale, vivono in assoluta fratellanza.

 

«In luglio la situazione si fa caotica e tragica. Fin dai primi giorni giunge dal Passo dei Mandrioli una fila ininterrotta di gente fatta sfollare con la forza da una vasta fascia di territorio antistante la “Gotica”: viene dal Casentino (Partina, Soci, Bibbiena, Poppi, Chiusi, La Verna), spinta verso la Romagna da soldati che, pur stracarichi di vettovaglie, bestiame e oggetti più disparati, continuano a razziare.

Molti sfollati si fermano a Bagno e San Piero in rifugi e accampamenti di fortuna, altri sono costretti a proseguire verso la piana romagnola; ma si aspettano altre ondate dalla Valtiberina ove i tedeschi hanno iniziato a minare i ponti e la strada che per il Coronaro conduce a Bagno.

Nel caotico traffico di uomini e mezzi che ingolfa i paesi, il 21 Luglio viene travolto da un’auto tedesca il ragazzo Giuseppe Marocchino: morirà lo stesso giorno all’ospedale “Morgagni” di Forlì.

Il 3 Luglio i tedeschi stabiliscono il veloce approntamento d’una seconda “Linea Gotica” che da S. Sofia in Val Bidente, per Monte Mescolino e Ruscello, giunge fino a Sorbano e Monte Petra, in Val Savio; e dal 16 al 23 luglio attuano una vasta operazione a largo raggio dal crinale appenninico fin verso la metà delle valli del Savio e Bidente con più di 1.000 uomini.

In particolare ci si accanisce contro il borgo della Seghettina - abitata da circa 40 persone e sede abituale di partigiani - per ritorsione contro attacchi a camions tedeschi sui Mandrioli che hanno provocato una ventina di vittime: vengono bruciate le case di Davetti Ubaldo, Rossi Angelo, Giovanni Graziani, Monti Adamo, saccheggiata quella di Luigi Beoni (22 luglio). Tutti hanno ospitato i generali inglesi.

In quello stesso giorno giunge l’eco dell’orrenda strage compiuta a Tavolicci, nel vicino comune di Verghereto (64 vittime).

Il vasto rastrellamento si conclude il 23 Luglio: e quel giorno, lungo la strada di Passo del Carnaio, i partigiani uccidono un soldato tedesco; stessa sorte, il giorno successivo, tocca ad altri due, sempre sul Passo.

La mattina di martedì 25 Luglio si scatena l’inferno».

 

Fine prima parte. 

Segue e termina sul prossimo mentelocale.

 

 


Marco Viroli

martedì 27 agosto 2019